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Giugno 19, 2014 alle 10:42 am #1806526saiotPartecipante
La fotografia è un derivato della realtà frutto in parte di automatismo e in parte di intenzione. A mio parere più si elabora (con cognizione di causa) e più si aumenta la quota di intezione e si diminuisce quella di automatismo, Per questo secondo me l’elaborazione digitale ha la stessa dignità di tutto il lavoro autoriale che precede e accompagna lo scatto.
Mi sembra che spesso quando si mette in dubbio la legittimità dell’elaborazione digitale lo si faccia pensando che questa sia un rimedio ex-post per scatti che non si ha avuto la capacità di far uscire bene in prima battuta. Sicuramente a volte è anche questo, ma nelle mani giuste è semplicemente un altro (potente) strumento del flusso di lavoro autoriale.
Giugno 19, 2014 alle 11:45 am #1806531fotograficamentePartecipanteMica sono contrario alle elborazioni digitali,che io stesso eseguo(anche sa quasi sempre
solo in ACR)
L’intento era quello di stimolare una riflessione sui i limiti se per qualcuno esistono.Giugno 19, 2014 alle 1:12 pm #1806538FrancoPartecipanteDando per scontato che la fotografia artistica (e ancor di più l’arte fotografica) non è fondata da regole deontologiche, in altri termini, l’artista non è vincolato in fase di scatto e poi successivamente in postproduzione a seguire delle -regole prefissate-, ma si basa piuttosto su teorie di tipo teleologico, l’assunto “l’importante è il risultato” trova qui una sua conseguenza, ma non senza la seguente precisazione:
“in alcuni campi, l’importante è raggiungere il risultato che si era prefisso l’autore”
Altrimenti l’affermazione generica: “quello che conta è il risultato, non importa come lo si raggiunge” oltre a contrapporsi alla comune interpretazione di etica fotografica, è l’annichilimento di qualsiasi forma di etica.E’ necessario fare una precisazione, nella fotografia documentaria, o documentaristica, genere preferito da Claudio (fotograficamente), le regole di tipo deontologico hanno un peso importante, sull’argomento si è scritto fiumi di parole.
Nel momento in cui la fotografia deve attestare una realtà (qualcuno ricorderà il noema di Barthes: “è stato”) è normale tirare in ballo i principi etici fondati essenzialmente –sull’intenzione e sul dovere della foto– di informare correttamente l’osservatore a cui è indirizzata.
Nel momento in cui vengono meno questi principi, si usa dire che la fotografia “mente”: è “bugiarda”.Ora, innanzi tutto togliamo ogni dubbio sulla reale natura della fotografia, una fotografia è tale anche se postprodotta in modo massiccio, quindi evitiamo di parlare di “immagine” come se ci vergognassimo di chiamarla “fotografia”.
La fotografia è una realtà mediata, non è mai l’emanazione profonda di una realtà, ma bensì la sua rappresentazione. Essa non si pone come “prova” del reale, ma piuttosto come impronta più o meno realistica di una realtà, la cui valenza è fortemente influenzata dalla componente SOCIOLOGICA di chi usufruisce della visione delle foto.
Forse in futuro discussioni come questa non avranno più senso, sarà normale per le nuove generazioni accettare delle condizioni che per noi oggi appaiono intrise di residui di storia che non ci appartiene più.
Siamo abituati a vedere (da un punto di vista sociale) la fotografia come documento che attesta qualcosa che “è stato”, ad esempio la fotografia dei rotocalchi quotidiani, la fotografia degli album di famiglia che evocano il passato, le vacanze da far vedere agli amici, la lastra positiva di una radiografia!
Per secoli abbiamo pensato che la fotografia è la testimonianza del reale, la “grafia con la luce”, la prova che quello che stiamo guardando è realmente avvenuto ed è stato visto dal fotografo attraverso il mirino della sua macchina fotografica, oggi fatichiamo ad accettare che (complici i mezzi automatici, i software di PP e le tecnologie digitali, i mezzi di comunicazione “usa e getta” come il telefono cellulare, la pubblicità, la televisione e la rete internet, la globalizzazione dei media) la società si sta pian piano abituando ad un diverso modo di percepire l’immagine, decisamente più consumistico, frettoloso e meno incline ad intendere il suo contenuto come verbo di una realtà intrinseca.Tolto di mezzo il dubbio sulla reale natura della fotografia, anche quella con con molti interventi in postproduzione, bisogna osservare che quando il “dovere e l’intenzione” della foto è informare l’osservatore di qualcosa che “è stato”, ogni principio etico è lecito nella misura in cui è lecita l’attesa dell’osservatore di intendere la foto come attestazione di qualcosa, e questo fattore è fortemente influenzato dagli aspetti sociologici dei potenziali osservatori.
Faccio alcuni esempi:
– foto di guerra che accompagna l’articolo di un quotidiano : ci aspettiamo non sia ritoccata, che attesti il vero.
– foto destinate all’album di famiglia : in questo campo le attese possono essere molto differenti e dipendendo dalle epoche e dalle abitudini di intere generazioni, modi di fare e intendere la fotografia a volte molto differenti, ma anche modi di fare legati al singolo fotografo, ad una scuola, uno stile, un filone…..
– foto naturalistica : in genere ci si aspetta sia il più possibile vicina alla realtà.
– foto paesaggistica : abituati come siamo alla rappresentazione idealizzata ed estetizzante del paesaggio, attraverso la pittura, le brochure di viaggi, i documentari, le foto artistiche ben rappresentate dalla tipica cartolina augurale, ecc… solitamente non ci aspettiamo una grande attendibilità documentale, ma piuttosto una rappresentazione gradevole, evocativa, ispiratrice….
– ritratto : dipende molto dal contesto, ad esempio un ritratto proposto da un fotografo di alta moda è diverso da un ritratto fatto da H.C.Bresson, il ritratto fatto da una macchina tipo fototessera è differente rispetto il ritratto “artistico” dell’800 spesso pesantemente ritoccato, e tutti due sono a loro volta lontani dal ritratto non posato di un’istantanea.
– foto di moda : qui entriamo nel regno dell’apparenza dove tutto è sembianza voluta di una realtà apparente e voluttuaria
…….Giugno 19, 2014 alle 2:36 pm #1806546saiotPartecipanteSe si parla di fotografia documentaria è chiaro che i limiti esistono e sono decisamente più stringenti di quelli della fotografia in senso lato.
Ma l’intenzione dell’autore anche in questo caso è determinante. Nel caso specifico la presenza dell’auto non è necessaria nella scena, e si può ometterila sia clonandola che attraverrso un sicuramente legittimo ritaglio. Legittimo perché la scelta dell’inquadaratura, ex ante o ex post, è uno degli atti fondamentali del fotografare. Eppure anche se l’auto può essere omessa senza “mentire”, la sua presenza ci dice comunque qualcosa.
Il tutto si riduce quindi ancora alla banale osservazione che “dipende da cosa l’autore voleva comunicare”.
Giugno 19, 2014 alle 3:14 pm #1806551fotograficamentePartecipanteCome sempre le osservazioni difra65,sono per me giuste e neanche da controbattere,la penso anch’io come lui, ma anche saiot esprime sulla mia foto specifica postata considerazioni sagge.
Non esistono verità assolute.
Anche se rimango in genere, a parte le foto pubblicitarie, dell’idea che snaturare completamente
una foto con fotomontaggi e altre diavolerie grafiche,trasformi la foto in una più generica “immagine”.
Bene i livelli,bene forse anche il taglio,un pò di clone, brucia e scherma,saturazione correzione lente,ecc persino l’hdr,
ma non sempre e non in tutti i generi.E’ stato un confronto davvero piacevole, se avete voglia possiamo continuarlo o anche chiuderlo qua.
[can]Giugno 19, 2014 alle 3:23 pm #1806552MassimoPartecipantePer quanto mi riguarda, trovo questa discussione assai interessante e stimolante (o)
Spero che tanti altri esprimano il proprio pensiero in propositoGiugno 19, 2014 alle 3:57 pm #1806555marco66PartecipanteIn questo caso trovo che togliere quell’auto era una cosa di assoluta neccessita’
Troppo piccola la parte in vista per un’eventuale accostamento fra richezza e poverta’ se uno avesse voluto mostrare questo.
Qui’ lo sfondo e totalmente nel contesto e isolare la persona non mi sembra aggiunga ma tolga allo scatto.
Anche se viene detto che la fotografia e’ un esercizio a togliere.Per quanto riguarda la PP ,secondo me non ci sono limiti se questi sono finalizzati ad aggiungere piu’ comunicazione alla foto
Ma poi cosa sarebbe la Fotografia digitale senza la parte PP ,solo una( “brutta “? ) copia dell’analogico e probabilmente sarebbe morta appena nata ….. forse esagero?
[lo]Giugno 19, 2014 alle 6:20 pm #1806565fotoitPartecipante[quote=”fotograficamente” post=634827]
Non esistono verità assolute.
Anche se rimango in genere, a parte le foto pubblicitarie, dell’idea che snaturare completamente
una foto con fotomontaggi e altre diavolerie grafiche,trasformi la foto in una più generica “immagine”.
Bene i livelli,bene forse anche il taglio,un pò di clone, brucia e scherma,saturazione correzione lente,ecc persino l’hdr,
ma non sempre e non in tutti i generi.
[can][/quote]Pure io sono dell’idea che i piccoli ritocchi di rito di un raw siano ammessi, anche una piccola clonazione a volte può essere utile, per l’hdr già sono più perplesso ma quando si inizia a fare dei fotomontaggi o altre trsformazioni eccessive allora secondo me non si può più parlare di fotografia.
Qualcuno qui su questo forum tempo fa mi rispose che qualsiasi trasformazione si faccia ad una foto rimane sempre una foto perchè la foto iniziale è stata scattata con una fotocamera, io non sono d’accordo la fotografia è una fotografia sinchè racconta una realtà ma quando questa viene alterata non è più una fotografia ma solo un’immagine come può essere un dipinto, un disegno ecc.Giugno 19, 2014 alle 8:08 pm #1806573ClaudioPartecipanteD’accordo con chi si è richiamato al relativismo delle diverse posizioni, aggiungo qualche breve considerazione.
Si potrebbe dire, volendoci scherzare su, che, in questa discussione, al polo dei seguaci del cosiddetto “purismo” che difende la virtù di una fotografia che sappia restare casta e illibata come macchina l’ha fatta, è stato contrapposto il polo degli adepti della setta monoteistica del dio Risultato. Ma non sarebbe l’ora di smetterla con le guerre di religione?!
[quote=”fra65″ post=634814][…] l’assunto “l’importante è il risultato” trova […] una sua conseguenza, ma non senza la seguente precisazione:
“in alcuni campi, l’importante è raggiungere il risultato che si era prefisso l’autore”
Altrimenti l’affermazione generica: “quello che conta è il risultato, non importa come lo si raggiunge” oltre a contrapporsi alla comune interpretazione di etica fotografica, è l’annichilimento di qualsiasi forma di etica.[/quote]
Più che di “annichilimento” parlerei di “indebolimento”. Sempre restando sulla soglia di certi discorsi che qui non possiamo né vogliamo affrontare, si può notare come il nichilismo ha assunto tante forme e, tra queste, vi è quella del cosiddetto “pensiero debole” che si inserisce nel più ampio contesto relativista e si caratterizza, tra le altre cose, per un indebolimento del soggetto sul piano dell’ “etica”. Assumendo un tale punto di vista, per l’appunto indebolito, ne deriva un’etica che ammette tutti i punti di vista in quanto internamente legittimati, essendo essi conseguenza diretta di un dato percorso esistenziale/storico. In questo senso trovo che un fotografo per così dire digital-patico come Berengo Gardin, ma anche uno post-prodigo come il nostro Max, possano essere presi come perfetti esempi di posizioni tanto personali (e condizionate dal loro vissuto fotografico) quanto parziali ma pure legittime e sostenibili eticamente.
Detto in altre parole: la bontà di un risultato non deriva solo dalla coincidenza tra l’obiettivo dell’autore e l’immagine finale. Una tale coincidenza può sicuramente essere una condizione sufficiente, ma non è necessariamente l’unica a poter determinare un giudizio eticamente positivo sull’immagine. La bontà di un’immagine può essere riscontrata anche quando a coincidere sono le peculiarità dell’immagine (a prescindere dalle eventuali finalità con cui è stata prodotta e dall’eventuale coincidenza tra queste ultime e l’immagine) e le aspettive dell’osservatore.Infine, riprendendo la questione sulla quale per ultimo è intervenuto fotoit, non si tratta anche in questo caso di opporre in maniera troppo netta posizioni diverse che poi sono sì diverse ma non (sempre) inconciliabili. Chi sostiene, come ad esempio Franco, che “una fotografia è tale anche se postprodotta in modo massiccio” non dice qualcosa di completamente diverso da chi, come ad esempio fotoit, ammette una piccola clonazione ma non molto di più. In linguistica, per problemi analoghi di classificazione, viene in aiuto la nozione di “continuum”. E applicandola al nostro campo di indagine, ponendo da una parte la fotografia priva di postproduzione e dall’altra il digital painting, si può circoscrivere un’area intermedia nella quale sono presenti sia la componente fotografica sia la componente caratteristica del digital painting; un’area nella quale la componente fotografica decresce stabilmente al crescere della componente pittorica.
Attachments:Giugno 19, 2014 alle 9:41 pm #1806580GianMauroPartecipanteun amico mi ha recentemente segnalato questo video…
https://www.facebook.com/photo.php?v=10202981826324067&set=vb.1156397936&type=2&theater
bèh se questo vuol dire usare fotosciop…io non ci sto meglio essere un “purista”
Giugno 19, 2014 alle 10:07 pm #1806581fotoitPartecipante[quote=”GianMauro” post=634854]un amico mi ha recentemente segnalato questo video…
https://www.facebook.com/photo.php?v=10202981826324067&set=vb.1156397936&type=2&theater
bèh se questo vuol dire usare fotosciop…io non ci sto meglio essere un “purista”[/quote]
E’ un video che gira su facebook da qualche giorno, anch’io preferisco essere un purista!Giugno 20, 2014 alle 12:35 am #1806591singentaPartecipanteE un video che mostra le potenzialità di PS, non credo ci sia da scandalizzarsi, io vedo solo bravura, conoscenza e divulgazione del mezzo.
Preferisco un buon ritocco ad un cattivo natural.Giugno 20, 2014 alle 3:42 am #1806597fotograficamentePartecipanteGrazie Gianmauro,
un bel filmatino che mostra qualcosa di differente dalla mia passione.
Certo fossi un grafico pubblicitario, non mi farei scrupoli.
Ora vorrei mostrare a tutti quelli che pensano che non si possa elaborare ,anche pesantemente uno scatto
unicamente in camera raw senza passare da photoshop questa mia vecchia elaborazione, che a suo tempo ho postato in sezione elaborazioni.
Ecco il raw originale senza nessun ritocco:
Ed ecco dopo esclusivo passaggio in ACRGiugno 20, 2014 alle 3:44 am #1806599fotograficamentePartecipanteNo ecco quello elaborato:
Giugno 20, 2014 alle 3:46 am #1806600fotograficamentePartecipanteAvanti gli scettici: max batti un colpo!
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