7.10 Bracketing dell’esposizione flash (FEB)
I più recenti flash per sistema EOS di fascia alta (550EX, 580EX, 580EX II, i 600EX, MR-14EX e MT-24EX) supportano il bracketing dell’esposizione flash. Si tratta di una funzione specifica del flash e le brossure di Canon dichiarano che è compatibile con tutte le EOS eccetto le 650, 620, 750, 850 ed EF-M.
Il FEB è concettualmente è simile al bracketing dell’esposizione automatica (AEB), solo che anziché cambiare l’esposizione della luce ambientale, esegue i tre scatti (compensazione 0, positiva e negativa) variando l’emissione del flash. Si può scegliere se applicare valori di compensazione in mezzi stop o in terzi. La FEB si auto-disattiva dopo aver effettuato la sequenza di tre scatti e può essere utilizzata in combinazione con le funzioni FE-L e FEC.
7.11 Abilitare la sincronizzazione sulla seconda tendina
Anche questa opzione dipende dal corpo macchina e flash impiegati. Inizialmente Canon inserì questo controllo sui flash esterni, poi cambiò politica e spostò l’opzione sul corpo macchina. Quindi se avete o no a disposizione la sincronizzazione sulla seconda tendina dipende da una complicata serie di “permutazioni”.
Molti Speedlite di fascia media e alta sono corredati di un pulsante o un interruttore che abilitala sincronizzazione sulla seconda tendina. Normalmente la funzione è indicata da una serie di triangoli (>>>) o dalla parola SYNC. Per fare un esempio, sui 430EZ e 540EZ, questa funzione si attiva premendo contemporaneamente i tasti + e -, e il simbolo dei tre triangoli appare sul display LCD. Al contrario sui 300EZ e 300TL c’è un piccolo interruttore che imposta la sincronizzazione sulla prima o seconda tendina.
Molti corpi macchina professionali e semi-pro a partire dalla EOS 5 hanno una funzione personalizzata per specificare quale sincronizzazione applicare. L’eccezione è sempre la EOS 100 che con questa impostazione controlla il flash integrato ma non quello esterno. Nel caso di una fotocamera dotata di impostazione personalizzabile in accoppiata con un flash dotato di comandi integrati, è consigliabile usare il controllo del flash.
Le fotocamere di fascia bassa come la EOS 1000 o la serie con nome a tre cifre non sono dotate di impostazioni sulla sincronizzazione integrate nel corpo macchina, di conseguenza per godere della sincronizzazione sulla seconda tendina bisogna fare affidamento su di un flash che sia dotato dei comandi necessari.
La sincronizzazione sulla seconda tendina non può essere usata nelle modalità scena, ma solo nei programmi P, Av, Tv ed M. Inoltre non può essere usata in combinazione con la modalità stroboscopica (presente solo sui flash di fascia alta) o con la sincronizzazione ad alta velocità perché combinarle assieme non avrebbe senso. Infine, la sincronizzazione sulla seconda tendina richiede sempre un flash Speedlite (o compatibile) dedicato e non funziona con il collegamento PC.
7.12 Lista degli Speedlite e delle fotocamere compatibili con la sincronizzazione sulla seconda tendina
NOTA: verificare queste informazioni non è semplice poiché si tratta di una caratteristica non sempre indicata nelle specifiche di delle fotocamere. Inoltre non possiedo tutte le fotocamere e i flash prodotti da Canon per controllare di persona. Penso comunque che la lista sia accurata, ma se trovaste degli errori vi prego di comunicarmelo.
Unità Speedlite che non supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina:
160E, 200E, 480EG e ML-3.
Unità Speedlite che supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina e sono dotati di comandi indipendenti:
300EZ, 420EZ, 430EZ, 430EX, 430EX II, 540EZ, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT, MR-14EX e MT-24EX.
Unità Speedlite che supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina quando montati su un corpo dotato di impostazione cf.n apposita tranne la EOS 100:
90EX, 220EX, 270EX, 270EX II, 320EX, 380EX, 420EX, 430EX, 430EX II, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT, MR-14EX e MT-24EX.
Fotocamere che non supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina in alcun caso:
EF-M, EOS 750 e EOS 850.
Fotocamere che non hanno comandi integrati appositi ma supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina in presenza di flash con comandi esterni:
EOS 650/620, EOS 700, la serie 1000, EOS 300, EOS 300V, EOS 500, EOS 500N, EOS 5000, EOS 3000, EOS 3000N, EOS IX, EOS IX 7 ed EOS 300D*.
Fotocamere con funzioni personalizzabili, ma senza l’opzione per la sincronizzazione sulla seconda tendina:
EOS 600, EOS-1, EOS-1N, EOS-1N RS, EOS RT ed EOS 10.
Fotocamere che supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina del flash integrato, ma che non comandano flash esterni:
EOS 100.
Fotocamere che supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina sia con comandi integrati, sia con flash esterni compatibili:
EOS 5, EOS 50/50e, EOS 30/33, EOS 30V/33V, EOS D30, EOS D60, EOS 10D, EOS 20D/20Da, EOS 30D, EOS 40D, EOS 50D, EOS 60D/60Da, EOS 7D, EOS 350D, EOS 400D, EOS 450D, EOS 500D, EOS 550D, EOS 600D, EOS 650D, EOS 1000D ed EOS 1100D.
Fotocamere che supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina ma non sono dotate di flash incorporato:
EOS-M, EOS 3, EOS-1v, EOS-1D, EOS-1Ds, EOS-1D Mark II, EOS-1D Mark IIN, EOS-1Ds Mark II, EOS-1D Mark III, EOS-1Ds Mark III, EOS-1D Mark IV, EOS 5D, EOS 5D Mark II, EOS 5D Mark III, EOS-1D X, EOS-1D C, EOS 6D.
LA T90 e lo Speedlite 300TL supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina, ma solo se usati assieme.
* La 300D per come usciva dalla fabbrica non era dotata di funzioni personalizzabili e quindi non poteva effettuare la sincronizzazione sulla seconda tendina se non con un flash esterno dotato di comandi indipendenti. Venne però trovata una maniera per aggiungere questo programma grazie ad una modifica firmware. In questa maniera è possibile rendere la 300D compatibile con questa funzione.
7.13 Avviso fuori portata
Il primo tipo di avviso sul fuori portata è presente solo sulle EOS 600, EOS-1 ed EOS RT. Dopo di queste, esso venne abbandonato per l’infrangimento di brevetti. Se il primo piano si trova troppo vicino o troppo lontano dal flash per poter essere illuminato correttamente, appare il segnale fuori portata. Se è troppo lontano nel mirino lampeggieranno i valori di tempo ed apertura, se è troppo vicino, lampeggierà il valore della distanza.
Il secondo tipo di avviso è stato integrato nel sistema di funzionamento del FE-L dei corpi di tipo A. Se dopo aver attivato il FE-L lampeggia un piccolo lampo nel mirino, allora siete troppo lontani dal soggetto.
7.14 Flash manuale
I flash Canon di fascia alta possono funzionare in modalità del tutto manuale, cosa che vi permette di scegliere il livello di potenza personalmente e quindi di poter lavorare senza per forza dover utilizzare i sistemi di misurazione automatica. Fate attenzione, la misurazione del flash manuale non è la stessa cosa dell’esposizione manuale (M) utilizzata per la luce ambientale. Nonostante questo, in genere, quando si lavora con il flash manuale si imposta anche la fotocamera in modalità manuale, e questo può creare confusione.
Tradizionalmente, le unità Flash manuali richiedono di fare dei calcoli per il loro impiego. Però gli Speedlite dotati di display LCD possono farli al vostro posto. Ecco come:
– Impostate la fotocamera in modalità Av o M. E’ possibile usare anche P o Tv, ma il valore di diaframma lampeggierà per segnalare un problema.
– Impostate il flash in modalità manuale e la scritta TTL o E-TTL diventerà M. In genere si fa semplicemente premendo il il tasto MODE.
– Premete i tasti + e – per regolare la potenza del flash. 1/1 significa potenza piena, 1/2 significa metà potenza e così via. Modelli di flash differenti hanno a disposizione una gamma di potenze differenti. consultate la lista a seguire per maggiori dettagli.
– Premete a metà il pulsante di scatto. Il flash mostrerà la distanza possibile in base all’apertura impostata. Sul 430EZ la distanza verrà mostrata in metri o piedi in base al mercato di vendita, altri modelli come il 580EX II permettono di scegliere l’unità di misura.
– Se siete in modalità Av, la velocità di esposizione verrà impostata dalla fotocamera e voi sceglierete il diaframma, In M avete la possibilità di scegliere entrambi i parametri di scatto.
– Regolate le impostazioni fino a che la distanza mostrata dal flash corrisponda con quella indicata dalla scala delle distanze dell’obiettivo (se il vostro obiettivo ne è sprovvisto dovrete stimarla in altro modo).
– Una volta che le regolazioni sono state effettuate potete scattare la foto.
Il flash non può eseguire questi calcoli se volete usare il lampo di rimbalzo, dovrete fare tutti i calcoli a mano. Ricordate che per questa tecnica non importa la distanza fra il flash ed il soggetto, ma la distanza che percorre il lampo dal flash fino alla superficie di riflessione e poi fino al soggetto. Dovrete poi anche calcolare la perdita di luce dovuta alla riflessione e che si può fare in modo esatto solo con molta esperienza oppure con un esposimetro per flash. Ricordate anche che il numero guida si riferisce sempre alla distanza in metri per 100 ISO.
Unità Speedlite dotate di controlli manuali:
90EX*, 270EX*, 270EX II*, 300TL, 320EX*, 420EZ, 430EZ, 430EX, 430EX II, 480EG, 540EZ, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT, MR-14EX e MT-24EX.
Unità Speedlite con due livelli di potenza manuali – MHi (piena potenza) e MLo (1/16):
300TL.
Unità Speedlite con livelli di potenza manuali regolabili da 1/1 a 1/16:
480EG.
Unità Speedlite con livelli di potenza manuali regolabili da 1/1 a 1/32:
420EZ e 430EZ.
Unità Speedlite con livelli di potenza manuali regolabili da 1/1 a 1/64:
90EX, 270EX, 270EX II, 320EX, 430EX, 430EX II, MR-14EX e MT-24EX.
Unità Speedlite con livelli di potenza manuali regolabili da 1/1 a 1/128:
540EZ, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX e 600EX-RT.
* solo se installato su una fotocamera digitale dotata di processore DIGIC III o successivo.
7.15 Livello dell’esposizione flash
Le fotocamere Canon professionali più recenti possono mostrare il livello di esposizione flash direttamente nel mirino. Quando premete il tasto FE-L la scala appare sul lato destro del mirino. tipicamente questa misura si esegue inquadrando un cartoncino grigio che riempia il cerchio al centro del mirino.
Il livello viene mostrato nella scala più a destra ed è utili per regolare manualmente la potenza del flash in modo da farlo combaciare con il livello di esposizione standard.
Fotocamere dotate della scala di misurazione dell’esposizione flash:
EOS 3, EOS-1v, EOS-1D, EOS-1Ds, EOS-1D Mark II, EOS-1D Mark IIN, EOS-1Ds Mark II, EOS-1D Mark III, EOS-1Ds Mark III, EOS-1D Mark IV, EOS-1D X, EOS-1D C.
7.16 Modalità scatto rapido
I flash elettronici funzionano caricando un condensatore e poi rilasciando l’energia caricata per produrre un breve lampo. Questo processo prende il nome di tempo di ricarica (recycle time), ed impiega alcuni secondi. Sulle unità più potenti può essere un problema se è necessario scattare molte foto in rapida successione come accade ai matrimoni.
Molti flash per EOS hanno la capacità di emettere il lampo anche se non completamente carichi (assecondando la teorica secondo cui è meglio fare uno scatto a bassa potenza che non farlo del tutto). I flash dotati di questa capacità hanno la spia ready (o “PILOT”) illuminabile di due colori. Rosso se la carica è completa, e verse se non completa ma sufficiente per scattare.
Usare un flash senza scatto rapido può essere molto frustrante, infatti, è molto più semplice di quanto sembri scattare due foto in rapida successione e trovare la seconda sottoesposta.
Lo scatto rapido non funziona se la fotocamera è impostata sulla raffica, se il flash è impostato in manuale a piena o metà potenza o in modalità stroboscopica (multi). Il 430EZ non funziona in questa modalità se non è collegato ad un pacco batteria esterno.
Unità Speedlite dotate di scatto rapido:
160E, 300EZ, 430EZ, 480EG, 540EZ, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX e 600EX-RT.
Unità Speedlite NON dotate di scatto rapido:
90EX, 200E, 220EX, 270EX, 270EX II, 300TL, 320EX, 380EX, 420EX, 430EX, 430EX II, ML-3, MR-14EX e MT-24EX.
7.17 Flash stroboscopico
Nella fotografia con il flash, il termine stroboscopico (multi) indica una tecnica in cui vengono emessi una serie di brevi lampi durante l’esecuzione di una singola esposizione. Il risultato, per esempio, può registrare una mezza dozzina di passi di danza di un ballerino, ed ognuno sarà impresso nella stessa foto come se si trattasse di esposizioni multiple.
Per scattare foto stroboscopiche vi serve una stanza molto scura con pareti che riflettano meno luce possibile, se le pareti fossero chiare, i riflessi dei lampi si accumulerebbero annegando il soggetto nella luce. Probabilmente sarà anche necessario fare delle prove per determinare quale sia la giusta velocità degli impulsi e la loro intensità. Se state usando una fotocamera analogica è consigliabile usare una pellicola negativa e non una invertibile, questo perché la prima ha una latitudine di posa maggiore ed aiuta a compensare i piccoli errori.
7.18 Impostare il flash stroboscopico
I flash di fascia alta di Canon sono dotati di modalità stroboscopica, e si attiva premendo il tasto MULTI sul dorso del flash stesso.
E’ possibile indicare la cadenza dei lampi in Hertz (cioè lampi per secondo), in alternativa gli Speedlite 5xx e 600 consentono anche di specificare il numero esatto di lampi per l’esposizione. I serie 4xx non lo permettono e di conseguenza è necessario calcolare a mano in base alla durata dell’esposizione ed agli Hz quanti lampi potrete catturare. La frequenza massima dei lampi varia in base al modello, ma in linea di massima varia dai 5 ai 199 Hz (con alcune eccezioni). Anche la potenza varia in base al modello, il 430EZ ed il 540EZ, ad esempio, possono funzionare in maniera stroboscopica solo ad 1/4 di potenza o altro valore inferiore. Naturalmente non si può usare la modalità strobobscopica sulla seconda tendina, e naturalmente c’è una spiegazione tecnica a queste limitazioni. Non si può emettere una grande quantità di lampi alla massima potenza semplicemente perché non ci sarebbe il tempo di ricaricare il condensatore. Per questo il manuale del flash include una tabella che indica la massima potenza ottenibile in relazione al numeri dei lampi consecutivi. C’è inoltre il rischio di surriscaldamento e quindi di danneggiare il flash se vengono effettuare troppe raffiche di lampi consecutive, per questo i sono presenti dei sistemi di blocco che si attivano quando la temperatura diventa troppo alta ed impediscono spiacevoli sorprese.
Una volta regolato il flash, occorre impostare la fotocamera su M e scegliere il tempo di esposizione adeguato a cogliere tutta l’azione, impostate il diaframma più appropriato (in questo modo il flash vi mostrerà anche la distanza massima di lavoro quando premete il pulsante di scatto a metà). La potenza del flash e il diaframma devono coincidere con la distanza di messa a fuoco.
La modalità stroboscopica non funziona con le EOS 700, EOS 750, EOS 850 ed EF-M.
Unità Speedlite dotate di modalità stroboscopica:
420EZ, 430EZ, 540EZ, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX e 600EX-RT.
Range di frequenze:
420EZ: 1-5 Hz
430EZ: 1-10Hz
540EZ: 1-100Hz
550EX, 580EX e 580EX II: 1-199 Hz
600EX e 600EX-RT: 1-500 Hz (1-199 Hz se usato come slave ottico)
7.19 Conferma dell’esposizione flash
Da non confondere con la compensazione dell’esposizione flash. Alcune Nikon hanno un sistema di conferma molto pratico, un piccolo LED si illumina dentro al mirino quando l’esposizione flash è giudicata corretta (cioè è stata registrata una quantità minima di luce riflessa). Purtroppo, per ragioni di brevetti, questa soluzione non può essere applicata sulle Canon.
La cosa più simile che si può trovare nel mondo Canon è una spia collocata sul corpo del flash e che si comporta nella stessa maniera. In realtà non ha molto senso visto che per vederla si è costretti ad allontanare la testa dal mirino, ma almeno c’è.
Ricordate però che c’è una grossa limitazione, il LED si illumina anche quando l’immagine risulta sovraesposta. Il suo unico scopo è quello di giudicare se l’immagine risulterà sottoesposta. Quindi il fatto che la luce si illumini non garantisce che la foto sia buona.
Unità Speedlite dotate di spia di conferma:
480EG, 540EZ, ST-E2 (trasmettitore), ML-3 e tutti i modelli della serie EX (tranne il 270EX, 270EX II e 320EX).
7.20 Controllo remoto wirelss
Come scritto sopra, molti produttori terzi fabbricano sistemi si controllo wireless e in risposta, molte unità E-TTL di Canon, sono in grado di funzionare senza fili, più o meno come fece Minolta, che fu il pioniere in questo ambito. Però la particolarità del sistema di Canon è che le sue unità E-TTL impiegano segnali ottici al posto di quelli radio (questo sistema è stato introdotto solo da pochi mesi al momento in cui stiamo scrivendo).
Sfortunatamente i termini master e slave sono utilizzati anche in questo ambito. Purtroppo la terminologia tecnica è un po’ povera quando si tratta di sistemi di controllo, e Canon ha scelto questi termini, per cui non resta che adeguarsi.
Come lavora il sistema E-TTL wireless
Il wireless di Canon è basato su impulsi luminosi codificati digitalmente (il segnale può essere rosso o infrarosso, dipende dall’unità master) utilizzati per trasmettere i comandi dall’unità master alle slave. Essendo un sistema di comunicazione digitale, esso è immune dagli errori di attivazione che possono capitare con i sistemi analogici (vedi sopra), a meno che non ci siano nei paraggi altri fotografi che stiano usando anch’essi il sistema wireless sullo stesso canale.
L’E-TTL wireless, a differenza di molti sistemi di terze parti, non utilizza segnali radio (fino a Marzo 2012), ma ottici, di conseguenza non si possono inviare impulsi a grande distanza come può essere necessario su un campo sportivo. Un segnale infrarosso può essere interrotto da muri, tavoli o qualsiasi oggetto si possa interporre fra trasmettitore e ricevitore. Ma è l’ideale per dei piccoli set-up rapidi e portatili o in piccoli spazi. Canon scelse di implementare il sistema ottico perché più economico e non è sottoposto a restrizioni, certificazioni ed approvazioni in ogni mercato in cui avrebbero dovuti vendere i propri prodotti.
Questo sistema wireless richiede la presenza di almeno due unità, una master collegata alla fotocamera (direttamente o con cavo prolunga) ed una slave per illuminare la scena (o più di una naturalmente). Alcuni corpi macchina sono dotati di sistema di controllo integrato e quindi non necessitano di una unità master. Questa categoria di corpi attualmente (Autunno 2012) comprende la EOS 7D, la 60D/Da, la 600D e la 650D.
Essendo i segnali inviati otticamente, è necessario che tutte le unità slave “vedano” la master. In ambienti chiusi si può fare affidamento sulla riflessione sulle pareti, ma all’aperto o in sale di grandi dimensioni occorre fare più attenzione alla posizione dei ricevitori che devono essere girati verso il master. A questo proposito viene in aiuto la testa girevole di cui sono dotati la maggior parte degli Speedlite, la quale permette di indirizzare il lampo in ogni direzione mantenendo il ricevitore verso l’unità master. Naturalmente si può usare un cavo prolunga per posizionare il master in una posizione migliore rispetto a dive si trova la fotocamera.
Mentre le unità sono in modalità slave, la luce ausiliaria AF lampeggia per segnalare che l’unità è attiva. In qualche caso può risultare fastidiosa, ma non essendoci altra funzione per questa spia quando il flash lavora in slave, essa si può coprire con del nastro scuro, purché si faccia attenzione a non coprire il sensore di ricezione. Molte unità EX hanno un semplice interruttore per selezionare la modalità di funzionamento (normale o slave), ma il 580EX II utilizza un complicato menù per definire la funzione necessaria. Questa geniale soluzione per contenere i costi di produzione si traduce spesso in difficoltà operativa nelle situazioni che richiedono velocità come i matrimoni.
La distanza dalla quale è possibile trasmettere i segnali varia in base a parecchi parametri fra cui l’angolazione con cui si usa il master o se si lavora in esterni o in interni, ma non solo. Prendiamo il caso del 550EX, esso per inviare i segnali utilizza la potente lampada principale a luce bianca, di conseguenza ha una portata molto maggiore dello ST-E2, che per lo stesso scopo impiega una lampada più piccola e coperta da un vetrino che filtra la luce per ottenere lampi infrarossi.
Il 550EX, ufficialmente, gode di una portata di 8~10 metri (25~30 piedi) quando si trova in esterni, con un angolo di copertura orizzontale di circa 80° e verticale di 60°, il che fa pensare che la parabola zoom sia impostata a 24mm. Naturalmente potete anche modificare le impostazioni della parabola in modo da ampliare (perdendo potenza) o stringendo (concentrandola) l’angolo di copertura.
Per quanto riguarda lo ST-E2 ci sono dati contrastanti. Secondo le specifiche fornite da Canon USA la sua portata è la stessa del 550EX (il che appare molto più che ottimistico), mentre secondo Chuck Westfall (sempre di Canon USA), la portata sarebbe di circa 3,5~5 metri (12~15 piedi) con un angolo di copertura orizzontale di 40° e verticale di 30°.
Gli impulsi di controllo provenienti dall’unità master sono inviati in vari momenti prima dell’esposizione. Ecco la sequenza operativa:
– Il fotografo preme a metà il pulsante di scatto.
– Viene misurata le luce ambientale.
– Il fotografo preme il pulsante di scatto fino in fondo.
– L’unità master invia un impulso al gruppo A con l’ordine di emettere un pre-lampo a bassa potenza.
– Le unità del gruppo A emettono il pre-lampo che la fotocamera registra e utilizza i dati per la misurazione valutativa.
– L’unità master invia un impulso al gruppo B con l’ordine di emettere un pre-lampo.
– Le unità del gruppo B emettono il pre-lampo che la fotocamera registra.
– L’unità master invia un impulso al gruppo C con l’ordine di emettere un pre-lampo.
– Le unità del gruppo C emettono il pre-lampo che la fotocamera registra.
– La fotocamera calcola come come sarà la potenza del lampo effettivo, basandosi sui dati forniti dai pre-lampi dei gruppi slave e sulle eventuali impostazioni di compensazione/rapporti inserite dal fotografo.
– La fotocamera solleva lo specchio ed apre l’otturatore.
– L’unità master ordina ai gruppi di slave si scattare simultaneamente.
– Tutte le unità slave emettono il lampo in base ai dati forniti dall’unità master. Se l’unità master ne è in grado (quindi non lo ST-E2) emetterà il lampo anch’esso.
– La fotocamera chiude l’otturatore ed abbassa lo specchio.
Naturalmente ci possono essere variazioni nella sequenza se vengono utilizzate le funzioni AE-L o FE-L e/o la modalità stroboscopica, ma questa è la sequenza di base.
Ovviamente tutto ciò che è stato descritto avviene in una frazione di secondo, tanto che l’osservatore umano può notare i pre-lampi, ma non è in grado di distinguerli nel tempo.
Usare l’E-TTL wireless.
Si sceglie uno dei quattro canali di comunicazione disponibili e ogni unità va collocata in uno dei tre gruppi (A, B o C). I vari canali disponibili servono per prevenire interferenze nel caso ci sia più di un set-up di Speedlite nello stesso ambiente, ed i tre gruppi invece servono per poter gestire sorgenti di luce ad intensità differenti (cioè definendo dei rapporti, ma solo alcune fotocamere possono gestirli). Quando il sistema wireless viene usato con una qualsiasi fotocamera di tipo A, si hanno a disposizione tutte le funzioni E-TTL come il FE-L, sincronizzazione ad alta velocità, ecc.
Non c’è limitazione imposta al numero di unità all’interno di ogni singolo gruppo. Questo perché la comunicazione avviene solo in una direzione (dal master agli slave). Ogni unità slave resta semplicemente in attesa di un comando e il master sa solo quanta luce viene emessa con il pre-lampo, quindi potete utilizzare tante unità slave quante ve ne consente lo spazio in cui lavorate (o il vostro budget). L’unica cosa da tenere sotto controllo è la funzione SE (save energy), che causerà lo spegnimento del flash slave dopo un certo periodo di inattività (consultate la sezione apposita per maggiori dettagli).
Se avete il dubbio che le unità slave siano fuori portata, potete verificarlo premendo il tasto PILOT sul flash master. A seguito di questo impulso i flash emetteranno un lampo seguendo l’ordine dei gruppi, prima il gruppo A poi il B ed infine il C. Se la vostra fotocamera è dotata della funzione per emettere la luce modellante, potete usare anche questa funzione per vedere un anteprima di come verranno le foto.
Gli Speedlite 550EX, 580EX, 580EX II, i 600EX e gli integrati delle fotocamere compatibili possono disabilitare la lampada principale, in questo modo comanderanno gli slave senza portare modifiche al set-up delle luci. Oltre a questo, le unità dotate di testa zoom (420EX, 430EX, 430EX II, 550EX, 580EX, 580EX II e i 600EX) si posizionano automaticamente alla focale di 24mm, però la maggior parte di essi
permettono anche l’impostazione manuale (sostanzialmente ne è escluso solo il 420EX).
E’ possibile usare il sistema di controllo wireless anche con i corpi di tipo B, ma SOLO se impostate manualmente la potenza delle singole unità (ricordate che modelli come il 420EX, il 270EX o il 320EX non sono dotati di comandi, perciò funzioneranno solo a
piena potenza). Il set-up risulta più complesso, ma funziona. Tutto questo perché il sistema è progettato per funzionare con i protocolli E-TTL, non con i TTL e gli A-TTL.
Rapporti di potenza.
I recenti corpi di tipo A di fascia alta sono in grado di supportare differenti rapporti di potenza fra i gruppi di flash (facendo questa premessa, appare evidente che si tratta di un concetti differente dai rapporti del flash di riempimento). Se la vostra fotocamera è compatibile con le impostazioni del rapporto (ratio), potete definire quali sono i rapporti di potenza fra i gruppi di slave A e B. Il rapporto A : B si può impostare da 1 : 8 a 1 : 1 a 8 : 1 con incrementi di mezzo stop, per un totale di 6 stop di ampiezza suddivisi in 13 passi (1/8 i luce equivale a -3 stop, mentre 8 volte equivale a +3 stop). Gli Speedlite 550EX, 580EX, 580EX II e i 600EX sono in grado anche di specificare anche la compensazione del terzo gruppo (il C) in modo indipendente.
Questa compensazione si può regolare da -3 a +3 stop (con incrementi di 1/3 di stop)
rispetto al rapporto A : B.
I vari 550EX, 580EX e 580EX II e 600EX, quando funzionano da unità master, sono automaticamente inseriti nel gruppo A. Se volete modificare un rapporto fra diverse unità, accertatevi di averle assegnate ad un gruppo diverso (il B ad esempio).
Anche i due flash macro MR-14EX e MT-24EX supportano i protocolli wireless, ed entrambi possono funzionare da unità master, ma non nel modo che ci si può aspettare. I flash macro sono dotati di due lampade distinte, una di esse viene
assegnata al gruppo A e l’altra al gruppo B (ci sono indicazioni sul corpo del flash) e il controller consente di stabilire il rapporto fra la potenza delle due lampade (se la vostra fotocamera lo consente). Potete poi assegnare altre unità al gruppo C e
regolare la compensazione di queste unità rispetto ai gruppi A e B (che sono le due lampade del flash macro). Potete anche cambiare le funzioni personalizzabili del flash per il controllo delle unità slave, ma i gruppi A e B saranno sempre collegati alle lampade interne.
Sfortunatamente la prima generazione dei corpi di tipo A sono in grado di supportare la tecnologia wireless, ma non possono gestire il controllo dei rapporti (tutti i flash gestiti dalla fotocamera forniranno lo stesso livello di potenza). Comunque se come
slave state utilizzando delle unità di fascia alta (come il 550EX ed i successivi) potete regolare manualmente la compensazione sulle singole unità tramite il pannello comandi, ottenendo un parziale controllo sul rapporto delle luci.
Un interessante beneficio dell’impiego dell’E-TTL wireless si sperimenta nella fotografia ad alta velocità. Se si vuole congelare il movimento di qualcosa (gocce d’acqua, insetti, ecc.) spesso si hanno problemi dovuti alla brevità del lampo ed alla relativa
massa potenza degli impulsi (pone un limite alla distanza massima). Quindi se avete a disposizione un solo flash montato sulla fotocamera questo limite può rivelarsi molto evidente. Se invece potete posizionare più flash attorno al soggetto e potete azionarli
simultaneamente grazie al controllo wireless, allora le cose si semplificano molto. E’ sicuramente una soluzione costosa, ma molto versatile.
Il trasmettitore ST-E2
Un elemento molto interessante del sistema wireless di Canon è sicuramente il trasmettitore ST-E2. E’ un accessorio compatto che si monta sulla slitta a caldo della fotocamera pensato per controllare le unità flash slave senza però produrre alcun lampo visibile che possa inquinare l’illuminazione della scena. Lo ST-E2 contiene una piccola lampada flash che viene usata per il controllo delle unità slave, ma è coperta da un vetrino che blocca quasi tutta la luce emessa lasciando passare solo i segnali infrarossi (IR). Questa caratteristica lo rende molto più discreto dei vari 550EX, 580EX (e successivi) perché l’occhio umano non è in grado di vedere questa luce.
Piccolo e molto pratico da trasportare, purtroppo non può mandare i segnali di comando lontano quanto gli altri dispositivi del sistema, inoltre l’ampiezza del segnale è inferiore. La sua portata è circa la metà di quella di un 580EX e si attesta intorno ai
3,5~5 metri (i dettagli sono descritti sopra), di conseguenza la sua utilità è in un certo senso relegata agli ambienti chiusi come dei piccoli studi. Oltre a tutto questo, il supporto ai rapporti di potenza è limitato al controllo dei soli gruppi A e B, non supporta il bracketing dell’esposizione flash (FEB) e per il funzionamento richiede delle batterie al litio anziché le più comuni ed economiche stilo (AA).
Fra i lati positivi c’è che esso contiene la luce rossa per l’assistenza dell’AF, cosa che lo rese un accessorio molto popolare fra i possessori di fotocamere come la EOS 30/33 o D30 e D60 che mancano di una vera e propria luce AF.
Svantaggi dell’E-TTL wireless
Nel complesso la tecnologia E-TTL wireless è utile e flessibile, ma soffre di alcuni
svantaggi. Eccoli.
– Per prima cosa, gli impulsi di controllo possono far scattare gli slave ottici analogici.
Si tratta di un problema di cui la tecnologia E-TTL soffre a prescindere. Sia la luce bianca che quella infrarossa emessa dalle unità master (che siano unità flash o lo STE2) possono ingannare tale attrezzatura, pertanto, se presente, è consigliabile
spegnerla.
– Secondo, trattandosi di segnali ottici, è necessario che il tragitto fra le unità master e slave sia libero e che le unità si vedano il meglio possibile. Purtroppo questo metodo di comunicazione limita molto la portata rispetto ai sistemi radio.
– Terzo, le unità alimentate a batterie sono molto poco potenti se comparate ai flash da studio e quindi non adatte a set-up particolarmente complessi o agli ambienti molto ampi.
– Lo ST-E2 non controlla unità assegnate al gruppo C.
– I flash in grado di inviare i segnali di comando (550EX e successe unità “ammiraglie”) utilizzano lampi di luce bianca per i propri impulsi, questo può risultare fastidioso (in realtà è un problema risolvibile mettendo un filtro sulla lampada per far
passare solo la lunghezza d’onda IR).
– Sesto, si tratta di una tecnologia non compatibile con la vasta maggioranza delle tecnologie di produttori terzi, questo impedisce di costruire configurazioni di flash wireless ibride.
– Sette, con l’eccezione di pochi modelli recenti (7D, 60D/Da, 600D e 650D) nessuna EOS può controllare le unità slave senza accessori esterni (flash o ST-E2).
– Ultimo, costruirsi un corredo di flash compatibili con la tecnologia E-TTL wireless è
piuttosto costoso.