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marco_cavina – I 24mm Canon: Storia e segreti di una gloriosa e prolifica famiglia di grandangolari

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La versione FD SSC Aspherical originale, presentata nel 1975, assieme alle due evoluzioni moderne EF 24mm f/1,4 L “mark I” (1997) ed EF 24mm f/1,4 L “mark II” (2008), entrambe equipaggiate con uno schema ottico progressivamente implementato.

 

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Lo stesso nocciolo ottico originale dell’FD SSC Aspherical fu applicato anche alla successiva versione FD-L del Dicembre 1979, che acquistò così una montatura più aggressiva e con grafiche di immediata identificazione, perdendo però un po’ della magnifica rocciosità propria del capostipite.

 

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Dulcis in fundo, Canon ha rotto gli indugi e, forte dei riconoscimenti tributati alla EOS 5D mark II utilizzata in modalità video full-HD, ha presentato due nuovi apparecchi in grado di produrre filmati secondo il nuovo standard di alta risoluzione 4k: la EOS 1 DC dell’illustrazione, concepita come una normale fotocamera, ed il prototipo EOS C500, strutturato come una vera telecamera professionale per il cinema, sul target della Red; le prime immagini ufficiali mostrano gli apparecchi equipaggiati con la nuova serie di ottiche L a focale fissa in montatura cinematografica standard, denominati Canon “CN-E”; le tre ottiche fisse finora svelate sono un magnifico CN-E 85mm T 1,3 L F (trasposizione del celebre ed apprezzatissimo EF 85mm f/1,2 L), il CN-E 50mm T 1,3 L F (con lo stesso schema dell’EF 50mm f/1,2 L) e, appunto, il CN-E 24mm T 1,5 L F illustrato sopra, anch’esso equipaggiato con un nocciolo ottico EF, prelevato dal 24mm f/1,4 L “mark II”: se queste sono le premesse, qualcuno stamani si è svegliato preoccupato (Zeiss Compact Primes 2, tanto per non fare nomi…).

(pictures [4]: Canon Inc.)

 

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La magnifica gamma di ottiche CN-E attualmente disponibili (Aprile 2012): le focali fisse da 24, 50 ed 85mm sono denominate L F (F= full), in quanto derivano direttamente dalle omologhe ottiche EF e sono in grado di coprire il formato 24x36mm; viceversa, gli zoom sono definiti L S (S= small) in quanto sono calcolate esplicitamente per il sensore dei modelli C300 e C500, caratterizzato dal formato cinematografico Super 35 – 16:9, corrispondente ad un sensore da 13,8×24,6mm: pertanto non si possono impiegare sulle fotocamere EOS full-frame con funzione video (EOS 1 DC, EOS 5D mk II ed mk III, etc.). Questi zoom sono disponibili sia con baionetta Canon EF sia in montatura PL.

(picture: Canon Inc.)

 

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Osserviamo i diagrammi MTF originali Canon (le linee nere indicano il trasferimento di contrasto sagittale e tangenziale da centro a bordi con 10 e 30 cicli/mm di frequenza spaziale ad f/1,4, quelle azzurre idem ad f/8): è facile notare che il trend più evidente, oltre ad un miglioramento nelle zone centrali-mediane a piena apertura, è costituito dal progressivo recupero di MTF periferico nella curva a lettura tangenziale (con “mire di contrasto” idealmente perpendicolari al segmento che congiunge il centro del fotogramma col punto di misurazione): solitamente, in grandangolari spinti, una evidente differenza fra le due curve all’identica frequenza spaziale è dovuta ad astigmatismo (giacitura dei piani con orientamento sagittale e tangenziale) ma anche e soprattutto ad aberrazione cromatica: un obiettivo che produca vistosi fringings penalizzerà poco le linee sagittali (orientate perpendicolarmente alla frangiatura) e molto più quelle tangenziali (disposte con lo stesso orientamento del fringing e quindi molto degradate dal medesimo); proprio il residuo di aberrazione cromatica rappresenta uno dei pochi talloni d’achille dell’FD 24mm f/1,4, per il resto obiettivo complessivamente molto buono, ed il principio informatore di tutti gli studi successivi verteva proprio sulla progressiva soppressione di questa aberrazione.

Nella fattispecie, dopo lo schema ottico originale FD, venne calcolata la versione EF-L del 1997, una versione (mai prodotta) con reticoli diffrattivi posteriori (DO) del 2000, un prototipo del 2005 in versione “lightweight” con vetro a bassa dispersione S-FSL5 (più leggero del tipo S-FPL51) e lente in resina all’ossido di indio polimerizzata ad UV, una versione del 2008 (anch’essa mai costruita) analoga all’EF-L di serie ma con due lenti in fluorite e, quasi contestualmente, il modello EF-L mark II di serie, anch’esso progettato nel 2008 rinunciando a soluzioni estreme per correggere l’aberrazione cromatica (i citati reticoli diffrattivi e lenti in fluorite, troppo costosi per la produzione di massa) in favore della trasformazione di un doppietto acromatico chiave di questi schemi in un tripletto. Quelli che seguono sono i dati originali di progetto relativi a tutte e cinque queste versioni, comprensivi di schema ottico, quote meccaniche (raggio di curvatura, spessore sull’asse, spaziatura di ogni lente), rifrazione, dispersione e tipo dei vetri ottici adottati e misure complementari.

 

 

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Grazie all’avanzata tecnologia messa a punto da Canon a fine anni ’60 (che consentiva di produrre in serie lenti asferiche molandole con una rettifica a controllo numerico su tre assi con precisione di 1/10.000mm), Momiyama fu in grado di realizzare quest’obiettivo storico, che prevede anche due vetri Dense Flint ad alta rifrazione/alta dispersione e quattro vetri alle Terre Rare, un Crown al lantanio e tre Flint al lantanio; queste tre lenti costituiscono gli ultimi elementi dello schema e sul raggio posteriore della prima è ricavata la superficie asferica secondo i coefficienti riportati sopra; quest’obiettivo, come praticamente tutte le ottiche Canon di produzione, era realizzato con vetri prodotti dalla vetreria Ohara che, nonostante il nome che evoca rosse chiome irlandesi, è assolutamente giapponese.

 

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