lidiapoe

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  • #1808701
    lidiapoe
    Partecipante

    Bisogna dire che i veri lab per fine art sono pochissimi, lavorano a livello artigianale, quindi con strumenti al top e con attenzione al top su tutti i fronti, quasi esclusivamente per artisti che debbono esporre i loro lavori, quindi ad un livello molto alto di professionalità.
    Poi ci sono i negozi di articoli fotografici dove si stampa o fanno stampare conto terzi ad aziende con un flusso di tipo pseudoindustriale.
    Insomma è un poco come se tu mangi un gelato artigianale e un bel gelato preconfezionato.
    Quello artigianale è un pò più buono 🙂
    Comunque per tornare al discorso carte che è secondo me importante, ho sentito parlare molto delle Lyson e sarei curiosa di sapere se qualcuno le ha provate e.. trovate soprattutto.
    Escludendo le più famose che in rete senza dubbio troveranno molti adepti che sapranno indicarne le qualità, che ne dite se si recensisce qualche bella carta sconosciuta o semisconosciuta?
    tra le altre cose questo è un argomento quasi mai affrontato in rete.
    Per me la new entry è proprio questa felix shoeller di cui parlavo prima, e che approfondirò.
    L’ho trovata commercializzata su photoactivity shop e mi sembrano seri.

    #1808697
    lidiapoe
    Partecipante

    Devo correggermi, sono andata a controllare ed anch’io utilizzo lo spazio colore adobe rgb 1998.
    Questo perchè, come mi è stato spiegato, se si utilizza il software photoshop per il flusso di stampa, questoci consente di sfruttare al meglio lo spazio colore, con tutte le informazioni che il sensore più o meno evoluto della tua macchina fotografica ti consente ma solo se si tratta di un file raw anche se convertito in tiff o addirittura jpg.
    Se il file è nativo jpg, i dati raccolti dal sensore saranno inferiori, ed anche se in sede di elaborazione con PS si scegliesse uno spazio colore prophoto od adobe la scelta diversa dall’srgb, pare sia ininfluente ai fini del risultato, giacchè il programma ha minori dati a disposizione da elaborare.
    Se poi portiamo a stampare il file in un laboratorio,difficilmente sarà utilizzato uno spazio colore diverso dall’srgb ed i colori appariranno probabilmente slavati
    Altra questione è quella dei b/n.
    Sono convinta che il software fornito dalla stampante Canon consenta di scegliere tra i settaggi preliminari, se desideri stampare solo in b/n od a colori. Guarda bene,magari trovi sù scritto in scala di grigi, ma sono convinta che ci deve essere.
    Questo anche perchè se una parte di inchiostro colore contamina per così dire la tua stampa,creerà dei viraggi sgraditi e poi perchè altrimenti non avrebbe la cartuccia matte 😉
    Lovis,sicuramente avrò da imparare ancora tanto, soprattutto sull’uso di PS, che è molto limitato, ma ti assicuro che la differenza tra una stampa fineart fatta da professionisti seri e una fatta da me,sullo stesso tipo di carta e con lo stesso tipo di inchiostri, si vede eccome
    La carta comunque conta tanto.
    La svolta posso dire di averla avuta torturando qualcuno di loro e, onestamente sono felice di averlo fatto, ma sò che manca ancora qualcosa.
    Poi è verissimo che occorre accontentarsi, ma sai, io credo che questo sia un settore che dà dipendenza fisica 🙂 :
    parti da una macchina per poi cercare l’obiettivo, finisci con l’acquistare il pc e poi il monitor, ti fissi sulla calibrazione e poi litighi con il fotografo che sviluppa sotto casa, a questo punto ti prendi la stampante e scopri le carte….. cavolo diciamolaa tutta, per un periodo mi sono flippata anche sui supporti …. sono grave!.
    Però mi piace e voglio saperne di più.

    #1808680
    lidiapoe
    Partecipante

    Dunque Fotograficamente, direi Foty se mi permetti perchè il nome è un pò lungo 🙂
    Il ciss è uno strumento che mi consente di inserire i colori in un contenitore dalla capienza consistente che poi può essere ricaricato con una certa praticità direttamente con gli inchiostri e che tramite una serie di cavi e cavetti si collega ai vani delle cartucce dove risiedono gli ugelli della macchina fotografica.
    Il costo iniziale dell’attrezzatura è sui 150 euro circa, ma ben ammortizzato nel tempo.
    Onestamente però si tratta di attrezzature adatte a chi usa la stampante in modo continuo, anche perchè l’intasamento degli augelli è sempre in agguato in modo esponenziale, ma toglie il problema del non riconoscimento di alcune cartucce malgrado gli ottimi pigmenti proponibili.
    Invece il metodo di affinamento gliclèè, questo sarebbe il modo giusto di scriverlo 😉 è un pò il piccolo segreto degli stampatori seri fine art, che però in quanto oscuro mi incuriosisce come una scimmia.
    Il mio metodo di preparazione alla stampa è simile al tuo ma diverso, anche perchè probabilmente cambiano i sofware.
    In genere preparo il file in formato tiff a 16bit con photoshop, dopodichè avvio il programma di stampa .
    Da photoshop dunque apro il programma di settaggio della macchina, imposto tutto in modo che i controlli sulla stampa siano gestiti da photoshop, poi scelgo il profilo carta, la gestione dei colori in rgb, predeligo impostare poi la compensazione del punto di nero e il sistema percettivo, che però non è una scelta assoluta, anche se la più frequente.
    stabilisco la grandezza dell’immagine e poi prego 5 minuti, non fa mai male.
    Alla fine schiaccio il tasto stampa e con il terrore negli occhi aspetto il risultato.
    Una cosa però posso dirti: quando stampo in b/n imposto la macchina in modo da escludere l’utilizzo delle cartucce a colori, anche perchè, le macchine più evolute, hanno diversi punti di nero: il nero fotografico, il nero chiaro, il chiarissimo ed il matte.
    Quest’ultimo si usa solo sul b/n e su carte porose, altrimenti causa spolveramento del colore e/o un antipatico effetto bronzato che ha me proprio disturba.
    In sostanza il matte aggiunge tridimensionalità alla foto ma deve essere usato con parsimonia.
    Sono contenta che questa discussione si sia aperta anche ad altri canoniani.
    Lovis, se hai una certa esperienza di stampa che ne pensi di sparare giù qualche dritta?
    E soprattutto insinuatemi il germe del dubbio se qualcosa che ho detto non è corretto, altrimenti come si fà ad imparare?
    bye

    #1808638
    lidiapoe
    Partecipante

    Grazie per le tue parole, io posso però solo condividere le mie attuali conoscenze poichè devo ancora imparare molto, le mie informazioni come te ,sono il riassunto di ricerche sulla rete e dallo sfruttamento di alcuni bravi stampatori della zona, e ti assicuro sono davvero pochi, che sono stati però gentilissimi nel condividere la loro esperienza.
    Per quello che posso sapere la tua è sicuramente un’ottima macchina, ma in verità posso spezzare una lancia in favore di Epson, poichè malgrado lunghi periodi di inattività alternati a brevi ma intensissimi momenti di stress della mia stampante, non si sono… per ora e toccando ferro, mai intasati gli ugelli. e parlo anche di mesi di non uso.
    Forse il segreto stà nel fatto che utilizzo inchiostri originali, cari ma più performanti per me.
    Gli inchiostri di qualità esistono, ma a quello che ho capito costano poco meno degli originali, venduti all’estero, e associati a specifici tipi di carta.
    Altri usano i ciss, ma questo è un altro mondo ancora.
    Le carte che ti ho elencato sono tipi e non marchi, e probabilmente quell’effetto non lucido e non matte che cerchi, potrebbe essere soddisfatto con una bella carta baritata come ad esempio la hanemule photo rag brigth white, cara, ma… cavolo devi provarla.
    Ciò che posso dirti però è anche che non sempre le carte blasonate hanno un prezzo giustificato.
    Addirittura alcune cartiere vendono i loro prodotti a marchi ben più noti per poi commercializzare con nomi simili i loro prodotti a prezzi di molto inferiori.
    Questa probabilmente è la storia dei prodotti Felix Shoeller, davvero buoni, spesso indistinguibili da carte famose ed a prezzi onesti, per questo motivo ritengo utile la prova di fogli sconosciuti o semisconosciuti. E dato che non è così economica l’impresa, l’unione fa la forza 🙂
    Ho letto la tua ricetta 🙂
    penso che sei un buon cuoco, ma sempre ritornando agli stampatori torturati, posso dirti che osservando il loro modo di lavorare, importantissimi sonoi passaggi del profilo icc, che se fornito dal produttore è sempre approssimativo perchè va adattato ai propri strumenti di lavoro. Per questo andrebbe sempre fatto da soli, ma questa parte mi è ostica.
    Importante poi la profilazione monitor-stampante e di un altro passaggio particolare: il glichè.
    Si tratta della preparazione della fotografia successivo alla elaborazione finale, mi spiego meglio:
    Una volta che ci siamo presi il nostro raw, ce lo siamo curato, luci ombre, livelli e quant’altro, prima di premere il bottoncino stampa arriva il glichè.
    Si tratta di una correzione adattiva dell’immagine, che poi è standardizzata per rendere identico il risultato dell’immagine a quella vista in monitor, una correzione che apparentemente è quasi invisibile, ma che poi, confronto alla mano fà la differenza.
    Questi stampatori, usano delle azioni di photoshop, che in entrambi i casi è stata fatta da un guru americano della stampa, ma che non ricordo in tutti i passaggi.
    Quì occorrerebbe fre una ricerca in rete, scoprire se qualcuno ha questa azione di photoshop e provare.
    Si tratta di una serie di passaggi in cui si aumenta la luminosità di 15 punti dalla paletta livelli, si aggiunge nitidezza non ricordo di quanti punti ma poco, e poco altro. Qualche santo magari leggendo ci aiuterà.
    PS. per il b/n prova la baritata satinata, a me piace.

    #1808569
    lidiapoe
    Partecipante

    La proplatinum è una buonissima carta con finitura extralucida se non sbaglio, adatta in particolare a scatti in cui è importante far risaltare i colori, tipico il paesaggio.
    Ma ogni carta si adatta alla scena ed all’effetto. Mi spiego meglio: vuoi dei colori davvero vivi ?
    ti va di sperimentare? andrebbe provata una bella velvet.
    Ti piacerebbe che il tuo paesaggio avesse un aspetto onirico, vuoi esaltare le caratteristiche di un mattino brumoso? in tal caso mi orienterei verso una smoot pearl, si tratta di un b/n? beh allora una baritata cotone, dove i neri assorbono con una profondità diversa nella trama e le donano una tridimensionalità diversa.
    Insomma la carta determina il risultato finale.
    L’assioma marca della stampante-carta non sempre ha un senso, se non si tratta di stampanti più economiche in cui è incorporato un certo icc.
    Comunque premettendo che le aziende produttrici di strumenti elettronici NON sono cartiere, la Epson commercializza ottimi prodotti ormai consolidati nel tempo e capaci di rendere botta ai più blasonati, anche nei prezzi.
    Questo perchè è antedesignana del settore, rispetto ad altri marchi che ancora sono agli esordi.
    Alcuni tipi di carta addirittura sono associati ai loro inchiostri come le Lyson, che però mi sembrano di difficile reperibilità.
    Altre consigliano tipi di inchiostri specifici.
    Comunque non di qualità scadente, neanche nei costi.
    Questo è un argomento ancora diverso, poichè in genere ho capito che è sempre bene usare gli inchiostri nativi della stampante che si utilizza. Il rischio è l’intasamento degli augelli, ma anche risultati qualitativamente inferiori.
    Ma anche in questo caso occorre dire che non tutti gli inchiostri sono adatti al fine art.
    Quelli indicati sono gli Ultracrome, che garantiscono colori stabili e profondi per almeno 75 anni.
    La scelta della stampante poi è molto importante: in genere si preferiscono prodotti in cui è possibile montare diverse cartucce con diverse tonalità di nero.
    Una buona stampante fine art ha almeno 8 cartucce montate ed una decina di colori da adattare alla stampa.
    Fino a poco tempo fa indiscusso leader del settore era Epson, adesso Canon stà dignitosamente recuperando posizioni.
    Poco si fa se non di inserisce il profilo colore o icc, perchè tipo, spessore e colore della carta cambiano i risultati, ma la stampante ed il monitor devono essere profilati a dovere, altrimenti i risultati sono inesorabilmente diversi.
    E anche quà ci risiamo con prodotti diversi dove il leader è lo spettrofotometro x rite o il più economico spyder.
    Ultima cosa è l’opportunità-costo.
    A mio parere c’è un piacere unico nello stampare le proprie foto ad un certo livello, sicuramente non un vantaggio economico.
    Ma, una buona stampa fine art di un formato almeno A3 ogni tanto, può essere il giusto compromesso costo-risultato finale.
    Un lab serio chiede almeno (e si tratta di prezzi buoni) 50 euro a stampa, qualcosa di più se certificata.
    Va da sè che con una attrezzatura del genere non ci stamperei le foto delle vacanze.
    Detto questo E ritornando alle carte, attualmente stò sperimentando la Harman photo lustre da 260gr, una carta politenata che appunto non è costosissima, anche se 2 euro a foglio non significa poco.
    Devo dire che mi piace, è semiopaca, rende bene sul colore, dove l’immagine assume una certa tridimensionalità ed i neri sono profondi, ma niente per ora batte la resa della Hanemule photo rag barita che mi è piaciuta molto soprattutto per i primi piani in b/n
    In realtà le carte famose sono famose per un motivo…. Ma mi domando se non ci sono cartiere meno conosciute che producono buoni prodotti.
    Disastrosi i risultati con carte Matte, semimatte e gloss della ditta ink. Fornisce profilo icc, ma i colori assorbono poco la carta, manca di tridimensionalità. scadente il punto di bianco, poco materica.
    Deludenti quelli con Kraun. nin fornisce profilo e rapporto qualità prezzo scadente, punto di bianco non eccellente.
    Sorprendenti e piacevoli alcuni risultati su carte cotone non propriamente inkjet della Arc !

    #1808488
    lidiapoe
    Partecipante

    Fare stampe fine art significa curare ogni aspetto e particolare:
    La scelta della stampante, il suo inchiostro e poi… il colore della carta, la grammatura, la sua opacità o brillantezza sono di non poco ruolo nella resa finale e, nella soddisfazione dello stampatore.
    E’ un mondo a parte, che per spiegarti in poche righe lo si comprende solo se lo paragoni alla scelta di un obiettivo specifico per la tua macchina specifica, poichè così e solo così avrai realizzato la tua idea di immagine. Comprenderai ora che non si può limitare ad una sola marca di carta.
    Per altro la carta Canon non è sempre la migliore scelta per questo settore, malgrado il tifo pseudocalcistico personale per un marchio che mi ha fatto spesso felice.
    Le carte costano, quelle per fine art ancora di più, per questo mi pare interessante provare a scavare l’argomento e le impressioni d’uso mettendo assieme le forze 😉

    #1712774
    lidiapoe
    Partecipante

    E’ vero, ma io non ho potuto controllare le date purtroppo, e me ne dispiaccio da morire. Tutta colpa del lavoro [sfi]

    #1708094
    lidiapoe
    Partecipante

    Originariamente inviato da emmeti71: l’unico “guaio” è che, a differenza delle passate campagne, questa promozione non vale per gli acquisti on-line, ma solo per le catene aderenti dove i prodotti costano un bel pò… in pratica è uno sconto del 10% sul listino a prezzo pieno.

    “Il fotoamatore” aderisce, ed è una catena di negozi fisici e on line 😉

    #1708004
    lidiapoe
    Partecipante

    Guarda un piccolo truccheto ma molto usato per sfruttare i tubi di prolunga e aiutare a trovare il fuoco, è quello di usare il tuo dito: Ti spiego meglio Una volta montati posiziona il tuo dito difronte all’obiettivo, allontanalo e avvicinalo sinchè non lo vedrai a fuoco. A questo punto hai idea di quanta distanza puoi sfruttare con quel dato diaframma dal soggetto che devi mettere a fuoco. Cerca adesso di avvicinarti al soggetto interessato sfruttando queste informazioni e cerca il fuoco con l’autofocus in quel range di spazio

    #1707948
    lidiapoe
    Partecipante

    Se intendi dire gli extension per macrofotografia io credo che non ci siano difficoltà nel montarli su un 24 70. Almeno i Kenko che possiedo, ma mi sembra di poterlo dire con certezza. Servono per ridurre la distanza di messa a fuoco in modo da permettere un ingrandimento maggiore del soggetto.

    #1706564
    lidiapoe
    Partecipante

    Originariamente inviato da MMULINAI: 7d – 600 + 1,4 – 1/4000 – f8 – iso 800 – 7,3 metri – mano libera da finestrino. [IMG]public/imgsforum/2012/4/25.jpg[/IMG]

    Beh livornese, i miei complimenti per la mano libera (o)

    #1705924
    lidiapoe
    Partecipante

    Onestamente sembra uno scatto di Warhol, comunque se non dipende da qualche impostazione sconosciuta di questa macchina sconosciuta cui riferisci il quesito, il sensore bene non stà, anche se ho avuto modo di vedere scatti da sensori malfunzionanti e sinceramente erano diversi: O vi sono danneggiamenti meccanici come graffi sulle immagini, o c’è una cattiva distribuzione della luce in porzioni di immagini, o addirittura porzioni limitate e sfuocate di immagini su sfondi neri o bianchi. [scr]

    #1705740
    lidiapoe
    Partecipante

    Error 05 corrisponde a un problema di estrazione del flash incorporato. Spegni la fotocamera. Prova a verificare manualmente che niente impedisca il sollevamento del flash. Riaccendi la fotocamera e buona fortuna [bir]

    #1705715
    lidiapoe
    Partecipante

    Certo, Adesso però è rimontato non vorrei rischiare polvere tra le lenti, ma quando lo riapro per provare a sostituire il possibile pezzo incriminato ne faccio un reportage. Promesso.

    #1705713
    lidiapoe
    Partecipante

    Diciamo pure però che non mi commuovo, anzi mi fanno un pò ridere, non ci fosse da mettersi le mani nei capelli. Piuttosto tornando al premio Pulitzer, sono immagini riprese in un mondo duro dove anche il fotografo poteva seguire lo stesso destino dei disgraziati. Un reporter porta i nostri occhi dove noi li vorremmo, lo paghiamo per questo, ma non credo che abbia il cuore di pietra. Se fosse stato un medico sarebbe corso a soccorrere i disperati, ma è un fotografo, e ha fatto sentire a tutto il mondo distratto l’urlo e la paura di quella povera bambina in una parte del mondo che sembra lontana.

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