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L’esposimetro… questo sconosciuto

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  • #1866378
    GianMauro
    Partecipante

    Come suggerito, per evitare d’inquinare il post di Angor sul sistema R propongo questo gioco/provocazione.

    Introduzione

    Lo scopo di questo gioco non è di valutare le nostre conoscenze, ma quello di valutare la corretta interpretazione di quello che crediamo di sapere. Per alcuni, la risposta sarà banale, per altri diventerà banale dopo la spiegazione, altri non la comprenderanno e faranno finta che non serve. La risposta credetemi sarà difronte ai vostri occhi e non servirà leggere nessun manuale, ne vedere alcun tutorial. Tutto quello che serve è scritto sotto

    Premessa

    Se accettate di fare questo gioco/provocazione vi devo chiedere di essere onesti e di non andare a cercare in rete il funzionamento di questo esposimetro.

    Lo scopo del gioco è parlare dell’esposizione… e dimostrare che interpretiamo lo stesso fenomeno in modo diverso l’uno dall’altro.

    E’ un esposimetro non diverso da quello dalle vostre macchine fotografiche e può lavorare sia luce incidente che a luci riflesse spostando la cupoletta come nelle figure 1 e 2. Lavora solo a luce continua, il che significa che non può essere utilizzato con le luci flash.

    Si possono impostare gli ASA attraverso la ghiera interna, si punta sulla scena e si schiaccia il pulsante della figura 3. L’ago rosso si sposta e si utilizza la ghiera esterna per spostare l’ago verde sopra a quello rosso, Figura 4 e 5. Nella semicirconferenza interna ci sono gli F mentre i tempi T su quella esterna

    Figura 1 e 2

    InkedPXL_20210130_125838090_LI.jpg

    InkedPXL_20210130_125849692.NIGHT_LI.jpg

    Figura 3

    InkedPXL_20210130_130203525.NIGHT_LI.jpg

    Figura 4

    InkedPXL_20210130_130229513.NIGHT_LI.jpg

    Figura 5

    PXL_20210130_130236741.NIGHT.jpg

    Ora andiamo alle domande:

    1) una volta sovrapposti gli aghi, qual è la corretta esposizione?

    2) esposimetro in luce incidente o luce riflessa, quale uso e perché?

    3) luce incidente e riflessa possono coincidere?
     

    #1866380
    albo49
    Partecipante

    1 – la giusta esposizione dovrebbe essere 1/15 f/5.6 anche se gli aghi segnano una sottoesposizione.
    2 – luce incidente misura la luce che colpisce il soggetto, quella riflessa misura la luce che il soggetto riflette.
    3 – possono coincidere, ma possono dare risultati diversi agli estremi, meglio luce incidente quando abbiamo soggetti al limite del bianco o del nero.

    #1866381
    GianMauro
    Partecipante

    Caro Alvaro… siceramente mi aspettavo di meglio da te

    Scerzi a parte

    la prima risposta non è corretta, spiegami il perchè di questa tua affermazione

    la seconda… ok, ma quale usi e perchè?

    la terza… coincidono solo in un caso… il discorso del B&W…boh? (mi mancava questa) ma direi di no. la risposta è un altra

    Già però, come immaginavo, il gioco si fa duro

    #1866382
    albo49
    Partecipante

    1 – Quello che usavo io al selenio ricordo che aveva uno 0 al centro e valori negativi a sx e positivi a dx, si dovevano girare le ghiere per fare collimare gli aghi al centro, dopo qualche anno di poco utilizzo è finito nel bidone. era un kit con la lubitel 6×6. Così come è posta la domanda è un quiz che fatico a comprendere.
    2 – prova ad immaginare, scatto quasi solo foto di persone e quasi sempre con scatti al volo, l’esposimetro a mano mi farebbe riprendere solo dei muri vuoti – quindi mi affido all’esposimetro in macchina e….all’occhio.
    3 – se un soggetto è vestito di bianco su fondo scuro (e viceversa), l’esposimetro in luce riflessa può dare risultati sballati.

    #1866383
    GianMauro
    Partecipante

    Se ti rispondo ora… il gioco finisce subito.

    Per fortuna non è al Selenio

    Vabbè… ma il gioco non è sull’effettiva praticità dell’esposimetro, ma sul concetto di esposizione. Spero che qualche altro intervenga… diversamente darò le risposte

    #1866384
    albo49
    Partecipante

    Allora non ho capito una mazza, credevo di essere a scuola 
    Comunque tutte le coppie tempo diaframma danno la giusta esposizione, si tratta di scegliere quella che ritieni giusta pe una determinata scena.

    #1866385
    GianMauro
    Partecipante

    … ecco la risposta corretta!!

    Mi era crollato un mito

    Ovviamente tutte le coppie Tempo/Diaframma sono corrette. Cioè tutte le esposizioni sono giuste, e quindi sceglerò quella che avrò pre-visto nella mia mia mente. 

    aspettiamo le altre risposte

    #1866386
    Angor
    Partecipante

    sono contento che sia stato aperto un altro topic…non tanto per “salvare” il mio originale, che tanto altro scopo non aveva se non provare scambiare qualche messaggio…qui o la per me è bello lo stesso (sono il re degli OT)…detto ciò….
    onestamente non capisco non tanto il quesito, quanto lo scopo.
    Ovvero, io mi sto rendendo conto che col digitale comincia a sfuggire proprio il concetto di “esposizione”…quale è, infatti, l’esposizione di una foto scattata a f5.6, ISO 100, 1/160 secondo a cui dopo, in PP, alzo le ombre, regolo la luminosità del rosso e del turchese, abbasso di 1 stop le alte luci e di 2 i bianchi?

    L’esposizione esisteva nella pellicola, perchè non c’era altro modo di prevedere quanta luce stavo dando alla pellicola.
    Con il digitale non serve passare per il concetto di esposizione: non mi serve misurare in qualche modo la luce che arriva, immaginare in quale modo si distrubisce sui vari soggetti (il famoso effetto del grigio 18%), calcolare in base a questa quanta luce far passare per predeterminare quanta luce dare al sensore.
    Basta l’istogramma, che rappresenta direttamente il risultato finale di tutta questa catena di misurazioni, previsioni e approssimazioni….non mi serve l’esposizione perchè l’istogramma mi dice, in tempo reale, come il sensore sta raccogliendo le informazioni.

    Passatemi il paragone, oggi i fotografi usano l’esposizione allo stesso modo per cui i piloti di aerei usano i piedi per l’altezza, le miglia marine per le distanze, i nodi per la velocità (miglia/ora) e piedi/minuto per le velocità verticali, invece di metri e secondi: abitudine.

    L’uso dell’istogramma, se fosse compreso nei firmware, sarebbe enormemente più preciso e diretto rispetto all’esposimetro. Anche se certamente meno veloce, per cui oggettivamente non adatto al 100% delle situazioni.

    PS: e senza parlare degli hdr, dove il concetto di esposizione svanisce completamente e si ragiona al 100% sull’istogramma, e pure a pezzi nemmeno per intero (nel senso che per definire le “esposizioni” delle singole foto guardo pezzi di istogramma: prima le ombre, poi le luci, separatamente).
     

    #1866387
    Angor
    Partecipante

    mi sono accorto che lo scritto mi è uscito forse un po’ troppo aggressivo, anche se non era l’idea: il problema è che a volte mentre sto scrivendo iniziano a interrompermi e finisco con il dedicare meno attenzione di quello che vorrei.

    non sto sminuendo o criticando l’uso dell’esposimetro da parte dei fotografi, come sembrava dal paragone con i piloti. Il succo era che i piloti continuano ad utilizzare un sistema di unità di misura apparentemente strano per il semplice fatto che, usando questo, sono in grado di calcolare a mente in modo praticamente istantaneo e spontaneo tutto quello che gli serve per la navigazione, dai ratei di discesa, alle autonomie ecc.
    Allo stesso modo, un bravo fotografo è in grado, usando il concetto di esposizione, di predisporre la macchina affinchè faccia entrare la luce corretta per la foto che ha in mente. In entrambi i casi, il risultato è ottenuto.

    La mia era una considerazione che doveva essere più oggettiva che soggettiva.
    Un cambio di concezione di quello che genericamente chiamiamo “esposizione”. Anche se poi il risultato finale rimane quello: definire i 3 parametri che la macchina usa per regolare la quantità di informazioni che il sensore registra: apertura e tempo per determinare la quantità fisica di luce che entra, e amplificazione per determinare come memorizzare il segnale in uscita dalle celle del sensore.

    Posso farlo in 2 modi: quello tradizionale, usando un apparato diverso rispetto a quello che poi raccoglierà effettivamente la luce (esposimetro)…e questo sistema funziona benissimo sia in caso di pellicola, sia anche in caso di sensore.

    Oppure leggendo direttamente le informazioni che sta registrando il sensore in tempo reale.
    Nel caso di foto “semplici”, ossia composte da un’unica esposizione e non soggette poi a PP, evidentemente se fatte bene daranno lo stesso risultato.

    Ma se comincio a voler poi elaborare l’immagine in PP, il sistema ad istogramma permette ottimizzazioni impossibili da ottenere, se non per caso, con l’uso dell’esposimetro. A maggior ragione se lo scopo è scattare immagini da unire in hdr.

    Per certi versi, è un po’ come passare da usare un esposimetro a luce incidente oppure lo spot integrato nella macchina. Evidentemente anche con il primo, bene o male, riesco a regolare l’esposizione, ma il livello di precisione e di analisi della scena che posso fare con il secondo non è raggiungibile. Anche se poi può essere che entrambi diano come risultato di regolare la macchina sulla la stessa terna di valori di esposizione. Ma è un caso
     

    #1866388
    albo49
    Partecipante

    Rimanendo nell’ambito teorico, la rilevazione dell’esposizoione in luce incidente è sempre la più precisa. Dal lato pratico sofware e sensori sono in grado di sopperire grazie anche alla notevole gamma dinamica facendo diventare trascurabile la differenza di lettura.
    Non sono a mio agio quando si parla solo di uso della tecnologia, sono abituato a scattare quasi d’istinto e la fotocamera deve darmene la possibilità, scatto quasi sempre in priorità dei tempi o in manuale (poco), lettura spot o semispot e tengo disattivato lo scatto a raffica. Sfrutto molto poco le potenzialità offerte dalla tecnologia ed è forse per questo che non perdo tempo ad esplorarne le potenzialità.

    #1866390
    GianMauro
    Partecipante

    Angor, stai tranquillo perchè non ho percepito nessuna aggressività.

    Chiarito questo (sperando di non sembrarti aggressivo) io non condivido molto di quello che scrivi.

    Scrivi:
    “L’esposizione esisteva nella pellicola, perchè non c’era altro modo di prevedere quanta luce stavo dando alla pellicola.”

    Il problema è atavico e dipende dal modo in cui interpretiamo il fenomeno luminoso. In pratica si è preso ad esempio l’occhio e si è imitato il suo sistema di funzionamento (esclusivamente perché è il più efficiente), la luce viene “pilotata” in modo tale da gestirne il flusso allo stesso modo con cui un liquido passa attraverso un tubo a sezione variabile. La sezione del tubo è l’iride nell’occhio o il diaframma nell’obbiettivo.

    Se l’esposizione fosse una vasca da riempire con 100 litri di acqua, allora potrei riempirla in un ora con flusso di 100 litri l’ora, oppure in mezzora con un flusso di 200 litri l’ora. Il risultato non cambierebbe, l’ho comunque riempita.

    “Con il digitale non serve passare per il concetto di esposizione: non mi serve misurare in qualche modo la luce che arriva, immaginare in quale modo si distribuisce sui vari soggetti (il famoso effetto del grigio 18%), calcolare in base a questa quanta luce far passare per predeterminare quanta luce dare al sensore.”

    L’occhio, il sensore e la pellicola funzionano esattamente alla stessa maniera, rispettano le stesse identiche regole della fisica e si comportano a grandi linee alla stessa maniera… anche se l’occhio e la pellicola sono più simili tra di loro che con il sensore. Sono più simili perché si apprezza più il fenomeno elettromagnetico della luce, la “linearità” o meglio la “continuità” del fenomeno ondulatorio (fotografia analogica), su quello discreto o discontinuo dell’interpretazione “elettronica” del sensore (il digitale). Resta il fatto che sono due facce dello stessa medaglia. Due modi diversi di “leggere” lo stesso fenomeno.

    Il grigio al 18% serve (come del resto hai scritto) da riferimento. Da solo non serve a nulla. Hai mai fotografato un cartoncino grigio 18% con qualsiasi e sottolineo con qualsiasi luce e con qualunque terna esposimetrica?
    Guarda l’istogramma e poi esponilo… guardando l’istogramma (lo ammetto c’è molto sarcasmo in questa battuta. Perdonamelo).

    Ovviamente uno potrebbe pensare che il grigio 18% sia nato per adattare il sistema zonale alla fotografia digitale ma non è cosi, ha un percorso a parte.Il grigio al 18% o è un cartoncino che ha una superficie che presenta una riflettenza del 18% che viene preso riferimento e viene riprodotta al centro di una ipotetica scala luminosa che va dal nero al bianco puro… , o essere un disco grigio all’interno delle macchine fotografiche a pellicola come in figura, oppure è un riferimento SW… un semplice dato registrato. Tanto semplice quanto essenziale, ma ATTENZIONE, esporre a partire dal grigio 18% ha senso solo perche misuro la luce riflessa (mi ricollegherò con un edit su questo argomento per rispondere ad Avaro):

    PXL_20210131_134839361.jpg

    Gli esposimetri misurano la luce riflessa, e come vedete è incorporato nella fotocamera (e che fotocamera aggiungerei): la luminosità media della scena viene sempre riportata al valore centrale, e il valore misurato fissa essenzialmente il centro della gamma di utilizzo della pellicola o del sensore. Quella che è nota come gamma dinamica, cioè il numero di stop rilevabili. E serve. Serve praticamente e scientificamente. Come del resto hai scritto tu stesso serve a stabilire la luminosità di tutto quello che compone la scena. Senza questo non esiste l’istogramma ma soprattutto non esiste l’esposizione

    “Basta l’istogramma, che rappresenta direttamente il risultato finale di tutta questa catena di misurazioni, previsioni e approssimazioni….non mi serve l’esposizione perchè l’istogramma mi dice, in tempo reale, come il sensore sta raccogliendo le informazioni.”

    L’istogramma… maledetto, mi toglie il sonno. È la rappresentazione elettronica del sistema zonale di Adams con un’informazione aggiuntiva, la densità di distribuzione della luce per pxl.
    Importante. Quando uso il verbo transitivo rappresentare non voglio dire che sono la stessa cosa. Voglio dire che posso essere usati per descrivere lo stesso fenomeno. Ossia la distribuzione della luce sul supporto. Ma qual’è la differenza tra i due?

    Nel sistema zonale Adams identifica una zona, la V, non rappresenta necessariamente il grigio al 18% ma bensì la zona su cui basare la capacità della pellicola di estrarre, in base alla gamma dinamica della stessa, dettaglio dalle altre zone. Se facessi la stessa cosa con l’istogramma su una fotografia estrema come questa che segue cosa farei a parte verificare il cutoff?

    Se poi guardo l’istogramma, mi accorgo che sono pochi i pxl degni di nota a 128 bit (leggi 18%), e che l’istogramma ha una forma assurda. A proposito, qualè la forma corretta, quale dovrebbe essere l’altezza di ogni singlo rettangolino che che compone il grafico?

    La verità?
    L’istogramma da un informazione qualitativa non quantitativa

    “L’uso dell’istogramma, se fosse compreso nei firmware, sarebbe enormemente più preciso e diretto rispetto all’esposimetro. Anche se certamente meno veloce, per cui oggettivamente non adatto al 100% delle situazioni.”

    E come lo dovresti ottenere se non che con la scelta della triade di parametri? Non mi stancherò di scriverlo… l’istogramma è una conseguenza dell’esposizione. A parità di foto esposta cambiando la terna cambia l’istogramma[b].

    Il gioco alla fine era basato proprio su questo concetto. Posizionato l’ago verde sopra quello rosso per quel determinato valore ASA (o ISO, anche se non sono proprio uguali tra loro), ottengo tutte coppie di Tempi ed F corretti. Tutte corrette esposizioni, tutti con istogrammi differenti. Gli Istogrammi servono, ma non servono a esporre.[/b]

    “e senza parlare degli hdr, dove il concetto di esposizione svanisce completamente e si ragiona al 100% sull’istogramma, e pure a pezzi nemmeno per intero (nel senso che per definire le “esposizioni” delle singole foto guardo pezzi di istogramma: prima le ombre, poi le luci, separatamente)”

    Ma no, è sempre la stessa storia del sistema zonale. Scegli cosa far diventare la zona V. Una volta lo imposti sulle ombre, una volta al centro e una volta sulle luci. Il digitale ti permette di sovrapporre le immagini… il povero Adams non poteva

    “Ovvero, io mi sto rendendo conto che col digitale comincia a sfuggire proprio il concetto di “esposizione”…quale è, infatti, l’esposizione di una foto scattata a f5.6, ISO 100, 1/160 secondo a cui dopo, in PP, alzo le ombre, regolo la luminosità del rosso e del turchese, abbasso di 1 stop le alte luci e di 2 i bianchi?”

    Il fatto che un supporto possa acquisire molte più informazioni di quello che uno crede non deve stupire e vale sia per la pellicola che per il digitale. Però… ho usato la parola crede, perché in realtà il supporto fa il suo dovere. Nulla di più che registrare. É sbagliato l’interpretazione della post-produzione che se ne fa. Esiste un principio inderogabile: nulla si crea, nulla si distrugge (in realtà continua… ma mi fermo qua). Dobbiamo Partire dall’assoluto dato che le informazioni non registrate non esistono. Posso simularle, ma non esistono. Posso amplificare il segnale, ma l’amplificazione essendo una simulazione lo deteriora proporzionalmente. Pensa a quello che succede quando aumenti il volume del tuo stereo, arriva un momento che dalle casse esce rumore. Quello che il SW fa e solo un più che apprezzabile artificio matematico. Ma quello che non esiste non lo crei. Non sovraesponi di 1 o 2 stop una foto, ne simuli ( a volte anche molto bene) l’effetto.

    Giuro… sono stremato

    Attachments:
    #1866391
    albo49
    Partecipante

    Perdonami GM, ma non ce l’ho fatta a leggerlo tutto e come mio solito leggo la fine prima dell’inizio.
    Alla fine scrivi: “Ma quello che non esiste non lo crei. Non sovraesponi di 1 o 2 stop una foto, ne simuli ( a volte anche molto bene) l’effetto.”
    Questo me lo devi spiegare, quando apro completamente una porta entra più luce e le mie pupille che si stringono non credo stiano simulando.
    Consapevole dei miei limiti e andando oltre le banalità, me la dovresti spiegare.

    #1866392
    GianMauro
    Partecipante

    [quote=”Albo49″ post=684171″]Perdonami GM, ma non ce l’ho fatta a leggerlo tutto e come mio solito leggo la fine prima dell’inizio.
    Alla fine scrivi: “Ma quello che non esiste non lo crei. Non sovraesponi di 1 o 2 stop una foto, ne simuli ( a volte anche molto bene) l’effetto.”
    Questo me lo devi spiegare, quando apro completamente una porta entra più luce e le mie pupille che si stringono non credo stiano simulando.
    Consapevole dei miei limiti e andando oltre le banalità, me la dovresti spiegare.
     [/quote]
    Parlo del SW  di post produzione non della fase di ripresa dell’immagine

    #1866396
    GianMauro
    Partecipante

    L’edit:

    Luce incidente o luce riflessa? 

    Abbiamo visto che l’esposimetro interno lavora a luce riflessa. Per la comprensione è utile il seguente esempio:
    Prediamo un cartoncino con il grigio 18%, in questo caso usiamo il mio Color Checker e misuriamo l’esposizione con luce riflessa. Prendiamo l’esposimetro, impostiamo la sensibilità (ASA/ISO) e per magia, indipendentemente dalla potenza della lampada otterremo una coppia di T e di F. Avete letto bene, indipendentemente dalla potenza della lampada… come in figura:  

     PXL_20210131_155000540.PORTRAIT.jpg

    Poi prendo l’esposimetro, lascio invariata la sensibilità, ma posiziono la cupoletta su luce incidente e facendo molta attenzione a mettermi alla stessa distanza del cartoncino dalla luce, punto l’esposimetro perfettamente sulla lampada e faccio la misurazione e leggo…

     PXL_20210131_155114197.PORTRAIT.jpg

    oh cavolo, cioè non leggo oh cavolo, leggo una coppia di T ed F… ma sono identici a quelli di prima. C’è qualcosa che non va, l’esposimetro è rotto? No, non è rotto e non è magia, ma scienza ed è alla base della scelta del grigio 18% del resto non poteva essere differentemente. Questo caso particolare che conferma la regola si verifica perchè la riflettanza del cartoncino è al 18% e l’esposimetro è tarato per quel valore e che sia una superficie riflettente ha poca importanza. Perchè tutto sommato tra una sorgente e una sorgente riflessa (il cartoncino) non c’è differenza… sono sorgenti.

    Quindi rispondendo alla 3° domanda del gioco si, possono coincidere. 

    Fate mente locale, quante volte avete detto: ho esposto sul viso, ho usato il metodo spot, ho utilizzato la macchina in media pesata… sapete implicitamente cosa avete fatto? Avete impostato arbitrariamente la zona V, oppure avete detto alla vostra macchina quello è il mio grigio 18% e paradossalmente, con assoluta genialità questo è indipendente dalla sorgente luminosa. Alla macchina avete solo impostato la sensibilità, lei partendo da questo ha calcolato i tempi se lavorate in Av  o i diaframmi se lavorate in Tv.

    Ma cosa succederebbe se cambiassi la potenza luminosa per fare due foto identiche?
    Se potessi impostare anche lo stesso diaframma e la stessa sensibilità tra due foto perfettamente uguali ma con tempi differenti, cosa succederebbe?

    Se tutto questo è vero (e lo è) non potrei vedere differenze, avrei si una terna differente e avrei perfino lo stesso istogramma (provare per credere). 

    Perchè esiste allora la misurazione a luce incidente?
    Perchè alcune superfici possono assorbire troppo o riflettere troppo e quindi ingannare l’esposimetro interno… che poi funziona anche in TTL che è un fattore di complicazione tanto quanto efficace di misurazione. Non so se avete notato, ma ho scritto sopra: “facendo molta attenzione a mettermi alla stessa distanza del cartoncino dalla luce”… eh si, l’intensità della luce diminuisce con il quadrato della distanza. 

    Mio Dio che stress sta cosa, ma chi me l’ha fatto fare?

    #1866397
    albo49
    Partecipante

    Ecco appunto, avrei dovuto leggere almeno l’ultimo capitolo. Mea culpa.
    Ma se il post continua così, con questa impostazione tipo wikipedia, io mi tiro fuori.

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