Capitolo 4: Modalità nella fotografia con il flash EOS
Le quattro modalità creative presenti nelle fotocamere EOS impiegano ognuna il flash in maniera differente. Queste differenze sono la principale causa di confusione quando si affronta la fotografia con il flash con le fotocamere Canon.
Eccovi esposti alcuni concetti fondamentali necessari alla comprensione di come questa confusione si verifica.
4.1 Soggetto e sfondo nella fotografia con il flash
La tipica fotografia ottenuta con il flash presuppone l’esistenza di due regioni nella foto, il soggetto (o primo piano), cioè la zona dove viene effettuata la misurazione del flash e la messa a fuoco (ad esempio una persona), e lo sfondo, cioè tutto ciò che è illuminato da luce ambientale.
Questa distinzione è importante perché tutti i flash portatili hanno una portata limitata. Fra le domande tipiche riportate in apertura, scrivevo che non ci si può aspettare di illuminare sfondi molto grandi o lontani, di conseguenza la fotocamera quindi tratta soggetto e sfondo differentemente con delle misurazioni indipendenti.
4.2 Luce di riempimento (fill flash)
La fotografia con il flash assume due forme basilari.
Nel primo caso, il flash e la luce ambientale sono misurati dai rispettivi sistemi di lettura e la fotocamera calcola l’esposizione ponendo il flash come fonte di illuminazione principale. Questo può portare alla sottoesposizione dello sfondo fino all’estremo di ottenerlo completamente nero in caso di illuminazione ambientale insufficiente. Molti pensano che questo sia l’unico scopo del flash: permettere di fotografare con poca luce.
Il flash però è utile anche in caso luce forte o all’aperto per schiarire le ombre, ridurre il contrasto dato dalla luce del sole o rendere più brillante la foto senza esserne la fonte di luce principale. In questo caso si parla di flash fill-in o luce/lampo di riempimento. Spesso questa tecnica desta sorpresa nei non fotografi che non si aspettano di vedere usare il flash in pieno sole, impiegato come una sorta di riflettore portatile per dare quel poco di luce in più che manca in certe aree dell’inquadratura.
Un tipico esempio può essere una persona che indossa un cappello all’aperto in una giornata soleggiata. La tesa del cappello può proiettare un’ombra scura sulla faccia del soggetto e un piccolo lampo flash può alleggerirla piacevolmente. Un soggetto illuminato da dietro è un altro caso molto comune in cui il flash di riempimento torna utile. Non è possibile ottenere l’esposizione corretta di sfondo e soggetto avvalendosi solo di tempi e diaframmi, si otterrà sempre un soggetto scuro o uno sfondo sovraesposto. Altri usi possono consistere nel provocare un piccolo riflesso nell’occhio del soggetto (chiamato catch light), stratagemma a volte impiegato anche dai fotografi naturalisti per ottenere riflessi negli occhi degli animali per i quali, essendo a grande distanza, non otterrebbero altri benefici dall’uso del flash.
In tutti questi casi, dal punto di vista della fotocamera, state utilizzando due fonti di luce allo stesso momento. C’è la luce ambientale che viene riflessa da ogni superficie presente nella scena e c’è la luce del flash che si aggiunge a quella già esistente. Come sempre la luce ambientale viene regolata da diaframma e otturatore e il flash viene regolato dal sistema di controllo elettronico (gestito dal sistema di misurazione). Scegliendo la potenza del flash si va sostanzialmente a scegliere il rapporto fra le due fonti di illuminazione presenti in scena.
In base agli esempi che ho portato sopra, si potrebbe arrivare alla conclusione che tutta la fotografia con il flash è in realtà l’impiego di una luce di riempimento per completare quella ambientale, con il caso estremo in cui la luce ambientale risulta ininfluente per la resa della foto. Questa conclusione si può considerare corretta, ma è comunque utile mantenere la distinzione in particolare per comprendere più facilmente la differenza fra il comportamento del flash della modalità P rispetto alle Av, Tv ed M.
A differenza di altri sistemi fotografici (il Nikon in particolare), quello di Canon è fatto in modo da utilizzare sempre il flash di riempimento quando si impostano le modalità Av, Tv ed M, ed anche in P se vengono misurati livelli di luce ambientale sufficientemente alti. Non esistono interruttori o comandi separati per attivare o disattivare il flash di riempimento. Per i dettagli consultate la sezione Confusione nella fotografia con il flash con fotocamere EOS.
4.3 Rapporti del flash di riempimento
Il rapporto del flash di riempimento è descritto come la somma di luce ambiente e luce flash comparato con la luce flash da sola. Il sistema Canon normalmente permette la regolazione della luce flash in termini di compensazione con incrementi/decrementi di 1/2 o 1/3 di stop. Qual’è la relazione fra i due sistemi di notazione?
– rapporto 1 : 1 – al primo membro è presente la luce ambientale più la luce flash (0 + 1 per un totale di 1) ed al secondo membro è presente solo la luce flash (1), quindi siamo in presenza di sola luce flash, di conseguenza non si tratta di luce di riempimento;
– rapporto 2 : 1 – in questo caso la luce totale è doppia rispetto alla luce flash (1 + 1 : 1), quindi abbiamo effettivamente un lampo di riempimento della stessa intensità della luce ambientale. Tradotto nel funzionamento dei flash Canon significa che il flash ha un livello di compensazione 0 (zero). L’illuminazione apparirà piatta e piuttosto innaturale;
– rapporto 3 : 1 – questa volta abbiamo il doppio della luce ambientale rispetto alla luce del flash (2 + 1 : 1), questo rapporto si ottiene ponendo -1 come regolazione di compensazione flash, cioè il lampo sarà di intensità dimezzata rispetto al valore che il sistema di lettura considera ottimale;
– rapporto 5 : 1 – la luce ambientale ora è 4 volte quella del flash (4 + 1 : 1), e la otteniamo impostando la compensazione flash a -2 stop. Generalmente i fotografi utilizzano queste due ultime impostazioni per ottenere ombre più chiare senza far apparire innaturale l’illuminazione.
Purtroppo il termine rapporto provoca confusione perché spesso significa cose differenti per persone differenti. A volte si sente parlare di rapporto 1 : 1 quando si è in presenza di uguali quantità di luce ambientale e flash. Di conseguenza 2 : 1 andrebbe associato con la compensazione -1 stop e 4 : 1 con – 2 stop. In questo caso però si parla della luce emessa rispetto a quella considerata ottimale anziché di quella riflessa e catturata dalla fotocamera.
Lavorare in base ai rapporti risulta molto comodo quando ci si trova in studio dove si ha il controllo totale dell’illuminazione. Si può spegnere la luce principale e misurare la luce di riempimento, si può spostare i vari flash per variarne l’intensità, ecc. Al contrario quando ci si trova nel mondo reale non si ha tutto questo controllo. Il sole non si può spegnere a piacimento e la misurazione flash ha le sue “idee” su come considerare l’illuminazione corretta.
A questo punto risulta più comodo parlare compensazione dell’esposizione flash (esattamente come Canon affronta il tema) e lasciare il discorso sui rapporti solo per le situazioni in studio. Notate anche che il termine rapporto (ratio) è impiegato anche nel campo dei flash multipli, in particolare quando si utilizzano i sistemi flash proprietari E-TTL.
4.4 Riduzione dell’auto-riempimento
Chiamata anche riduzione automatica dell’impulso flash su alcuni manuali Canon. Le fotocamere EOS calcolano una normale esposizione flash senza compensazioni quando la luce ambientale è 10 EV o inferiore. Quando però la luce ambientale è tanta, come 13 EV o superiore, la fotocamera passa automaticamente al flash di riempimento e quindi riduce la potenza in uscita del flash. Per fare questo, in modalità TTL, la fotocamera riduce l’intensità del lampo di 1,5 stop. Fra 10 e 13 EV la riduzione avviene di 1/2 stop per ogni EV.
In modalità E-TTL la fotocamera si comporta in modo simile, ma la riduzione di potenza sembra arrivare a 2 stop. Canon non ha mai divulgato il suo algoritmo di di riduzione del flash di riempimento, ed apparentemente l’algoritmo confronta le due letture (prima e dopo il pre-lampo) anche per determinare quali siano le aree fortemente riflettenti.
Alcune fotocamere di fascia medio-alta permettono di disabilitare questa funzione grazie ad una funzione personalizzabile. Ricordate che la compensazione manuale che potete applicare manualmente va sempre a sommarsi a quella automatica (a meno che la abbiate disattivata).
4.5 Sincronizzazione a bassa velocità
Quando si scatta una foto con flash e basse luci si possono fare due cose. Usare (o far usare alla macchina) un tempo di esposizione veloce, minimizzando l’effetto mosso e illuminando solo il soggetto in primo piano e lasciando scuro lo sfondo, oppure usare un tempo lento in modo da permettere l’ingresso di una maggiore quantità di luce per rendere più luminosi gli oggetti distanti e non illuminati dal flash. Questa seconda tecnica è chiamata sincronizzazione a bassa velocità (slow scuter sync).
Sulle fotocamere EOS questa tecnica è possibile solo nelle modalità Av, Tv ed M, di conseguenza ne sono escluse le modalità scena e P (anche se su alcuni modelli in modalità ripresa notturna fa eccezione se impostato il flash sulla prima tendina).
Un classico esempio sono le istantanee da turista dove c’è qualcuno in piedi di fronte ad un panorama notturno. Se usate un tempo troppo breve, il vostro amico sarà dritto in piedi di fronte ad un fondale completamente nero (a meno che non ci siano fonti di luce abbastanza forti o stiate usando una sensibilità di sensore o pellicola sufficientemente alta). Senza scomodare queste regolazioni di compromesso o cercando fortuna con gli ambienti, potete ottenere una foto con lo sfondo esposto adeguatamente semplicemente rallentando i tempi di esposizione.
Naturalmente oltre certi limiti (variabili in base a focale ed alla presenza di stabilizzatori) si rende necessario l’utilizzo di un cavalletto per evitare di trovarsi con immagini mosse, specialmente quando si rallenta oltre al 1/15 di secondo.
In alcuni casi l’utilizzo di tempi lenti aiuta ad enfatizzare il dinamismo della foto. A volte combinare un otturatore lento ed un lampo flash permettono di ottenere effetti di movimento molto interessanti. A volte è difficile pronosticare la resa, ma sicuramente vale la pena sperimentare (specialmente da quando non si spreca più pellicola). Un esempio calzante sono i giocolieri che utilizzano strumenti infuocati. Il lampo congela il movimento, mentre l’otturatore lento cattura i disegni proiettati dal fuoco (per ottenere i risultati migliori occorre tenere presente la teoria sulla temperatura della luce).
4.6 Il tempo sincro-X (X-sync)
La sincronizzazione è un parametro critico per la fotografa flash. Il lampo del flash è estremamente breve (in termini di millisecondi), e deve essere emesso quando l’otturatore è completamente aperto. Se il lampo viene lanciato mentre l’otturatore si sta aprendo o si sta già chiudendo l’immagine non risulterà correttamente esposta.
Le moderne reflex (SLR) analogiche o digitali che siano, sono equipaggiate con un otturatore dotato di una coppia di tendine che si aprono e chiudono davanti al supporto sensibile su cui verrà registrata l’immagine. Gli otturatori moderni scorrono verticalmente in modo da percorrere il tragitto più corto possibile (il movimento orizzontale è il 50% più lungo in virtù del formato 3 : 2, quindi più lento), e sono suddivise in più segmenti per rendere l’apertura/chiusura il più rapida possibile. Quando si impiegano i tempi più rapidi, le due tendine si muovono quasi contemporaneamente costituendo uno “spiraglio” mobile attraverso il quale la luce impressiona il sensore o la pellicola.
Tutto questo si presenta come un problema quando si utilizza il flash. Poiché il lampo di un flash elettronico è più rapido del movimento di qualsiasi otturatore meccanico, se solo una parte del piano focale è aperta nel momento in cui viene emesso il lampo, solo una parte dell’immagine sarà esposta.
In base al modello di fotocamera, ci troviamo davanti a diversi tipi di otturatori, alcuni più veloci di altri, ma tutti hanno un tempo di esposizione oltre il quale non è possibile esporre l’intera immagine nello stesso istante. Questo tempo è detto sincro-X (X-sync), chiamato a volte flash sync.
4.7 Velocità sincro-X massima sui corpi EOS
1/90 di secondo:
[cit]La maggior parte delle EOS amatoriali e/o di fascia bassa e medio-bassa. Questi modelli sono contraddistinti dalla sigla a quattro cifre (come la serie 1000 o 3000) o a tre cifre (sono escluse la 100, le 6xx e le 700/750/850), note anche come serie Rebel negli Stati Uniti o Kiss in Giappone.
In realtà, la maggior parte di queste fotocamere sono fisicamente in grado di raggiungere il tempo massimo di 1/125 di secondo, ma sono state programmate in modo da non oltrepassare il tempo di 1/90 di secondo. Non è del tutto chiaro il perché di questa limitazione, ma ci sono alcune teorie in merito. La prima sostiene che sia una scelta prettamente commerciale dettata dalla volontà di non mettere in concorrenza le fotocamere di fascia bassa con quelle di gamma media. La seconda, invece, porta avanti la tesi che sia stata una scelta conservativa per compensare eventuali tolleranze di durata del lampo flash. In questo secondo caso Canon avrebbe limitato il tempo sincro X per non rischiare l’insoddisfazione dei propri clienti in caso di sincronizzazioni incomplete.
Sta di fatto che non è possibile aggirare questa limitazione con alcun flash dedicato in grado di comunicare con il sistema di misurazione TTL/A-TTL/E-TTL. Ma se state usando dei flash esterni (comandati da sistemi ottici o via radio) oppure un adattatore per connettere flash esterni con cavi PC in modo da scavalcare il sistema di misurazione, potreste essere in grado di raggiungere il tempo di 1/125. Purtroppo per sapere se la vostra fotocamera ne è veramente in grado è necessario svolgere dei test empirici.[/cit]
1/125 di secondo.
[cit]Fotocamere EOS analogiche di fascia media. Sono le EOS il cui nome è indicato da due cifre (come la 10 e la 50, la serie Elan negli Stati Uniti) e la maggior parte delle EOS di prima generazione (serie 100, 6xx, 7xx e 850). Rientra in questa categoria la EOS IX 7 (APS), probabilmente limitata in maniera analoga ai modelli indicati al paragrafo precedente.[/cit]
1/180 di secondo.
[cit]Fa parte di questa categoria la nuova full-frame entry level di casa Canon, la EOS 6D[/cit]
1/200 di secondo.
[cit]Analogiche semi-professionali e le più recenti amatoriali digitali compresa la nuova mirrorless EOS M. Sono i corpi analogici indicati dal nome a cifra singola tranne la 1 (EOS 5 e 3). Inoltre le EOS digitali di fascia media ed alcune amatoriali sono capaci di questo tempo, In questa famiglia fa eccezione la serie 5D (I, II o III) che sono corpi professionali. Categoria a parte sono le fotocamere EOS IX (formato APS) che grazie all’otturatore di dimensioni inferiori alla norma raggiungono questo tempo di sincronizzazione.
Analogamente alle vecchie amatoriali analogiche, alcune fotocamere di questa “famiglia” hanno la stessa caratteristica di essere limitate via software, ed analogamente si potrebbe aggirare il limite grazie ad attrezzatura flash manuale (fino ad 1/250 di secondo). Naturalmente anche in questo caso è necessario testare in maniera empirica i corpi macchina in questione.[/cit]
1/250 di secondo.
[cit]Corpi analogici professionali e/o di fascia alta e digitali semi-professionali e professionali. Sono principalmente le serie 1, come la Serie EOS-1, 1N, 1v, 1Ds, 1D Mark II, 1Ds Mark II, 1Ds Mark III, 1D X e 1D C. In epoca digitale si sono aggiunte a questa categoria i corpi xxD e la 7D[/cit]
1/300 di secondo.
[cit]EOS-1D Mark III ed EOS-1D Mark IV.[/cit]
1/500 di secondo.
[cit]La EOS-1D è in grado di raggiungere tempi di esposizione di 1/16.000 di secondo e il tempo sincro-X di 1/500 di secondo. Questo era possibile grazie al fatto che normalmente l’otturatore e la velocità sincro-X sono controllate elettronicamente dal sensore CCD e non dall’otturatore meccanico. La 1D è dotata anche di un otturatore meccanico, ma viene usato per la posa B. I successivi modelli 1D/Ds basati su sensori CMOS hanno otturatori e tempi sincro-X più “normali” (rispettivamente 1/8.000 e 1/250~300 di secondo), le prestazioni eccezionali della 1D erano dovute solo al sensore CCD.[/cit]
Nota: tutte le fotocamere EOS impediscono l’impostazione accidentale di tempi di esposizione troppo rapidi se non supportati da un’unità flash in grado di gestire la modalità FP (solo nel caso si disponga di corpo e flash compatibili con il sistema E-TTL, le altre rimangono legate al tempo dichiarato).