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Gionny – Il sistema video: cenni storici e sua evoluzione

Gionny – Il sistema video: cenni storici e sua evoluzione

Parte 3: Le videocamere.

Questa è una videocamera (camcorder) moderna.

(L’immagine, facilmente reperibile in rete, ritrae una Canon Legria HF S30, modello amatoriale di fascia molto alta.)

Bella scoperta direte. Ma cosa va valutato in un videocamera? in una parola: tutto!
Esaminiamo pezzo per pezzo:

L’Obiettivo

Preso atto che la bontà dell’obiettivo cresce con il prezzo della videocamera e che spesso i nomi che risaltano sul corpi non sono del tutto veritieri (ad esempio Panasonic scrive “LEICA Dicomar” sui modelli medio-alti, ma Leica si limita a farne il disegno, allo stesso modo Sony scrive “Zeiss”, ma le lenti non le fa Zeiss in “prima persona”, questi non sono gli unici casi…), non mi soffermerei più di tanto sulla sua analisi.
In ogni caso i suoi parametri sono gli stessi delle macchine fotografiche, lunghezza (espressa con la focale di base e coefficiente di moltiplicazione, a volte c’è anche lunghezza massima) e luminosità relativa (numero F). Solo una raccomandazione, non fatevi abbagliare da zoom “colossali”, spesso sono ottenuti digitalmente (ingrandendo i pixel delle immagini) e questo a danno della qualità già non altissima di molte videocamere, inoltre anche se fossero ottenuti otticamente, sarebbe impossibile utilizzare tale caratteristica a mano libera a causa delle vibrazioni che diventerebbero evidentissime mano a mano che si allunga la focale.
Sempre riguardo all’obiettivo segnalo una nota curiosa: in cinematografia, si considera “normale” la lunghezza focale doppia rispetto alla lunghezza della diagonale della pellicola/sensore, questo perché in genere si guarda un film da una distanza doppia rispetto alla lunghezza della diagonale dello schermo. In linea di massima credo che questo ragionamento si applichi anche alle più terrene videocamere per uso televisivo.

Il Sensore

Molto più interessante dell’obiettivo (in questo settore) è il sensore. Questo può essere di due tipi, CCD o CMOS. Oggi i produttori preferiscono impiegare i CMOS, credo (non essendo un esperto di elettronica) per via di un costo produttivo inferiore e anche a causa del minor consumo energetico che permette l’utilizzo di batterie più piccole.
Faccio però notare che i sensori CMOS soffrono del fenomeno del “Rolling Shutter” ovvero se si muove rapidamente la videocamera (o il soggetto davanti ad essa, per esempio un autobus in corsa) si provoca l’inclinazione delle linee verticali. Per rendere l’idea, pensate di agitare un budino (oppure potete cercare qualche esempio su Youtube). Ad oggi non esistono sensori di questo tipo esenti dal “problema” (ma i produttori di chip ci stanno lavorando), pensate solo che, per eliminarlo, Sony ha progettato una telecamera digitale ad uso cinematografico dotata di un otturatore meccanico, in modo da fotografare letteralmente i frame che compongono il filmato senza provocare questo effetto dannoso. I CCD, ormai relegati ai modelli di fascia bassa o alle videocamere di progettazione un po’ datata (ma non per questo meno buone di quelle attuali), non soffrono minimamente di questo difetto congenito.
Seconda caratteristica: il sensore può essere singolo o triplo. Se è singolo si tratta di un sensore simile a quello delle macchine fotografiche, in genere costruito secondo lo schema di Bayer (o con uno concettualmente simile). Se è triplo, si tratta di 3 sensori, uno per ogni colore di base, i quali sono divisi da un prisma (si spera) in vetro il quale a sua volta ha la funzione di scomporre la luce nei suoi 3 elementi base e indirizzala ai rispettivi sensori. In questo modo si raccolgono tre immagini monocromatiche che vengono poi processate e trasformate in una sola.

(Immagine proveniente da http://pro-av.panasonic.net/en/sales_o/02products/products/ag-dvc20/aj-dvc20.html)

Il vantaggio di questo sistema sta nel fatto di avere tutti i fotodiodi di uno stesso colore affiancati e non intervallati dagli altri due colori, in modo da avere una maggior definizione finale (in fotografia esiste solo il sensore Foveon X3 impiegato da Sigma cha funziona in maniera similare, ma i tre colori sono registrati da strati sensibili sovrapposti come nella pellicola).
In teoria questo “tipo di sensore” è migliore di quello singolo, ma spulciando nei cataloghi dei vari produttori di videocamere, salta fuori che mano a mano che le dimensioni dei sensori aumentano e mano a mano che si sale verso la vetta della gamma prodotti c’è la tendenza ad impiegare il sensore singolo. Anche in questo caso credo che la motivazione principale sia economica.
La terza caratteristica, che di solito non è indicata sul cartellino del centro commerciale, ma che da senso alla focale dell’obiettivo, è la “taglia” del sensore.
Indipendentemente dal tipo o dal numero di sensori (uno o tre), il sensore ha rapporto di forma 4/3 e naturalmente ha una misura. Questa misura tradizionalmente indica la lunghezza della diagonale del sensore e si esprime in pollici.
[Piccola digressione storica: Il motivo della misura in pollici naturalmente deriva dal fatto che la prassi è nata nei paesi anglo-sassoni, ma perché si indica la misura della diagonale? Semplice, in origine le telecamere erano costruite attorno ad un tubo catodico, che aveva sezione circolare e la sua misura era riferita al suo diametro. Quando si è passati al CCD, è rimasta l’usanza di riferirsi alla diagonale per indicarne la compatibilità con determinati sistemi di obiettivi.]
In genere le misure dei sensori delle videocamere amatoriali varia da 1/8 di pollice fino ad 1/4, Canon arriva anche ad 1/2,6 e ho trovato sul catalogo JVC anche un sensore da 1/2,3 di pollice. In realtà si tratta di una misura nominale che è un po’ più abbondante di quella reale. Però dette così, non si riesce ad immaginare correttamente le dimensioni di questi sensori. Facciamo i conti: un pollice (1 inch) equivale a 25,4mm, da qui facciamo una divisione e troviamo che la diagonale di un sensore da 1/8 dovrebbe misurare (25,4 : 8 =) 3,175mm, ma in realtà la sua misura in genere è 2mm. Considerando che la sua forma è rettangolare ed ha formato 4/3, troviamo che misura 1,6 x 1,2 mm e ha una superficie di 1,92 mmq. Un sensore da 1/3 di pollice (il più piccolo formato professionale e con diagonale da 6mm) ha una superficie di 17,3mmq. Come paragone vi dico solo che i sensori APS-C di Canon (diagonale 26,9 mm) hanno una superficie di circa 329 mmq (se volete vedere altri esempi vi rimando qui: http://en.wikipedia.org/wiki/Image_sensor_format). Se ancora fate fatica a visualizzare queste dimensioni, vi porto questo esempio (fuori scala, incompleto e riferito alle fotocamere, ma rende l’idea):

(Immagine tratta da http://it.wikipedia.org/wiki/APS-C)

Tutto questo discorso cosa significa? Semplicemente quello che vi potete immaginare: con le dimensioni in ballo, il controllo della PDC è praticamente nullo e anche la quantità di luce che colpisce il sensore è minima, questo significa che in condizioni di luce appena fuori dall’ottimale salterà fuori tanto rumore. Quindi per ottenere immagini migliori sarebbe consigliabile indirizzarsi sulle videocamere con i sensori più grandi che vi potete permettere. [Nota: indipendentemente dal rumore, la luminosità minima con cui è possibile effettuare delle riprese è espressa in “lux”, ma non sempre il dato è dichiarato.]
Quarta cosa da dire sul sensore: non fatevi fregare dalle lusinghe dei megapixel. Se fate i conti una immagine SD misura 768×576 pixel, cioè 442.368 pixel e una FullHD (che sono 1920×1080) sono 2.073.600 pixel. Ciò significa che per fare un video FullHD bastano (e ne avanzano parecchi) 2,1 megapixel. Tutti gli altri di cui vengono spesso caricate le videocamere servono solo a fare fotografie (pessime in genere).
Non posso dire di prendere le videocamere con meno megapixel possibili, perché ormai vengono sbandierati come se fossero indispensabili, ma in ambito video non basate la vostra scelta su questo dato.

Lo Stabilizzatore

Viste le escursioni (relativamente) grandi degli zoom, i produttori usano dotare le videocamere di stabilizzatori, che, entro limiti ragionevoli, sono anche piuttosto efficaci. Si dividono in due famiglie: ottici ed elettronici. La soluzione ottica è la migliore, in genere consiste in un gruppo di lenti che vibra per compensare le oscillazioni della videocamera, ma non mi stupirebbe se si trovassero anche videocamere con “sensore vibrante” come si usa su alcune reflex (ad esempio le Alpha di Sony).
La soluzione economica è lo stabilizzatore elettronico, in questo caso non esiste alcun meccanismo stabilizzatore e viene tutto fatto a livello software. Questo naturalmente porta ad un degrado delle immagini, spesso è visibile come una perdita di definizione o si manifesta con strani ondeggiamenti. L’entità del degrado dipende solo da quanto è buono il software, ma non può essere azzerato se non disattivando la stabilizzazione. In definitiva se potete, prendete un modello con stabilizzatore ottico.

Il porta-filtri

Può sembrare una banalità, ma non tutte le videocamere sono dotate di filettatura porta-filtri. Magari non a tutti interessa, ma anche nell’ambito amatoriale, si può usufruire di filtri polarizzatori, paraluce o di aggiuntivi ottici per accorciare od allungare la focale dell’obiettivo. Se sulla videocamera non è presente la filettatura, non si può montare nulla di tutto ciò. Quindi se pensate che queste cose possano servirvi, controllate prima dell’acquisto.

L’audio

Qui devo dire davvero poco. Ci sono macchine con audio stereo e altre con addirittura impianti di registrazione surround, il tutto varia anche in termini di qualità. Questa caratteristica varia col prezzo (che novità!), vedete voi quale preferite.

Supporto di memorizzazione

Una volta (diciamo fino a due anni e mezzo fa), il supporto che andava per la maggiore erano le cassette. Sistema tipico dei formati analogici e del sistema DV, miniDV e HDV. In alternativa si erano diffusi anche i mini-DVD (quelli larghi 8 cm). Questi due sistemi avevano (e per chi ce li ha ancora, hanno) il vantaggio che finita una cassetta (o disco), si cambiava e si conservava. I prezzi dei supporti sono ancora abbastanza economici.
Oggi si preferisce la soluzione “tape-less” (mi dissocio ufficialmente!), quindi si parla solo di memoria. La soluzione più vecchia è il disco fisso (HDD), che è pesante e tutto sommato fragile, ma ormai le memorie flash hanno preso il sopravvento e si trovano molto più facilmente videocamere dotate di slot per memory card (in genere SDHC/XC, doppio slot in alcuni casi e a volte è possibile una doppia registrazione di sicurezza) e memoria flash. Canon ad esempio propone tre livelli: Base, solo memory card; Intermedio, memory card + memoria interna; Alto, memory card + memoria interna (doppia rispetto al modello intermedio). Qui la scelta riguarda sostanzialmente la capacità di spesa.
Il vantaggio della “memoria solida” sta nel non doversi portare dietro molte cassette, ma al tempo stesso, i filmati, non si possono archiviare e conservare senza passare per il computer, con i relativi problemi dell’ingombro dei dati sui dichi fissi/dischi ottici.

Slitta porta accessori

Molte videocamere sono dotate di slitte simili a quelle delle reflex (purtroppo non i modelli di fascia bassa), magari un po’ più lunghe. Analogamente al mondo delle fotocamere, in alcuni casi sono dette “fredde” se non hanno collegamenti elettici (queste somigliano a quelle dei modelli professionali), altre sono dette “calde” e portano anche contatti elettrici per alimentare degli accessori appositi. Queste slitte, sono utili per montare faretti (perché quelli integrati che hanno alcune fotocamere sono tutt’altro che funzionali e spesso collocati nel posto sbagliato) o microfoni o altri tipi di accessori.
Nello specifico, Canon utilizza quella che chiama “mini slitta avanzata” per montare accessori “ad hoc” solo per le proprie videocamere amatoriali.

Display e mirini

Tutte e dico tutte le videocamere (escludendo dalla categoria le cineserie che si trovano nei sacchetti delle patatine) da almeno 10 anni a questa parte sono dotate di display. Bello, comodo e in alcuni casi touch screen (a volte permette di effettuare la messa a fuoco toccando un punto sul display), ma capita che non sia abbastanza luminoso per poter essere utilizzato agevolmente all’aperto sotto al sole. In questi casi torna utile il classico mirino, ma spesso o

 

Connessioni

Tutte le videocamere hanno delle connessioni di base. Alimentazione/caricatore, collegamento per i cavi audio/video (quelli gialli, rossi e bianchi, spesso accompagnati dal S-VHS) e lo spinotto di collegamento al computer (Firewire/iLink per le DV/HDV e USB per quelle tape-less). Le videocamere in alta definizione sono tutte dotate di HDMI (di solito in versione mini), se questa manca, la videocamera è SD.
Oltre a queste connessioni “base”, possono esserci altri collegamenti. Spulciando nelle caratteristiche tecniche di vari modelli ho trovato:
– “Component out” per poter utilizzare cavi video a componenti;
– ingresso microfonico “mini-jack” per inserire un microfono esterno di qualità maggiore di quello integrato;
– “Audio-out” (sempre mini-jack) per collegare delle cuffie utili a monitorare i suoni registrati;
– nei modelli di fascia molto alta può essere presente l’attacco per il telecomando su filo, utilissimo per fare le riprese su cavalletto senza dover più toccare i comandi sul corpo della videocamera (lo standard Canon è il LANC);
– il collegamento Firewire delle DV/HDV può essere bidirezionale, ovvero, oltre che trasferire il video verso il computer, può permettere il trasferimento dal computer alla videocamera, funzione utile per ri-archiviare un montaggio con la più alta qualità possibile direttamente su cassetta;
– USB per uso webcam nelle miniDV o HDV.
Anche qui, se una o più di queste caratteristiche vi dovessero interessare controllate la scheda tecnica.

Caratteristiche “extra”

Sulla quasi totalità delle videocamere è presente l’ancoraggio per il cavalletto (oggi trovarne una senza è un fatto più unico che raro) ed quasi sempre presente un telecomando ad infrarossi, ma oltre a tutto quello che ho già scritto, si possono prendere in esame mille altre caratteristiche come l’autonomia, il peso o tutte le mille funzioncine o accessori che i produttori inseriscono come tutti gli effetti digitali o masterizzatori per produrre direttamente dei DVD senza passare dal computer. Addirittura Sony ha in catalogo un modello con un piccolo proiettore incorporato, a loro detta, utile quando si vogliono mostrare foto e video e non c’è un televisore a disposizione. Però, fra tutti questi extra, forse il più interessante è la “ghiera” multifunzione. Si può trovare solo sui modelli di fascia alta o medio-alta e farà la felicità degli amanti delle regolazioni manuali. Nella foto che ho inserito sopra è quella manopola al fianco dell’obiettivo, ma in altri modelli (come ad esempio la Canon Legria/Vixia HF G10) è una vera e propria ghiera che cinge l’obiettivo. La funzione principale è quella di permettere una messa a fuoco manuale vera e propria come se si utilizzasse una videocamera professionale, ma in genere si possono associare anche altre funzioni.
Di nuovo, se sentite necessarie alcune di queste funzioni, informatevi prima dell’acquisto.

Il catalogo Canon

Siccome questo forum è dedicato al mondo Canon, eccovi il riassunto dell’attuale gamma prodotti amatoriali Canon (riferito al sito ufficiale – Agosto 2011).
Attualmente il catalogo delle videocamere amatoriali, consta di una serie di videocamere SD e quattro serie di videocamere HD. Il marchio commerciale per i modelli NTSC è Vixia, mentre i modelli PAL prendono nome Legria.
Le serie di videocamere si distinguono per una sigla alfanumerica. Le lettere indicano la serie di appartenenza, i numeri (2 o 3) descrivono la versione in questo modo: la prima cifra indica la generazione, i restanti danno la versione. Il modello a 3 cifre è il base e non ha memoria integrata, i modelli a 2 cifre sono dotati anche di memoria flash integrata. Il modello che ha la cifra finale più alta (tranne la serie M, in questo caso la più bassa) è dotata di una quantità maggiore di memoria integrata ed eventualmente di mirino.

– La gamma SD è riconoscibile per la sigla FS.
Sono dotate di uno zoom ottico con escursione piuttosto lunga (fino a 37x attualmente), sensore singolo da 1/6 di pollice (3 mm di diagonale), stabilizzatore elettronico, audio stereo e le connessioni si limitano alla USB e AV-out. Non ho potuto trovare informazioni sulla compressione, ma dovrebbe essere MPEG 2. La scheda di memoria è di tipo SD/SDHC/SDXC.
Non sono disponibili in alcuna configurazione: porta-filtri; slitta porta-accessori; mirino.

La gamma HD si distingue per la sigla HF ed è divisa in 4 serie: R; M; S; G. Tutte codificano i dati in AVCHD e sono dotate di slot SD/SDHC/SDXC.

– La serie R è la più economica. Lo zoom ottico è 28x o 20x (a seconda della generazione). Il sensore è singolo e può essere da 1/5,5 oppure da 1/4,85 di pollice (l’ultima generazione consente foto da 3 megapixel), stabilizzatore elettronico e audio stereo. A seconda della generazione si può trovare un bitrate massimo di 17 o 24 megabit al secondo e sui modelli più recenti è presente la filettatura porta-filtri e il display touch-screen. Le connessioni comprendono USB, AV-out, uscita component, HDMI e uscita cuffie (solo gli ultimi modelli).
Non sono disponibili in alcuna configurazione: slitta porta-accessori; mirino.

– La serie M è la fascia intermedia (nota: il modello top della serie ha numero più basso dell’intermedio). Lo zoom ottico è solo 10x. Il sensore è singolo ed è da 1/4 o da 1/3 di pollice, stabilizzatore ottico, audio stereo o 5.1 (con accessori). Il bitrate massimo di 24 megabit al secondo (il massimo secondo lo standard AVCHD “corrente”). E’ presente la “mini-slitta avanzata”, display touch-screen e porta-filtri (sulla scheda tecnica è segnalata una “ghiera programmabile” che in realtà è un indicatore sul display per le regolazioni manuali). Le connessioni comprendono USB, AV-out, uscita component, HDMI, uscita cuffie, ingresso microfono e LANC tramite adattatore (è il telecomando a filo, curiosamente non è presente nell’ultima generazione). Il modello top della serie è dotato di mirino.

– La serie S è la serie “ordinaria” più completa e prestazionale. Lo zoom ottico è solo 10x. Il sensore è singolo ed è da 1/2,6 di pollice (consente foto fino ad 8 megapixel), stabilizzatore ottico e audio stereo o 5.1 (con accessori). Il bitrate massimo di 24 megabit al secondo. E’ presente la “mini-slitta avanzata”, display touch-screen, porta-filtri e una “ghiera programmabile” (una manopola al lato dell’obiettivo). Le connessioni comprendono USB, AV-out, uscita component, HDMI, uscita cuffie, ingresso microfono e LANC. Il modello top della serie è dotato di mirino.

– La serie G è una novità. L’unico modelli attualmente presente è la G10 e deriva dal modello “semi-professionale” XA10, rispetto alla quale perde la maniglia superiore, ingressi microfonici XLR e altre funzioni considerate non necessarie ai non professionisti, ma mantiene corpo e prestazioni pressoché identici. Si sovrappone in maniera “commercialmente preoccupante” con la serie S. Lo zoom ottico è 10x. Il sensore è singolo ed è da 1/3 di pollice (come gli standard professionali), stabilizzatore ottico e audio stereo o 5.1 (con accessori). Il bitrate massimo di 24 megabit al secondo. E’ presente la “mini-slitta avanzata”, display touch-screen, mirino, porta-filtri, un vistoso paraluce, una “ghiera” multifunzione per controlli manuali (in realtà è una rotella programmabile sul lato posteriore) e un anello per la messa a fuoco manuale che cinge tutta la circonferenza dell’obiettivo come sulle videocamere professionali. Le connessioni comprendono USB, AV-out, uscita component, HDMI, uscita cuffie, ingresso microfono e LANC.

Ultime considerazioni

Come ho scritto più volte, la scelta della videocamera sta a voi. Quelli che ho descritto sopra sono elementi su cui focalizzare l’attenzione per capire le differenze “fisiche” fra un modello e l’altro. Purtroppo, le combinazioni migliori si trovano solo salendo parecchio con il prezzo, e come se non bastasse, gli standard video che ho illustrato, oggi, in ambito amatoriale, non sono tutti disponibili e non c’è piena libertà di scelta. In effetti l’unico formato facilmente reperibile sul mercato è lo AVCHD (a mio avviso non è il migliore), e chi desiderasse procurarsi un altro tipo di videocamera ha solo due scelte: prenderne una che non si attiene ad uno standard “televisivo” (vedi le Samsung ad esempio); spulciare da rivenditori molto specializzati che abbiano accesso a dei fondi di magazzino oppure tentare la via dell’usato, ovvero ebay, visto che nel settore amatoriale non c’è un vero e proprio mercato dell’usato.
In realtà esiste anche una terza opzione, ma consiste nel passare al semi-professionale con i relativi costi ed è, parlando obiettivamente, anche molto meno pratica in termini di ingombro e peso (avete presenti le valige all’aeroporto?).
Purtroppo anche la scelta fra HD e SD ormai è completamente tarpata, perché ormai i produttori non la considerano più un settore importante e spesso oggi le migliori SD, sono qualitativamente pari alle HD di fascia bassa e molto di frequente non sono neppure perfettamente “in regola” con lo standard PAL, limitandosi alla risoluzione 640×480 (forse perché ormai la maggior parte di chi utilizza videocamere SD li limita a guardare i filmati sul computer) e adeguandosi solo ai 50 fps interlacciati.
Io personalmente sconsiglierei l’acquisto di una videocamera SD e suggerirei di lasciar stare anche le HD di fascia bassa, ma questo è solo il mio parere. In sostanza però la cosa importante è questa: informatevi sulle caratteristiche, leggete/fatevi riassumere la scheda tecnica che potete trovare sul sito del produttore (magari anche qualche recensione se ne avete voglia) e fate la vostra scelta in base ai vostri desideri/necessità.
Ricordate che siete voi a dire cosa vi serve, non il commesso ed è inutile (per fare un esempio che non centra) che vi facciate vendere una vacanza ai Caraibi se volete andare a sciare.

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