- Questo topic ha 24 risposte, 7 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 10 anni, 6 mesi fa da fotograficamente.
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Luglio 18, 2014 alle 4:20 pm #1808665lovis1Partecipante
[quote=”fotograficamente” post=636576])
Tutto bene sul lucido e semilucido.I guai arrivano con le matt.Il problema è serio, perché mia moglie rompe che gli piacciono le stampe opache.[/quote]
Tua moglie è una che se ne intende……naturalmente usando questo tipo di carte il nero che devi usare è il nero opaco e non il tipo photo. Vedrai che dopo aver stampato per bene su questo tipo di carte poi non userai più le altre…..stampa la stessa foto nel formato più grande che la tua macchina da stampa ti permette su carta lucida, semilucida ed opaca finart, indifferente che sia a colori o in BW, appendile vicino poi mi dici. Come dicevo in un altro post alcune volte mi capita in studio di avere dei bambini e maliziosamente appoggio sul grande tavolo da still lo stesso soggetto stampato su “hot press natural” o “bright” o “velvet”, e su carte sempre epson ma glossy o semiglossy anche quelle di qualità…..tutti indistintamente “palpano” le opache….anche con gli occhi, un saluto.
Luglio 18, 2014 alle 5:28 pm #1808676fotograficamentePartecipanteCiao lovis.
Il problema è che perlomeno con le matte,o non sono capace io o non sono adatte ai colori vividi delle mie foto di viaggio.
Il nero che dici te è sempre a bordo (azz 12 cartucce) .
Come ho già scritto, elaborando a colori meno saturi,le cose vanno un po’ meglio.
Proverò queste semi opache come consigliato da Lidia, Ma fammi capire.Te riesci a stampare su matt riproducendo colori vivaci?
Già a monitor vedo che molto è fuori gamma e il risultato lo conferma, tanto che mi ero rassegnato a pensare che la loro destinazione fosse riservata a cromacità non brillanti. Se te riesci, manda qualche dritta da adottare, così accontento la “rompi” che se ne intende ma…rompe.Andiamo spiffera che mi sà che te ne intendi.(tipo che carte opache usi,come elabori,ecc) la carta più grande che posso usare è la A3+
Un salutone a te.Luglio 18, 2014 alle 6:07 pm #1808680lidiapoePartecipanteDunque Fotograficamente, direi Foty se mi permetti perchè il nome è un pò lungo 🙂
Il ciss è uno strumento che mi consente di inserire i colori in un contenitore dalla capienza consistente che poi può essere ricaricato con una certa praticità direttamente con gli inchiostri e che tramite una serie di cavi e cavetti si collega ai vani delle cartucce dove risiedono gli ugelli della macchina fotografica.
Il costo iniziale dell’attrezzatura è sui 150 euro circa, ma ben ammortizzato nel tempo.
Onestamente però si tratta di attrezzature adatte a chi usa la stampante in modo continuo, anche perchè l’intasamento degli augelli è sempre in agguato in modo esponenziale, ma toglie il problema del non riconoscimento di alcune cartucce malgrado gli ottimi pigmenti proponibili.
Invece il metodo di affinamento gliclèè, questo sarebbe il modo giusto di scriverlo 😉 è un pò il piccolo segreto degli stampatori seri fine art, che però in quanto oscuro mi incuriosisce come una scimmia.
Il mio metodo di preparazione alla stampa è simile al tuo ma diverso, anche perchè probabilmente cambiano i sofware.
In genere preparo il file in formato tiff a 16bit con photoshop, dopodichè avvio il programma di stampa .
Da photoshop dunque apro il programma di settaggio della macchina, imposto tutto in modo che i controlli sulla stampa siano gestiti da photoshop, poi scelgo il profilo carta, la gestione dei colori in rgb, predeligo impostare poi la compensazione del punto di nero e il sistema percettivo, che però non è una scelta assoluta, anche se la più frequente.
stabilisco la grandezza dell’immagine e poi prego 5 minuti, non fa mai male.
Alla fine schiaccio il tasto stampa e con il terrore negli occhi aspetto il risultato.
Una cosa però posso dirti: quando stampo in b/n imposto la macchina in modo da escludere l’utilizzo delle cartucce a colori, anche perchè, le macchine più evolute, hanno diversi punti di nero: il nero fotografico, il nero chiaro, il chiarissimo ed il matte.
Quest’ultimo si usa solo sul b/n e su carte porose, altrimenti causa spolveramento del colore e/o un antipatico effetto bronzato che ha me proprio disturba.
In sostanza il matte aggiunge tridimensionalità alla foto ma deve essere usato con parsimonia.
Sono contenta che questa discussione si sia aperta anche ad altri canoniani.
Lovis, se hai una certa esperienza di stampa che ne pensi di sparare giù qualche dritta?
E soprattutto insinuatemi il germe del dubbio se qualcosa che ho detto non è corretto, altrimenti come si fà ad imparare?
byeLuglio 18, 2014 alle 6:16 pm #1808681lovis1Partecipante[quote=”fotograficamente” post=636615]Ciao lovis.
Il problema è che perlomeno con le matte,o non sono capace io o non sono adatte ai colori vividi delle mie foto di viaggio.
Il nero che dici te è sempre a bordo (azz 12 cartucce) .
Come ho già scritto, elaborando a colori meno saturi,le cose vanno un po’ meglio.
Proverò queste semi opache come consigliato da Lidia, Ma fammi capire.Te riesci a stampare su matt riproducendo colori vivaci?
Già a monitor vedo che molto è fuori gamma e il risultato lo conferma, tanto che mi ero rassegnato a pensare che la loro destinazione fosse riservata a cromacità non brillanti. Se te riesci, manda qualche dritta da adottare, così accontento la “rompi” che se ne intende ma…rompe.Andiamo spiffera che mi sà che te ne intendi.(tipo che carte opache usi,come elabori,ecc) la carta più grande che posso usare è la A3+
Un salutone a te.[/quote]Uso una epson 4880 e stampo solo su carte finart, quelle che ti ho indicato prima, per le mie esigenze quelle vanno già molto bene. Paragonando i colori che vedo a monitor (schermo antiriflesso) vi è rispetto alla “vividezza” che si vede sullo stesso una discordanza minima direi ininfluente….per intenderci il rosso e riprodotto nelle stesse intensità e tonalità anche su queste stampe. Ti posso assicurare che gestisco la stampa in maniera canonica con photoshop (non con la stampante) e senza nessuna via particolare. Pensa che per le tre carte indicate uso il medesimo profilo in quanto ho sperimentato che anche profilandole separatamente non cambia assolutamente nulla. Le cose cambiano sperimentando profili “sballati” ossia di carte totalmente diverse…..in questi casi si va a naso in base a quello che si vuole ottenere…..si producono delle cose pessime e in altri casi accettabili, si sperimenta insomma.
Per me è molto importante la preparazione del file in photoshop, che definisco un “attrezzo pittorico” e la stessa è tale che non posso stampare su altri tipi di carta, se vai in elaborazioni e cerchi il post “Elaborazione per Wolfriend” ti renderai conto della mia mentalità. Dopo averle lavorate in quel modo vorrei averle stampate con le stesse tonalità altrimenti tale lavoro non avrebbe senso, ho stampato anche alcuni scatti pubblicitari, che andavano esposti al pubblico, dove i colori contano e se le tonalità non fossero state le stesse ti assicuro che non avrei usato quei supporti, ciao.PS: come ti ha descritto Lidia è più che corretto e non dimenticare che le stampe su queste carte si osservano solo dopo qualche ora in quanto man mano che si asciugano i neri tendono a intensificarsi ed i colori ad essere un poco più saturi.
Luglio 18, 2014 alle 6:37 pm #1808682lovis1Partecipante[quote=”lidiapoe” post=636619
Lovis, se hai una certa esperienza di stampa che ne pensi di sparare giù qualche dritta?
E soprattutto insinuatemi il germe del dubbio se qualcosa che ho detto non è corretto, altrimenti come si fà ad imparare?
bye[/quote]Se avessi strade “particolari” da seguire Lidia credimi le posterei senza alcun problema in quanto credo assolutamente nella condivisione, ma le vie canoniche sono le più affidabili specialmente se non ci sono soldi da buttare. Sicuramente chi fa della stampa una professione avrà pure i suoi segreti, ma ho pure fatto la prova “bastarda” di far stampare un file a chi lo fa di mestiere…..con la stessa carta e con la stessa mia stampante, ti assicuro che nel mio caso le differenze erano talmente minime da non essere notate nonostante io proceda in maniera “canonica”. Come dicevo prima bisogna essere molto attenti in fase di elaborazione in modo da arrivare in stampa con tutti i parametri a posto….un BW “fiacco” a monitor lo sarà inevitabilmente anche su una velvet, il problema è che bisogna rendersene conto, un saluto.
Luglio 18, 2014 alle 10:18 pm #1808685fotograficamentePartecipanteA lovis:
sono andato a vedere il post da te indicato e non ho potuto fare a meno di ammirare le tue capacità di elaborare e dimestichezza con P/S.
E lì chi è più bravo ottiene risultati migliori e siamo d’accordo. Scusami , questo però non spiega come tu possa riprodurre fedelmente l’elaborazione eseguita e riprodurre colori vivaci sulle matt.
Anche il consiglio di Lidia sull’escludere alcuni tipi di inchiostro,non saprei applicarlo,dal soft della mia stampante.
Spiego sommariamente il mio flusso di lavoro su i files destinanti alla stampa.
In acr scelgo uno spazio colore,generalmente prophoto,ma anche adobe va bene.Faccio una prima elaborazione in Acr,in questo spazio colore ben più ampio di srbc e giustificato dal fatto che dispongo di una discreta stampante.
Apr in ps dove essendo bravo come te potrei fare ulteriori elaborazioni,oppure limitarmi a un po’ di maschera di contrasto e otre piccole cose.Finita l’elaborazione,vado a fare un passaggio fondamentale e cioè: modifica-converti in profilo.
Il profilo in cui converto è quello della carta in uso.
A questo punto quello che vedo a monitor è davvero sovrapponibile alla stampa che sarà.
Se sono in gamma tutto ok, cosa che succede quasi sempre con le lucide o semi.
Con le matt purtroppo già vedo che sono fuori.
Poi vado in file stampa, imposto gestione da p/s.Anch’io uso a volte la compensazione del punto di nero e a volte intento di rendering percettivo,altre il colorimetrico relativo, a seconda del risultato che mi propone l’anteprima,imposto 16 bite,setto il drive per il formato e tipo carta,imposto qualità massima e pigio stampa con preghiera come Lidia.
Credo che il flusso sia giusto. Però rimane il problema delle stampe opache.Devo dire che però fino adesso ho usato solo una non meglio specificata matt di Canon che non credo sia il top.Forse con carte matt più qualitative anche i risultati miglioreranno.
Ciao e grazie della bella chiacchierata,al solito se qualcuno vuole intervenire con sue tecniche…Luglio 19, 2014 alle 3:03 am #1808697lidiapoePartecipanteDevo correggermi, sono andata a controllare ed anch’io utilizzo lo spazio colore adobe rgb 1998.
Questo perchè, come mi è stato spiegato, se si utilizza il software photoshop per il flusso di stampa, questoci consente di sfruttare al meglio lo spazio colore, con tutte le informazioni che il sensore più o meno evoluto della tua macchina fotografica ti consente ma solo se si tratta di un file raw anche se convertito in tiff o addirittura jpg.
Se il file è nativo jpg, i dati raccolti dal sensore saranno inferiori, ed anche se in sede di elaborazione con PS si scegliesse uno spazio colore prophoto od adobe la scelta diversa dall’srgb, pare sia ininfluente ai fini del risultato, giacchè il programma ha minori dati a disposizione da elaborare.
Se poi portiamo a stampare il file in un laboratorio,difficilmente sarà utilizzato uno spazio colore diverso dall’srgb ed i colori appariranno probabilmente slavati
Altra questione è quella dei b/n.
Sono convinta che il software fornito dalla stampante Canon consenta di scegliere tra i settaggi preliminari, se desideri stampare solo in b/n od a colori. Guarda bene,magari trovi sù scritto in scala di grigi, ma sono convinta che ci deve essere.
Questo anche perchè se una parte di inchiostro colore contamina per così dire la tua stampa,creerà dei viraggi sgraditi e poi perchè altrimenti non avrebbe la cartuccia matte 😉
Lovis,sicuramente avrò da imparare ancora tanto, soprattutto sull’uso di PS, che è molto limitato, ma ti assicuro che la differenza tra una stampa fineart fatta da professionisti seri e una fatta da me,sullo stesso tipo di carta e con lo stesso tipo di inchiostri, si vede eccome
La carta comunque conta tanto.
La svolta posso dire di averla avuta torturando qualcuno di loro e, onestamente sono felice di averlo fatto, ma sò che manca ancora qualcosa.
Poi è verissimo che occorre accontentarsi, ma sai, io credo che questo sia un settore che dà dipendenza fisica 🙂 :
parti da una macchina per poi cercare l’obiettivo, finisci con l’acquistare il pc e poi il monitor, ti fissi sulla calibrazione e poi litighi con il fotografo che sviluppa sotto casa, a questo punto ti prendi la stampante e scopri le carte….. cavolo diciamolaa tutta, per un periodo mi sono flippata anche sui supporti …. sono grave!.
Però mi piace e voglio saperne di più.Luglio 19, 2014 alle 6:10 am #1808698fotograficamentePartecipanteTi correggo la correzione,nel senso che non avevi sbagliato,avevi scritto rgb (e me ne ero accorto),non srgb e ho considerato va bè li ci stanno dentro tutti gli altri. In effetti i lab. chiedono spesso spazio srgb(è più standardizzato anche se il più piccolo) e addirittura i più scarsi il formato jpg.Comunque se non abbiamo schermi professionali le differenze a video tra uno spazio colore e l’altro sono impercettibili,io mi accorgo che ci si stà più larghi,in adobe o prophoto ,rispetto a srbc solo dall’istogramma, che si ditribuisce meglio permettendo anche elaborazioni più intense.
Non saprei dire se usando uno spazio o l’altro (io addirittura,esagerato,uso il più grande Prophoto) il risultato sarà percettibile davvero nella stampa,anche perché non ho mai provato da srbc ,come del resto neanche la stampa senza 16 bit di profondità colore.
Scusate,ma sono molti i laboratori che stampano ink? Di solito hanno altre tecnologie.
Lidia se per stampare W/B, disattivare alcune cartucce, intendevi il comando stampa in bianconero,ok allora si che l’ho.
Prima che mi arrivasse la stampante avevo studiato abbastanza il flusso di lavoro da P/S ora però mi sono un po’ adagiato,
forse è il momento di sperimentare le carte che avete consigliato te e Lovis.Luglio 19, 2014 alle 11:10 am #1808701lidiapoePartecipanteBisogna dire che i veri lab per fine art sono pochissimi, lavorano a livello artigianale, quindi con strumenti al top e con attenzione al top su tutti i fronti, quasi esclusivamente per artisti che debbono esporre i loro lavori, quindi ad un livello molto alto di professionalità.
Poi ci sono i negozi di articoli fotografici dove si stampa o fanno stampare conto terzi ad aziende con un flusso di tipo pseudoindustriale.
Insomma è un poco come se tu mangi un gelato artigianale e un bel gelato preconfezionato.
Quello artigianale è un pò più buono 🙂
Comunque per tornare al discorso carte che è secondo me importante, ho sentito parlare molto delle Lyson e sarei curiosa di sapere se qualcuno le ha provate e.. trovate soprattutto.
Escludendo le più famose che in rete senza dubbio troveranno molti adepti che sapranno indicarne le qualità, che ne dite se si recensisce qualche bella carta sconosciuta o semisconosciuta?
tra le altre cose questo è un argomento quasi mai affrontato in rete.
Per me la new entry è proprio questa felix shoeller di cui parlavo prima, e che approfondirò.
L’ho trovata commercializzata su photoactivity shop e mi sembrano seri.Luglio 19, 2014 alle 5:19 pm #1808724fotograficamentePartecipanteSul sito che indica Lidia, tra l’altro, c’è tutta una parte che riguarda la gestione del colore.
Un’ottimo inizio per chi vuole stampare in casa! -
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