Alcune considerazioni preliminari: il Canon EF 17-40mm f/4 L venne progettato per l’impiego prevalente su fotocamere digitali, ponendo attenzione a garantire una proiezione il più possibile telecentrica ma considerando anche il fatto che, al momento del calcolo, i sensori dei corrispondenti apparecchi non coprivano ancora il full-frame 24x36mm, quindi l’ottica è stata ottimizzata fino a circa 2/3 della diagonale utile (corrispondenti alla copertura del formato APS-C), sacrificando un po’ il resto del campo, che sulle digitali di allora non sarebbe stato sfruttato; da questo deriva il noto comportamento caratteristico di quest’obiettivo, molto brillante e contrastato sull’asse fin da piena apertura ma non eccezionale ai bordi, se non con forte chiusura del diaframma, condizione in cui il centro ha già perso risoluzione per diffrazione; viceversa, il 17mm f/4 TS-E L ha una copertura esuberante rispetto al 24x36mm e le zone più critiche, in assenza di movimenti, restano confinate fuori dal campo inquadrato. Dalle immagini ho anche notato che il decentrabile, a parità di regolazioni dal RAW di temperatura colore e tonalità, presenta una dominante rossiccia assente nello zoom, che ha colori più verosimili; questa caratteristica è probabilmente dovuta al gran numero di lenti ed all’assortimento di vetri esotici impiegati nel 17mm f/4, magari caratterizzati da un proprio cast cromatico dovuto ai componenti miscelati che non è stato possibile annullare reciprocamente nella realizzazione dello schema ottico. Va anche annotato che lo zoom 17-40mm f/4 L è tropicalizzato ed equipaggiato con guarnizioni in gomma siliconica contro pioggia e polvere, mentre il TS-E L, a causa dei complessi movimenti consentiti, non presenta tale caratteristica; non ci sono comunque problemi di “breathing” che depositino polvere fra le lenti, dal momento che, come detto, la distanza viene regolata con un di flottaggi interi, in cui i moduli di lenti L8-L9 ed L10-L18 si muovono all’interno di un ampio cannotto senza aspirare aria dall’esterno.
Per quanto concerne la resa sul campo, ad f/4 il 17mm f/4 TS-E L non presenta sull’asse (zona a) una risoluzione straordinaria (prevedibile, considerando l’ampia copertura effettiva) mentre lo zoom, il cui asse è notoriamente ottimo ai diaframmi aperti riesce ad eguagliarne le prestazioni; tutt’altro discorso sul campo e ai bordi: il fisso presenta una risoluzione incredibilmente uniforme in ogni zona ed un’illuminazione del campo molto buona, mentre lo zoom, già nella zona mediana (b) risulta meno calligrafico ed ai bordi è decisamente più impastato da astigmatismo ed aberrazione cromatica laterale, oltre a presentare una vignettatura più vistosa; ad f/5,6 il fisso presenta già un leggero flesso sull’asse, pur molto buono, ed in questa ristretta zona lo zoom prevale leggermente, ma la sua riproduzione sul campo è praticamente perfetta ed omogenea, senza vistose aberrazioni o vignettatura, mentre lo zoom, pur migliorando rispetto a piena apertura, rimane vistosamente più morbido ed aberrato, una condizione che si ripete anche ad f/8, dove lo zoom prevale nel ristretto spot dell’asse ma non riesce assolutamente ad avvicinare la focale fissa nelle altre zone del campo, dove quest’ultima ha una riproduzione assolutamente pulita e priva di fringing; solamente ad f/11, dove per entrambi l’asse ha un flesso di brillantezza per diffrazione, lo zoom riesce quasi a replicare il rendimento del TS-E L nelle zone mediane e periferiche, senza tuttavia replicarne la pulizia e l’assenza di fringings.
Vignettatura a confronto: ad f/4 anche il fisso presenta un certo calo di luminosità ai bordi, seppure meno vistosa rispetto allo zoom, mentre già ad f/5,6 la sua distribuzione è eccezionalmente uniforme e consente di affrontare compiti critici, al contrario del 17-40mm f/4 L che soffre ancora di un visibile oscuramento ai bordi; naturalmente la vignettatura si può correggere in digitale, ma gli algoritmi che intervengono selettivamente ai bordi possono dare luogo, nella successiva post-produzione, a vistosi ed inaccettabili bandings (ad esempio, se si abbassano selettivamente le alte luci, compreso il cielo, caratterizzato da sfumature sottili e stepless); ben venga quindi un obiettivo che renda inutile tale intervento.
In senso generale, il 17-40mm f/4 L presenta nell’uso pratico immagini piacevoli, con contrasto elevato, colori saturi ed ottimo controllo del flare, ed in molte condizioni le aberrazioni residue ai bordi non infastidiscono ma il 17mm f/4 TS-E L è il primo supergrandangolare da 104° realmente concepito per riproduzioni tecniche con esigenze severe di risoluzione su tutto il campo e necessità di correzione critica per distorsione, aberrazione cromatica e vignettatura: non un obiettivo per immagini pittoriche, figurative, ma uno strumento tecnico appannaggio principale di architetti e di chiunque abbia bisogno di una esatta riproduzione geometrica di ampi spazi in contesti angusti. La distorsione del 17mm TS-E L è quasi inavvertibile (intorno all’1% a barilotto), la vignettatura contenuta anche a piena apertura, l’aberrazione cromatica e l’astigmatismo ottimamente corretti e la risoluzione fino ai bordi – in assenza di brandeggi – è più che buona; le immagini che produce sono sature e pulite e rispetto all’antenato FD del 1970 la differenza di rendimento fuori asse è evidentissima; unico appunto, oltre al peso, la costo e alla necessità di focheggiare manualmente, la presenza di flare con certe angolazioni della luce solare: il 17mm TS-E, dovendo coprire ben 128° di campo effettivo, non ha alcuna palpebra protettiva per la lente anteriore ed in certe condizioni produce una sottile e netta lama di luce all’interno dell’immagine, ma basta schermare con una mano la lente anteriore per risolvere il problema; viceversa, in contesti standard, la profondità dei neri ed il contrasto sono ottimi per un grandangolare così complesso, con tante lenti ed una copertura esuberante che proietta luce sul bordo interno della montatura posteriore: a tale proposito, nel cannotto posteriore che si affaccia sul bocchettone della fotocamera, è presente un pad di antiriflessi fioccoso ed estremamente efficace che assorbe la luce proiettata dall’ampio cerchio di copertura di 67mm.
MARCOMETER
17 – 4: un marchio di fabbrica del corredo Canon che ha cavalcato l’onda di varie generazioni, aggiungendo via via caratteristiche qualificanti: se l’FD del 1970 vantava già un flottaggio alle brevi distanze, lo zoom EF 17-40mm f/4 L del 2001 consentiva di spaziare dal supergrandangolare da 104° fin quasi al normale, garantendo straordinaria versatilità nelle passeggiate in montagna e nelle foto d’ambiente; infine, l’EF 17mm f/4 TS-E L del 2009, seppure a caro prezzo, fornisce prestazioni senza compromessi su un angolo così ampio con l’aggiunta di abbondanti movimenti di decentramento e basculaggio che ne fanno un’arma quasi letale per immagini d’architettura “difficili” e ricerca creativa.
Come considerazione di fondo, dobbiamo annotare che, dopo 60 anni di evoluzione, i super-grandangolari retrofocus hanno finalmente raggiunto l’elevata resa ai bordi che caratterizzava i simmetrici, risolvendo anche il tipico problema di questi ultimi, la vistosa vignettatura, fornendo nel contempo la proiezione telecentrica assolutamente necessaria per i moderni sensori di grandi dimensioni. Ed ora cominciamo veramente a divertirci…
(Marco Cavina)
(testi, foto, attrezzature e grafiche di Marco Cavina, dove non altrimenti indicato)
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