Parte 4: Le reflex.
I puristi della fotografia storcono il naso quando sentono parlare delle moderne “video-reflex” (o “HDSLR” che dir si voglia), ma io personalmente non ci vedo niente di male, in fondo il cinema ha prestato la sua pellicola da 35mm alla fotografia e oggi il mondo della fotografia rende il favore con le video-reflex.
Questa nicchia di mercato è stata inventata da Nikon con la D90, ma è stata poi Canon con la 5D Mark 2 a fissarne lo standard di riferimento, a dimostrazione che non sempre chi inventa un nuovo prodotto è colui che lo sa fare meglio.
Inizialmente sconsigliavo l’impiego delle video-reflex al posto delle videocamere classiche, ma ormai il mercato offre prodotti che fondono benissimo i due mondi come la EOS 650D che poco ha da invidiare alle videocamere vere e proprie. Mettiamo ora in luce pregi, difetti e le caratteristiche di questo mondo.
Ad oggi con le reflex sono state girate campagne pubblicitarie, programmi televisivi, telefilm (caso emblematico la puntata 6×21 di “House MD”), sequenze di film cinematografici (“Iron Man 2”, “Capitan America” e “Il Cigno Nero” per dare alcuni esempi) e anche film completi (“Girl Walks Into A Bar”). Ormai le video-reflex non sono più una novità, anzi, nonostante i detrattori (tra cui la BBC*), sono diventate un vero e proprio settore.
[*Nota: L’emittente inglese BBC aveva annunciato che non avrebbe prodotto ne accettato materiale girato con qualsiasi video-reflex, considerate inadeguate alla trasmissione a causa di difetti visivi di aliasing, moire, pattern e la caratteristica del “line skipping” (di questo parlerò poi). Tutto questo fino a che, a seguito di un annuncio che notificava l’utilizzo di alcune 5D MarkII in alcune serie prodotte proprio da BBC, l’emittente si è trovata a dover “rettificare” le sue affermazioni specificando che le immagini prodotte da video-reflex devono essere esaminate “caso per caso” prima dell’eventuale accettazione (http://wetpixel.com/i.php/full/bbc-clarifies-position-on-dslr-footage/).
Diciamo solo che non è la prima volta che la BBC toppa di grosso. Permettetemi una divagazione. Nel 2006, l’emittente britannica annunciò che l’utilizzo delle macchine da presa a 16mm era ormai superato e del tutto inadeguato alla lavorazione e conversione in HD e che già da tempo le serie televisive prodotte da essa erano tutte filmate in digitale ad alta definizione, l’unico sistema ritenuto qualitativamente adeguato alle odierne necessità della televisione in HD (http://www.imago.org/index.php?new=434 e http://www.lightbreeze.co.uk/Super%208.htm). Da cui si deduce che il 16mm secondo loro è morto da tempo per ogni applicazione dalla TV in su.
Le ultime parole famose!
Vi cito tre titoli: “The Wrestler” (2008, girato interamente in 16mm), premiato con il Leone d’Oro a Venezia; “The Hurt Locker” (2008, 16mm + REDLAKE Hi-Speed), sei premi Oscar nel 2010, tra cui quello per il miglio film (soffiato sotto al naso ad “Avatar” e alla sua tecnologia digitale!); “Il Cigno Nero” (2010, 16mm + Canon EOS 7D), miglior film agli “Indipendent Spirit Awards” e nominato agli Oscar 2011 come miglior film. Per fortuna che il 16mm era roba vecchia e non più al passo con i tempi!]
Ma perché prendersi la briga di girare video con le reflex quando esistono videocamere già pronte all’uso?
Semplice, ci sono vantaggi non trascurabili.
Innanzi tutto la qualità video [Full HD con scansione progressiva VERA e, conteggiando anche l’audio, (nella maggior parte dei casi) si superano di poco i 46 megabit al secondo, ovvero 10 megabit in più rispetto al DV e HDV oggi diffusi solo fra i professionisti] è paragonabile a quella di videocamere dal prezzo ben superiore a quello di una macchina fotografica. In secondo luogo, il sensore di una reflex ha dimensioni molto simili a quelle della pellicola cinematografica (lo “Academy Standard” misurava 22x16mm e il Super35 è largo 24~25mm, per dirla tutta, la 5D2 in realtà ha dimensioni molto superiori, simili al vecchio sistema VistaVision) e come tale permette un controllo della profondità di campo quasi superiore alle reali necessità. Tre, le dimensioni molto compatte permettono la realizzazione di riprese che non sarebbe possibile ottenere con macchine tradizionali di pari qualità video. Inoltre con poche difficoltà è possibile adattare una infinità di obiettivi, cosa in genere possibile solo con videocamere professionali di alto livello.
E gli svantaggi?
Tanti, ma che non pregiudicano l’impiego occasionale o anche profesisonale. Eccovene qualcuno.
Primo, l’ergonomia è studiata per usi differenti da quello video e risultano scomode. La messa a fuoco va fatta in maniera manuale (esclusi i modelli con AF ibrido) perché lo AF in live-view non funziona in modo accettabile per il video. Tre, il comparto audio da solo è insufficiente a registrare in maniera decente i suoni ambientali. Non è ancora possibile comandarle a distanza in maniera agevole (Canon lo permette tramite le sue utilità, ma è indispensabile il collegamento USB e un computer con le relative difficoltà tecniche). La durata dei filmati è molto breve se paragonata alle videocamere classiche e mancano molti ausilii software presenti nei camcorder. La compressione video è molto buona come valore oggettivo (vedi sopra), ma se paragonata ai formati professionali o non compressi mostra le sue debolezze (Technicolor a tal proposito ha rilasciato alcuni strumenti software per ampliarne i limiti).
La nota più dolente, però, è probabilmente il fatto che il sensore nasce per immagini fisse e questo comporta dei compromessi che alcuni digeriscono malvolentieri, come il filtro anti-aliasing non efficacissimo sul video (recentemente è apparso sul mercato americano un filtro ottico per risolvere questo problema almeno nella maggior parte dei casi) e la soluzione del “line skipping”*.
[*Nota (un po’ lunga, abbiate pazienza o se preferite saltatela e leggetela più tardi): Per chi non ne fosse al corrente, ora spiego come funziona il “line skipping”. Anticipo che questa è la ragione principale con cui i detrattori delle video-reflex (BBC, RED, ARRI ed altri) motivano le loro critiche.
Bisogna partire dal funzionamento del sensore. Come spero già sappiate, questo è una “griglia” (detta CFA, “Color Filter Array”) composta da milioni di foto-ricettori. Questi servono a registrare l’intensità della luce che li colpisce e davanti ad ognuno di essi c’è un filtro (rosso, blu o verde nella maggior parte dei casi) che definisce il colore alla luce registrata. Lo schema più diffuso è la “maschera di Bayer” ed è fatto più o meno così:
Quelli che poi vengono registrati nel file non sono i singoli punti colorati (in questo caso l’immagine apparirebbe come lo stesso filtro, ma con gradi di luminosità differenti in ogni punto), ma sono punti il cui colore è il colore “medio” del punto in esame calcolato in base al valore di luminosità registrato su di esso e quello dei punti vicini ad esso. Questo processo (chiamato demosaicizzazione) viene fatto con complicati algoritmi matematici, in genere proprietari, e quindi con specifiche non pubbliche. E’ evidente che si tratta di una soluzione di compromesso che soffre di una lieve perdita di definizione rispetto a quanto si potrebbe ottenere se ogni ricettore fosse capace di registrare tutti e tre i colori di base. Questo calo diminuisce con l’aumentare dei pixel che compongono l’immagine, non tanto per una migliore qualità generale, quanto per via della maggior densità dei punti che rende meno evidenti le perdite di qualità dovute al processo matematico. Chi improvvisamente decidesse che questo sistema non fa per lui/lei, sappia che l’unica alternativa sono le fotocamere di Sigma con il loro sensore Foveon X3, che sul piano teorico offre una qualità molto superiore (anche se a risoluzioni sensibilmente più basse di come siamo abituati).
Tutto questo accade per quanto riguarda le immagini ferme.
Cosa succede, però, quando le reflex passano in modalità video? Succede più o meno la stessa cosa, ma la macchina deve “scattare” fino a 30 (o anche 60) fotografie al secondo.
Per fare un esempio, pensiamo alla EOS 1D Mark IV. Questa è capace di raffiche di 10 foto al secondo alla massima risoluzione (16 Mpixel), che però sono insufficienti per potersi seriamente chiamare filmato. In realtà, però, per l’alta definizione sono necessari solo 1920 x 1080 pixel, allora perché non scalare le immagini prodotte per diminuire i pixel in gioco? Purtroppo anche scalare 4896 x 3264 pixel trenta volte al secondo per raggiungere la risoluzione desiderata non è attualmente possibile, le informazioni da processare sono troppe.
Domanda: come fare allora per ottenere la giusta risoluzione e la giusta velocità di scatto? Risposta: non utilizzare tutti i foto-ricettori e quindi ridurre il carico di lavoro del processore.
Nasce così il “line skipping”, che consiste nel saltare letteralmente la lettura di intere linee di foto-ricettori. In particolare per ogni linea utilizzata, se ne saltano due in verticale e in orizzontale.
Possiamo immaginare così il sensore “ridotto”:
Come si può notare, lo schema di Bayer è rimasto invariato, la dimensione dei foto-ricettori è sempre la stessa (sensibilità alla luce invariata) e la geometria/superficie del sensore non viene modificata (stesso controllo della PDC). Dove sta il problema allora? Sta in due frangenti. Per prima cosa, la demosaicizzazione avviene sempre nella stessa maniera, però in questo caso c’è maggiore distanza fra i punti campionati, di conseguenza la perdita di definizione di cui ho scritto sopra aumenta (in certi casi si nota anche una lieve scalettatura). In secondo luogo (sempre in riferimento alla 1D4) i pixel utilizzati, che erano 4896 x 2754 (sto “croppando” in 16/9), diventano un terzo, quindi: 1632 x 918 pixel.
Ricapitolando, i punti necessari alla definizione di un pixel sono molto distanti, e in più il fotogramma deve essere scalato per raggiungere il formato HD (naturalmente più foto-ricettori sono presenti sul sensore meno questo effetto sarà penalizzante, quindi sensori capaci di più megapixel sono teoricamente più avvantaggiati). Tutto questo porta ad ottenere immagini un po’ meno definite e quindi tendenzialmente più morbide di una videocamera televisiva o cinematografica classica (faccio notare, però, che in ogni caso sono nettamente migliori della maggior parte delle videocamere amatoriali), ma in generale anche più suggestive (grazie alla generose dimensioni del sensore), soprattutto se aiutate da un sapiente controllo della profondità di campo.]
La maggior parte di questi “problemi” non sono minimamente sentiti dai professionisti perché usano dotare le loro macchine da presa di appositi accessori, ma per l’utente tipico possono diventare molto fastidiosi. Lasciate che vi mostri un esempio:
quello che vedete qui sotto è un “Rig”, un supporto che permette l’utilizzo delle macchine da presa a fini cinematografici e/o televisivi (in genere non per le trasmissioni ma per film e fiction), ed in questo caso è stato costruito attorno ad una 5D2.
(Immagine tratta da http://dslrvideorigs.tumblr.com/)
In questo caso è stato costruito su un treppiedi, ma può essere assemblato anche per l’utilizzo a spalla. Sotto alla 5D Mark II (tra la reflex e la testa del treppiede) potete vedere il supporto (rail), poi salendo noterete il follow focus (quella manopola bianca e nera) e, davanti all’obiettivo, il matte box (il porta-mascherini, che funge anche da porta-filtri) con attaccate le french flag (paraluce a “geometria variabile”). Sul retro troviamo un oculare ingranditore (loupe) per poter focheggiare più agevolmente sul display dorsale e in cima c’è un registratore professionale (a volte è sostituito da un mixer da campo collegato direttamente alla fotocamera). Se vi sembra un sistema complesso, sappiate che tutto sommato è in realtà piuttosto “semplice”. Infatti ci si possono aggiungere monitor esterni, aste per microfoni, maniglie e tanti altri attrezzi necessari alle singole riprese.
A titolo di informazione, aggiungo che in alcuni casi vengono anche utilizzati degli anelli adattatori per poter innestare le ottiche cinematografiche con attacco Arri PL (o Maxi PL per le Full Frame). In casi estremi le reflex possono anche essere modificate installando irreversibilmente una “flangia” PL e, in casi ancora più estremi, rimuovendo lo specchio in modo da poter alloggiare le ottiche PL più sporgenti verso il retro, le quali verrebbero colpite dallo specchio in fase di sollevamento (qui un esempio con una 7D: http://vimeo.com/11943195).
Avete capito perché per i professionisti, le reflex, sono dei giocattoli utili e quasi divertenti, mentre per l’utilizzatore comune sono tutt’altro che pratici?
Naturalmente non è obbligatorio dotarsi di tutto questo armamentario (le sequenze de Il Cigno Nero sono state girate reggendo/regolando la fotocamera a mano libera per esempio), ma ve l’ho voluto mostrare lo stesso, a scopo illustrativo.
Le fotocamere Canon a sistema
Adesso che vi ho spaventati, per chi è ancora interessato o semplicemente curioso, passo a descrivere le principali caratteristiche delle reflex EOS con funzione video. Tralascerò completamente il discorso foto, che già conosciamo e che non fa parte dell’argomento dell’articolo.
Qui di seguito elencherò le fotocamere a sistema prodotte da Canon ed in grado di girare video. Indicherò le caratteristiche correlate al video di tutte queste reflex, partendo dal basso della gamma prodotti fino alla cima e (internamente alla fascia) con criterio cronologico.
Per collocare temporalmente i vari modelli, accanto al nome trovate il periodo di disponibilità “ufficiale”. Nella maggior parte dei casi il comunicato stampa con cui sono state annunciate è precedente di almeno un mese a questo periodo. Al momento può sembrare superfluo indicare questa informazione, ma nell’immediato futuro potrebbe essere utile per districarsi fra i vari modelli e caratteristiche.
Gli elementi che accomunano tutte queste reflex sono: il sensore CMOS di grandi dimensioni (occhio al “rolling shutter”), il codec video (H.264, standard classificato come MPEG4-Part 10, sotto-campionamento colore 4:2:0 e file contenitore .MOV) e il limite dei 4 gb massimi per file a causa del file system FAT32 delle schede di memoria.
ATTENZIONE: L’ingombro di un minuto di filmato è riferito riprese effettuate in modo “normale”, di conseguenza, anche la durata massima è prevista in base al “peso medio” di un minuto in relazione al limite di 4 gb per file. Se però si facesse in modo da ridurre l’ingombro del flusso video (es. rinunciando all’audio o filmando immagini molto statiche, quindi con poche modifiche alla scena inquadrata) la durata massima prevista può aumentare. In caso di riprese molto movimentate, è possibile anche una riduzione della durata massima dei clip registrati.
NOTA: Vi siete mai chiesti perché le fotocamere non superano mai i 30 minuti circa di registrazione? Io me lo sono chiesto, e ho trovato la spiegazione.
Esiste un comunicato del CIPA (http://www.cipa.jp/english/index.html) datato 13 Luglio 2007 dove si spiega che l’Unione Europea classifica (e di conseguenza tassa) come videocamere tutti gli apparecchi fotografici che soddisfano tre requisiti, cioè:
– producono filmati con risoluzione pari o superiore a 800×600 pixel;
– producono filmati con più di 23 fps;
– possono filmare continuativamente 30 minuti o più.
Se le reflex o le compatte di Canon o di qualsiasi altro produttore avessero tutte e tre queste caratteristiche verrebbero tassate come videocamere facendo lievitare il prezzo di vendita.
Ecco spiegata la ragione di questa curiosa limitazione.
EOS M [Ottobre 2012 – Oggi]
Questa è la prima mirrorless di Canon e deriva dalla EOS 650D, risultando esserne una versione ultra-compatta e di pari qualità. Può montare l’intero catalogo di obiettivi EF, EF-S, EF-M e consente l’adattabilità di un numero ancora maggiore di obiettivi rispetto alle reflex classiche.
Sensore APS-C Hybrid AF. La registrazione può avvenire in modalità 640×480 a 25 o 30 fps, 1280×720 a 50 o 60 fps progressivi e a 1920×1080 a 24, 25 o 30 fps progressivi. L’esposizione può avvenire in modalità del tutto automatica o in modalità del tutto manuale con l’opzione della sensibilità ISO automatica. La messa a fuoco avviene in modalità manuale o automatica (modalità live-view, live con riconoscimento dei visi o rapida) e si attiva premendo il pulsante di scatto a metà. Come nella 650D è possibile avvalersi pienamente delle caratteristiche delle nuovo ottiche STM utilizzando la modalità “AF Servo filmato”.
L’audio è STEREO grazie al doppio microfono integrato, è anche possibile installarne uno esterno. E’ possibile effettuare regolazioni manuali del livello audio, oppure mantenere la gestione automatica o escludere totalmente la registrazione audio. E’ presente anche un filtro digitale anti-vento. Fate sempre attenzione ai rumori e fruscii che si propagano attraverso il corpo-macchina. Vengono inevitabilmente registrati se non si usa un microfono esterno.
Un minuto di registrazione occupa 82,5 mb in modalità 480p (durata massima 29 minuti e 59 secondi), 330 mb in 720p e 1080p. Il limite massimo consentito resta a 29′ e 59″, raggiungibile dividendo il video su più file. La registrazione avviene su schede di memoria SDHC/SDXC (almeno “Class 6”), comprese le nuove UHS-I ad alta velocità.
Come ausilio alla ripresa sono presenti delle griglie visualizzabili sul display.
In caso di surriscaldamento compare un indicatore sul display e, se si raggiunge la temperatura massima sopportabile, la reflex si disattiva automaticamente.
E’ possibile utilizzare il telecomando ad infrarossi per far partire la registrazione a distanza, ed è possibile scattare fotografie a risoluzione piena durante la registrazione, a prezzo di provocare un breve fermo immagine. I due file sono salvati separatamente.
Come sulla 600D è presente la funzione “snapshot” (2, 4 o 8 secondi per comporre brevi montaggi).
Il corpo macchina ha una struttura portante in metallo ed è ricoperto da gusci in plastica.
Secondo Canon la batteria (LP-E12) assicura 1 ora e 30 minuti di autonomia a 23° C (1 ora e 20 minuti a 0° C).
Manuale in italiano: http://www.canon.it/Support/Consumer_Products/products/cameras/Digital_SLR/EOS_M.aspx?DLtcmuri=tcm:80-989758&page=1&type=download
EOS 1100D / Rebel T3 / Kiss X50 [Febbraio 2011 – Oggi]
Macchina entry-level in tutti i sensi, anche per i video.
Il sensore è APS-C e può registrare solo in modalità 1280×720 a 25 o 30 fps progressivi (“HD Ready” per dirla come i televisori). Non è possibile impostare manualmente i parametri di scatto, neppure la sensibilità ISO (che va da 100 a 6.400), ma è comunque possibile utilizzare il blocco esposizione e la compensazione AE. La messa a fuoco avviene in modalità manuale o automatica (modalità live-view, live con riconoscimento dei visi o rapida) e si attiva premendo il pulsante di scatto a metà. E’ consigliabile eseguirla prima di iniziare la registrazione, altrimenti lascio a voi immaginare i risultati.
L’audio è solo MONO e non è possibile collegare un microfono esterno. Non è possibile effettuare regolazioni manuali eccetto la completa esclusione. Fate attenzione a rumori e fruscii.
Il “peso” di un minuto di registrazione è di 222,6 mb perciò la durata massima di un filmato si aggira attorno ai 17-18 minuti (se per qualche ragione non si raggiungesse il limite dei 4 gigabyte, la registrazione si fermerebbe comunque al raggiungimento dei 29′ e 59″). La registrazione avviene su schede SDHC/SDXC (almeno “Class 6”).
Come ausilio alla ripresa sono presenti delle griglie visualizzabili sul display.
In caso di surriscaldamento compare un indicatore sul display e, se si raggiunge la temperatura massima sopportabile, la reflex si disattiva automaticamente.
Non è possibile scattare foto durante la registrazione di un filmato.
Nota: Per questo modello Canon non produce l’impugnatura porta batterie.
Il corpo macchina è costituito da una struttura interna in acciaio inox ed è protetto da un guscio di resina in policarbonato con fibra conduttiva.
Secondo Canon la batteria (LP-E10) assicura 1 ora e 50 minuti di autonomia a 23° C (1 ora e 30 minuti a 0° C).
Manuale in italiano: http://www.canon.it/Support/Consumer_Products/products/cameras/Digital_SLR/EOS_1100D.aspx?DLtcmuri=tcm:80-845259&page=1&type=download
EOS 100D / Rebel SL1 [Aprile 2013 – Oggi]
Reflex di dimensioni estremamente compatte, forse la più piccola attualmente sul mercato, ma con funzioni complete. Il sensore ibrido giunge alla seconda generazione ed amplia fino all’80% la copertura dei punti attivi in live view.
Sensore APS-C Hybrid AF II. La registrazione può avvenire in modalità 640×480 a 25 o 30 fps, 1280×720 a 50 o 60 fps progressivi e a 1920×1080 a 24, 25 o 30 fps progressivi. L’esposizione può avvenire in modalità del tutto automatica (in base alla modalità scena scelta) o in modalità del tutto manuale con l’opzione della sensibilità ISO automatica. La messa a fuoco avviene in modalità manuale o automatica (modalità live-view, live con riconoscimento dei visi o rapida) e si attiva premendo il pulsante di scatto a metà. Con questa nuova reflex è possibile avvalersi pienamente delle caratteristiche delle nuovo ottiche STM utilizzando la modalità “AF Servo filmato”.
L’audio è MONO ed è possibile collegare un microfono STEREO esterno. E’ possibile effettuare regolazioni manuali del livello audio, oppure mantenere la gestione automatica o escludere totalmente la registrazione audio. E’ presente anche un filtro digitale anti-vento. Se non impiegate un microfono esterno, fate attenzione ai rumori e fruscii.
Un minuto di registrazione occupa 82,5 mb in modalità 480p (durata massima 29 minuti e 59 secondi), 330 mb in 720p e 1080p. Il limite massimo consentito resta a 29′ e 59″, raggiungibile dividendo il video su più file. La registrazione avviene su schede di memoria SDHC/SDXC (almeno “Class 6”), comprese le nuove UHS-I ad alta velocità.
Come ausilio alla ripresa sono presenti delle griglie visualizzabili sul display.
In caso di surriscaldamento compare un indicatore sul display e, se si raggiunge la temperatura massima sopportabile, la reflex si disattiva automaticamente.
Il display è touch screen come sulle sorelle 650D e 700D, ma non articolato. E’ presente la funzione “snapshot” (2, 4 o 8 secondi per comporre brevi montaggi).
Nota: Per questo modello Canon non produce l’impugnatura porta batterie.
Il corpo macchina è costituito da una struttura interna in alluminio ed è protetto da un guscio di resina in policarbonato con fibra conduttiva.
Secondo Canon la batteria (LP-E12) assicura X ora e XX minuti di autonomia a 23° C (X ora e XX minuti a 0° C).
Manuale in italiano: http://www.canon.it/Support/Consumer_Products/products/cameras/Digital_SLR/EOS_100D.aspx?DLtcmuri=tcm:80-1047820&page=1&type=download
EOS 500D / Rebel T1i / Kiss X3 [Aprile 2009 – Luglio 2012]
Seconda reflex Canon dotata della funzione video ma molto limitata rispetto alla sorella maggiore (solo la 5D Mark 2 in quel periodo), probabilmente per prevenire la concorrenza interna.
Anche qui il sensore è APS-C. La registrazione può avvenire in modalità 640×480 e 1280×720 a 30 fps progressivi e a 1920×1080 a 20 fps progressivi, ciò significa che in FullHD non si dispone di sufficienti frame per rientrare nei parametri televisivi. Non è possibile impostare manualmente i parametri di scatto, neppure la sensibilità ISO (che va da 100 a 6.400), ma è comunque possibile utilizzare il blocco esposizione (premendo il pulsante ISO) e la compensazione AE (premendo il pulsante di scatto a metà, le impostazioni di scatto vengono visualizzate sul display). La messa a fuoco avviene in modalità manuale o automatica (modalità live-view, live con riconoscimento dei visi o rapida) e si attiva premendo il pulsante * (asterisco). E’ consigliabile eseguirla prima di iniziare la registrazione.
L’audio è solo MONO e non è possibile collegare un microfono esterno. Non è possibile effettuare regolazioni manuali eccetto la completa esclusione. Anche con questo modello fate attenzione ai rumori e fruscii.
Un minuto di registrazione occupa 165 mb in modalità 480p (durata massima 24 minuti), 222 mb in 720p (max 18 minuti) e 330 mb in 1080p (max 12 minuti). Anche in questo caso il limite massimo consentito è impostato a 29′ e 59″. La registrazione avviene su schede di memoria SDHC (almeno “Class 6”).
Come ausilio alla ripresa sono presenti delle griglie visualizzabili sul display.
In caso di surriscaldamento compare un indicatore sul display e, se si raggiunge la temperatura massima sopportabile, la reflex si disattiva automaticamente.
E’ possibile utilizzare il telecomando ad infrarossi per far partire la registrazione a distanza, ed è possibile scattare fotografie a risoluzione piena durante la registrazione, a prezzo di provocare un breve fermo immagine. I due file sono salvati separatamente.
Il corpo macchina è costituito da una struttura interna in acciaio inox ed è protetto da un guscio in plastica.
Secondo Canon la batteria (LP-E5) assicura 1 ora e 10 minuti di autonomia a 23° C (1 ora a 0° C).
Manuale in italiano: http://www.canon.it/Support/Consumer_Products/products/cameras/Digital_SLR/EOS_500D.aspx?DLtcmuri=tcm:80-732061&page=1&type=download