Filtri digradanti
Un altro filtro molto utilizzato e utilissimo anche con il digitale e’ il filtro digradante chiamato anche graduale.
Non e’ altro che un filtro diviso in due metà , da una parte senza alcuna influenza sulla luce quindi trasparente fino a sfumare nella seconda metà e diventare di differente densità o colore.
Con questo filtro riusciamo ad ottenere una corretta esposizione in due aree ben distinte e illuminate in modo differente oppure possiamo creare bellissimi effetti colorati come ad esempio cieli violacei.
Questo ne definisce il suo naturale utilizzo , ovvero la fotografia paesaggistica. Con questo non si vuole limitarne il suo utilizzo anzi quest’ultimo e’ strettamente legato alla nostra fantasia.
Esistono in commercio dei filtri digradanti con innesto a filetto quindi circolari , tali filtri sono sconsigliati per un loro limite molto fastidioso , costringono ad inquadrare in base al nostro angolo di ripresa , se ci troviamo l’orizzonte a metà mentre inquadriamo un bel tramonto sul mare per forza l’orizzonte nella foto sarà al centro compromettendone la composizione.
Per questo tipo di filtri si consiglia l’utilizzo dei sistemi tipo LEE o Cokin che permettono di spostare la lastra nel senso verticale , infatti i filtri di questo tipo sono rettangolari e non quadrati così da permettere l’inquadratura perfetta.
Close-UP
Questi filtri servono per ottenere un maggiore ingrandimento del soggetto che stiamo inquadrando portando il rapporto alche oltre al classico 1:1 degli obiettivi macro dedicati.
Normalmente questa e’ la scelta di chi vuole provare il mondo della macro ma non vuole spendere un capitale in obiettivo da un lato e’ un ragionamento sensato poiché non e’ detto che la macro piaccia a tutti d’altra parte la qualità ottica e il risultato finale si differenziano tra uno scatto nato con delle lenti Close-UP piuttosto che con una obiettivo macro.
Queste lenti si possono anche sommare tra di loro avvitandole l’una davanti all’altra ma in degrado aumenta tantissimo.
Filtri creativi
I filtri creativi oggi con l’avvento del digitale e della camera chiara non trovano più un senso poiché e’ molto più semplice applicare gli effetti che una volta si creavano con l’aggiunta di questi filtri sull’obiettivo , intervenendo direttamente in post produzione.
Filtri per bianco e nero
I filtri colorati utili per il bianco e nero sono di cinque colorazioni , giallo , verde , arancio , rosso e blu.
Ogni filtro sarà presente in densità differenti normalmente segnate sul filtro stesso con dicitura
2x = 1 stop
3x = 1 ½ stop
4x = 2 stop
6x = 2 ½ stop
8x = 3 stop
che indicano di quanto deve essere incremento il valore di esposizione , oppure nel sistema Cokin ove viene indicato di quanti stop si deve incrementare l’esposizione con indicazioni da +1 +1 2/3 + 2 + 2 2/3 + 3.
Ogni filtro ha il suo utilizzo ed e’ bene conoscerne la sua influenza nell’immagine finale.
Giallo = schiarisce il giallo e l’arancio – scurisce il violetto e l’azzurro
Verde = schiarisce il verde – scurisce l’arancio e il rosso
Arancio = schiarisce il arancio e rosso – scurisce l’azzurro e il verde
Rosso = schiarisce il rosso – scurisce l’azzurro e il verde
Blu = schiarisce l’azzurro – scurisce il giallo l’arancio e il rosso.
Ovviamente il risultato varia in base alla densità del filtro utilizzato.
Anche in questo caso il ragionamento e’ valido per la fotografia analogica , oggi con il digitale i filtri vengono applicati direttamente in post produzione.
Filtri per infrarossi
La fotografia ad infrarosso merita un approfondimento particolare poiché e’ un campo molto affascinante.
Cominciamo a spiegare che cosa e’ l’infrarosso.
Osservando lo spettro di luce come mostrato nel grafico sottostante noterete che l’occhio umano percepisce una lunghezza d’onda di circa 700nm , oltre questo valore comincia l’infrarosso.
Il valore legato alla visibilità dell’occhio umano e’ relativo poiché variabile da soggetto a soggetto , esistono test che provano letture di onde fino a 760nm ma si tratta di casi rari.
La lunghezza d’onda infrarossa e’ compresa tra i 700nm fino a 1mm e gira su frequenze tra i 300 GHz e i 428 THz.
In natura vi sono superfici che riflettono queste onde in modo particolare come ad esempio le foglie degli alberi , se utilizziamo un filtro da 780nm su pellicola a colori specifica per l’infrarosso il risultato sarà di una bellissima chioma rossa.
Con l’utilizzo dei filtri si taglia la luce visibile e si cattura solo quella infrarossa ( in base al tipo di filtro ) fino ai 780 nm passa ancora un po’ di luce visibile quindi si prestano per immagini a colori , oltre a questo valore passa solo ed esclusivamente la banda indicata nel filtro.
Questi ragionamenti valgono sull’analogico quindi mediante pellicole apposite e filtri da applicare sull’obiettivo , va specificato nel caso ci si volesse cimentare nella fotografia infrarosso analogica che le pellicole specifiche sono ipersensibili alla luce quindi il caricamento deve essere effettuato in un luogo totalmente buoi , pena la velatura della pellicola.
Sul digitale il ragionamento si complica poiché sui sensori moderni esiste un filtro specifico per sopprimere completamente la banda infrarossa quindi ogni filtro utilizzato si rivelerà inutile , questo perché la banda infrarossa , in una foto normale , compromette la qualità delle immagini.
Se si vuole fare fotografia ad infrarosso con il digitale servirà o una macchina fotografica di qualche anno fa quindi priva di tale filtro oppure si dovrà dedicare una fotocamera a tale scopo portandola da un foto riparatore per togliere il filtro.
Chi di solito segue questa strada acquista una reflex usata a poco prezzo e la fa modificare.
Se volete sapere se la vostra reflex o compatta e’ adatta per l’infrarosso puntare verso l’obiettivo un telecomando , se non vi e’ il filtro IR allora sarà visibile la luce emessa dal telecomando.
Veniamo ai filtri.
Fino al valore dei 780 nm non viene bloccata tutta la luce visibile quindi sono adatti alla fotografia a colori , oltre questo valore i filtri diventano molto scuri e a 850nm sono praticamente neri (come la maschera per saldatori ) quindi la luce viene filtrata parecchio e i colori non vengono più riprodotti , quindi parliamo di foto in bianco e nero.
Un dato da non sottovalutare e’ la perdita di stop notevole quindi per fare fotografie infrarosso e’ d’obbligo l’utilizzo del cavalletto.
In commercio esistono svariati filtri tutti con sigle differenti quindi per sapere quanti stop di luce assorbono e’ bene fare riferimento alle tabelle fornite dai vari produttori.
I filtri in gelatina Kodak Wratten hanno le seguenti sigle:
87 – 87A – 87B – 87C , lavorano rispettivamente sulle seguenti lunghezze d’onda 87 dai 750nm , l’87C dagli 800nm , l’87B dagli 850nm , l’87A dai 950nm.
Filtri soft-focus
Questi particolari filtri chiamati anche “flou” o “morbidi” trovano il loro naturale utilizzo nel campo del ritratto. Anche questi filtri con l’avvento del digitale sono stati soppiantati dal sistema della camera chiara che permette maggiori regolazioni e molti piu’ effetti lasciando al fotografo solo il ragionamento della composizione e la gestione della luce.
Qua sotto un esempio di filtro molto particolare e raro , dedicato agli obiettivi della Rolleiflex sl66.
Filtri di compensazione colore (CC)
I filtri di compensazione ad oggi trovano impiego solo in camera oscura per chi stampa ancora con l’ingranditore o per lavori in studio fotografico , servono per compensare dominanti e vengono anche abbinati tra di loro.
Qua sotto la tabella dei filtri e della compensazione rapportata ai gradi Kelvin della luce.
Tabella dell’amico Sandro Presta per gentile concessione.
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