Capitolo 2: Il sistema di misurazione flash utilizzato sulle Canon EOS
Il flash elettronico ha percorso molta strada da quando Harold “Doc” Edgerton, un ricercatore ed inventore americano, fece del moderno flash elettronico una realtà nel 1931, ma semplice o complesso, il principio di base del flash elettronico rimane invariato da allora. Si carica un condensatore di energia elettrica e poi si rilascia l’energia accumulata trasformandola in un lampo di luce della durata di una frazione di secondo tramite una lampada flash, ovvero un tubo di vetro riempita di gas inerte (Xeno).
L’emissione di luce cambia istantaneamente in risposta alla presenza o assenza dell’energia somministrata alla lampada, quindi il sistema primario di controllo sul lampo è la durata dell’impulso elettrico che è attivato/disattivato da un componente elettronico chiamato tririsistore. I flash elettronici manuali di vecchio tipo richiedevano di calcolare la distanza del soggetto da illuminare ed impostare la durata del lampo manualmente, era una procedura complicata e soggetta ad errori. Le moderne unità flash automatizzano questo processo grazie all’uso di elettronica controllata da un computer miniaturizzato.
2.1 Controllare l’esposizione flash
Nella fotografia “ordinaria”, si impiegano due metodi principali per regolare la quantità di luce ambientale che entra nella fotocamera al fine di esporre il sensore/pellicola: tempi di esposizione ed apertura del diaframma. Regolando la velocità dell’otturatore si incide sull’effettiva durata dello scatto, questo è possibile dal momento che con i tempi in gioco non si risente delle variazioni della luce ambientale. Regolando, invece, l’apertura del diaframma si modifica fisicamente la dimensione dell’apertura attraverso la quale la luce raggiunge il piano focale. Naturalmente esistono altri sistemi per regolare la quantità di luce come filtri, lenti aggiuntive, ecc., ma i due strumenti principali restano tempi e diaframmi.
Però, la fotografia con il flash è sensibilmente diversa dalla fotografia con luce continua perché coinvolge lampi di luce della durata di una piccola frazione di secondo. Il punto chiave da ricordare è proprio che in presenza del flash, la velocità dell’otturatore, normalmente, non produce effetti sull’esposizione del soggetto illuminato dal lampo (un’eccezione è la sincronizzazione ad alta velocità, ma verrà trattata nella apposita sezione). Questo è dovuto proprio al fatto che un otturatore che si muove meccanicamente non sarà mai in grado di regolare la durata di una luce che nasce e muore in periodi di tempo misurabili in millisecondi, quindi l’otturatore resta efficace solo per le parti dell’inquadratura illuminate dalla luce ambientale continua.
Facendo una carrellata, ci sono quattro metodi di base per controllare la quantità di luce emessa da un flash per impressionare il sensore o la pellicola:
1) Regolare l’apertura del diaframma. Ma questo metodo si ripercuote anche sulla luce ambientale, e questo significa che per limitare la luce di un soggetto vicino si pregiudica la resa degli elementi più distanti. In definitiva è un metodo scomodo da impiegare da solo;
2) Scegliere la distanza più opportuna alla quale collocare il flash per illuminare il soggetto scelto. L’intensità della luce emessa da una fonte puntiforme segue precise leggi fisiche, quindi può essere calcolata in maniera piuttosto precisa, ma, mentre in uno studio è pratica comune, quando ci si trova in situazioni “normali” può risultare scomoda, soprattutto se si pensa di spostare il flash ad ogni scatto. Inoltre spostare la sorgente luminosa rispetto al soggetto altera le dimensioni relative della lampada che in caso di allontanamento risulterà più piccola (luce più dura). Viceversa se si avvicina sarà più grande (luce più morbida);
3) Potete installare diffusori o riflettori fra il flash ed il soggetto, che purtroppo sono scomodi da trasportare utilizzare;
4) Potete regolare la durata esatta dell’impulso luminoso come descritto sopra, procedura che altera l’intensità della luce stessa. Quest’ultimo sistema è il metodo di controllo principale impiegato con i flash elettronici.
Questo è quello che i sistemi di misurazione flash fanno descritto in parole povere. E’ necessario regolare la durata del lampo in modo da ottenere l’esposizione corretta di sensore/pellicola così da produrre il risultato desiderato. Ma determinare la durata esatta del lampo non è facile, ed infatti, i produttori di fotocamere, negli anni hanno prodotto numerosi sistemi automatici per farlo.
2.2 I principi della misurazione flash
La misurazione flash ha requisiti molto differenti dalla misurazione della luce continua per le ragioni descritte sopra. La lettura della luce ambientale è effettuata prima dell’apertura dell’otturatore. Le fotocamere EOS, ad esempio, attivano l’esposimetro quando il pulsante di scatto viene premuto a metà. Ma il flash viene comunque lanciato dopo aver premuto completamente il pulsante di scatto. Questo significa che il lampo viene emesso quando lo specchio è già stato sollevato (oscurando i sensori dell’esposimetro) e l’otturatore è già stato aperto.
Esistono principalmente due metodi per la misurazione automatica del flash. Il primo prevede la misurazione del lampo così come viene emesso. Il secondo invece prevede l’emissione di un lampo di prova (detto pre-lampo) di bassa intensità e brillantezza nota, il cui scopo è quello di fornire i dati per calcolare il lampo principale prima che si apra l’otturatore.
Questi due sistemi di lettura sono impiegati nei sistemi automatici di misurazione flash di Canon. Il sistema TTL e A-TTL impiegano il primo, mentre i sistemi E-TTL sfruttano il secondo. Aggiungo che le unità flash compatibili con i sistemi E-TTL supportano la sincronizzazione flash ad alta velocità (modalità FP). Qui di seguito troverete la spiegazione di come queste tecnologie funzionano.
NOTA: Con l’avvento delle fotocamere EOS digitali, i sistemi TTL e A-TTL sono diventati definitivamente obsoleti, pertanto in questo ambito vengono impiegati solo i sistemi E-TTL ed E-TTL II.
2.3 Il sistema flash TTL (through the lens – attraverso le lenti) – Valido solo per le fotocamere analogiche.
Come scritto sopra, i primi flash elettronici richiedevano al fotografo di effettuare di persona i calcoli sulla distanza. Successivamente, con la prima generazione di flash automatici, si impiegarono dei sensori esterni per determinare il momento in cui si raggiungeva la corretta esposizione. Questi sensori, installati sul lato frontale del flash, si occupavano semplicemente di misurare la quantità di luce che, emessa dalla lampada ad essi collegata, veniva riflessa dal soggetto illuminato. Tglievano poi energia nel momento in cui la lettura indicava che era stata riflessa abbastanza luce per ottenere un’esposizione soddisfacente. Lo storico Vivitar 285 funzionava esattamente in questo modo.
Questi semplici sensori potevano essere tratti in inganno molto facilmente. Una causa di errori molto frequente, ad esempio, era il fatto che essi potevano avere un angolo di lettura maggiore o minore dell’angolo di campo dell’obiettivo impiegato. Per risolvere questi inconvenienti, già a metà degli anni ’70, Olympus introdusse la misurazione flash attraverso le lenti (TTL) con la OM-2. Canon introdusse la sua versione di questa tecnologia solo un decennio dopo con la T90 (1986), e solo in seguito ne fece una caratteristica standard sulla nuova line EOS. (La T90 fu l’unica fotocamera prodotta da Canon e non appartenente alla famiglia EOS dotata del sistema di misurazione flash TTL.)
La misurazione flash TTL impiegata da Canon misura la quantità di luce che, emessa dal flash stesso, rimbalza sul soggetto, entra nella fotocamera attraverso le lenti dell’obiettivo e va a colpire il piano focale. Bisogna però notare che in realtà la lettura non avviene direttamente sul piano focale, infatti, la luce effettivamente viene misurata da un sensore detto OTF (off the film – fuori dalla pellicola) dopo che essa è stata riflettuta dalla pellicola. Il lampo viene interrotto nel momento in cui il sensore determina che la luce emessa dal flash è sufficiente ad ottenere una corretta esposizione basandosi sulla supposizione che il soggetto presenti dei toni medi. Essendo le fotocamere EOS digitali sprovviste di pellicola, appare evidente perché esse non siano compatibili con questa tecnologia.
Per chi fosse curioso di vederlo, il sensore OTF è installato in profondità nel corpo macchina, ed è visibile se impostate la modalità di scatto B (bulb) e scattate con il dorso aperto. Esso appare come una piccola lente inclinata di 45° e puntata verso il piano focale. E’ collocato nella parte bassa del vano, nella zonali fronte alle tendine dell’otturatore. L’oggetto rettangolare con uno o più fori fatti a croce e collocato nelle sue immediate vicinanze è il modulo contenente il/i sensore/i AF.
La sequenza operativa del sistema TTL è la seguente:
– Premendo il pulsante di scatto a metà, la fotocamera effettua la lettura esposimetrica della luce ambientale come per un comune scatto. Il tempo di esposizione e il diaframma vengono impostati dalla fotocamera o dal fotografo in base alla modalità di funzionamento scelta (P, Av, Tv o M). In modalità P la fotocamera imposta la velocità di scatto fra 1/60 di secondo e il tempo sincro-X. Nelle altre modalità la fotocamera opera normalmente (eccezion fatta per alcuni modelli nei quali è possibile bloccare il la velocità di scatto al tempo sincro-X in modalità Av);
– Premendo a fondo il pulsante di scatto, la fotocamera solleva lo specchio ed apre l’otturatore esponendo la pellicola;
– L’unità flash invia corrente alla lampada ed illumina la scena. Il momento esatto in cui questo avviene dipende dall’impostazione di sincronizzazione scelta, sulla prima o sulla seconda tendina;
– La durata del lampo è regolata dal sensore OTF che effettua la misurazione basandosi sull’assunto che la scena abbia toni medi. Se la foto viene scattata con una luce ambientale molto forte (10 EV o più brillante) viene attivata la funzione automatica di riduzione del riempimento (alcuni corpi macchina possono disattivarla attraverso le funzioni personalizzate), che può ridurre la potenza in uscita del flash da 0,5 a 1,5 stop;
– Appena si determina che il soggetto principale è adeguatamente illuminato (procedura effettuata misurando in tempo reale il lampo riflesso dalla pellicola), il flash toglie energia alla lampada disattivandola;
– L’otturatore resta aperto in base al tempo impostato;
– L’otturatore si chiude e lo specchio si abbassa. Se il flash ne è dotato, e l’esposizione viene giudicata adeguata, la spia di conferma si accende.
NOTA: dal momento che la misurazione della luce si basa sulla riflessione di quest’ultima sulla pellicola, è possibile che la reazione del sensore venga influenzata da tipi differenti di emulsioni e dalle loro differenti proprietà riflettive. Secondo Henry Posner di B&H, tutte le fotocamere dotate di misurazione flash TTL sono calibrate per lavorare con le caratteristiche tipiche delle pellicole negative a colori e possono verificarsi delle sottili differenze nella lettura se vengono impiegate delle pellicole diapositive. Considerando che queste ultime hanno una latitudine di posa molto ridotta, questa caratteristica potrebbe diventare un problema per alcuni fotografi.
Fotocamere dotate di sistema di misurazione flash TTL:
Canon T90 e quasi tutte le EOS analogiche eccetto la EF-M e la EOS 300X (Rebel T2/Kiss 7). Le uniche fotocamere digitali compatibili sono quelle della serie Kodak DCS (o analoghe marchiate Canon).
Unità flash che supportano il sistema Canon TTL:
I seguenti Speedlite contrassegnati con la lettera “E” più il 300TL ed il trasmettitore ST-E3-RT: 160E, 200E, 480EG, 300EZ, 420EZ, 430EZ, 540EZ, 220EX, 380EX, 430EX, 430EX II, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT MR-14EX, MT-24EX, 300TL e ST-E3-RT;
I modelli 270EX, 270EX II, 320EX ed il trasmettitore ST-E2 non supportano il sistema Canon TTL.
2.4 Perfezionamenti del sistema TTL: il sistema AIM
La misurazione TTL è generalmente più affidabile dei sistemi basati su sensori esterni, nonostante ciò può comunque essere tratta in errore. Un soggetto particolarmente chiaro e riflettente, oppure una forte prevalenza di elementi bianchi nell’inquadratura possono rinviare un’eccessiva quantità di luce al sensore OTF provocando la precoce disattivazione del flash, e quindi la sottoesposizione della fotografia. Anche un soggetto decentrato può presentare inconvenienti simili, inoltre, un altro possibile problema è presentato dal fatto che la lettura della luce flash viene effettuata con lo specchio sollevato e questo impedisce alla fotocamera di “vedere” la luce ambientale, quindi nella pratica la luce totale della scena non viene misurata in maniera accurata.
Sulle sue fotocamere dotate di punti AF multipli, Canon perfezionò il sistema di misurazione TTL aggiungendo una una caratteristica chiamata AIM (Advanced Integrated Multi-point Control System – Sistema di Controllo Avanzato Integrato Multi-punto), che fondamentalmente è un sistema di lettura multi-segmento per luce flash (concettualmente simile al normale esposimetro per luce continua). La ragione di questa sofisticazione stava nella volontà di evitare il problema della cattiva esposizione se il soggetto era collocato in un lato dell’inquadratura, grazie alla facoltà di poter scegliere un punto di messa a fuoco decentrato ed effettuare la misurazione flash su di esso.
L’impiego del sistema TTL-AIM rende più fruttuoso selezionare un punto AF decentrato, anziché quello centrale utilizzando la tecnica della ricomposizione (a meno di poter contare sul blocco dell’esposizione flash, FE-L, che verrà illustrati più avanti). Ulteriori informazioni sul funzionamento del sistema AIM si troveranno alla sezione pattern della misurazione flash.
NOTA: Inizialmente Canon non indicava questa tecnologia con il termine AIM sulle sue documentazioni. AIM comparve solo a metà degli anni ’90, quindi se sul manuale della vostra fotocamera non compare questa dicitura, non significa che ne sia sprovvista.
Nikon migliorò il suo sistema di misurazione TTL incorporando le informazioni sulla distanza del soggetto nei suoi calcoli (il sistema è stato battezzato 3D). Per fare questo, esso si avvale dei dati sulla distanza dal soggetto a fuoco forniti dall’obiettivo. Canon non integrò una tecnologia simile fino al 2004 con l’introduzione del sistema E-TTL II. Nonostante questo, occorre ricordare che anche se i dati sulla distanza così raccolti sono molto importanti ai fini dei calcoli flash, perdono ogni valore quando si fa rimbalzare il lampo su una parete (o soffitto) oppure se si utilizzano diffusori o altri accessori perché la distanza che il lampo dovrà percorrere per raggiungere il soggetto sarà superiore (o comunque non diretta) rispetto a quella che fisicamente separa l’obiettivo dal soggetto.
2.5 Il sistema A-TTL (Advanced TTL, TTL Avanzato) – Valido solo per le fotocamere analogiche.
Il primo passo che Canon fece per migliorare la tecnologia di lettura TTL fu il sistema TTL avanzato (A-TTL).
Le unità Flash compatibili con il sistema A-TTL (solo gli Speedlite serie “EZ” ed il 300TL) emettono un breve lampo durante la fase di misurazione della luce (cioè quando il pulsante di scatto viene premuto a metà). La luce riflessa da questo lampo viene rilevata da un sensore collocato sul corpo del flash e i dati raccolti vengono utilizzati per determinare un’apertura del diaframma adatta ad ottenere un’adeguata profondità di campo, in modo particolare alle brevi distanze. Il lampo principale viene emesso dopo l’apertura dell’otturatore.
La sequenza operativa del sistema A-TTL è la seguente:
– Premendo il pulsante di scatto a metà, la fotocamera effettua la lettura esposimetrica della luce ambientale. Nelle modalità P e Tv il valore del diaframma per l’illuminazione della scena è calcolato e immagazzinato nella memoria. Nelle modalità Av ed M il diaframma è impostato dal fotografo;
– L’unità flash emette il pre-lampo (può essere un lampo vicino all’infrarosso proveniente da una lampada secondaria o luce bianca emessa dalla lampada principale, dipende dal modello di flash utilizzato e dalla modalità di impiego) in congiunzione con la misurazione ambientale in modo da calcolare approssimativamente la distanza che separa il flash dal soggetto. Nella modalità P viene calcolato il diaframma adeguato all’esposizione del soggetto principale;
– Quando il pulsante di scatto viene premuto fino in fondo, in modalità P i due valori del diaframma (ambiente e flash) vengono confrontati e la fotocamera generalmente sceglie il più chiuso dei due (specialmente se la distanza dal soggetto è molto breve). In modalità Tv il diaframma è impostato sui dati della luce ambientale, e nelle modalità Av ed M si impiega l’impostazione scelta dal fotografo;
– Se la foto viene scattata con una luce ambientale molto forte (10 EV o più brillante) viene attivata la funzione automatica di riduzione del riempimento (alcuni corpi macchina possono disattivarla attraverso le funzioni personalizzate), che può ridurre la potenza in uscita del flash da 0,5 a 1,5 stop;
– La fotocamera solleva lo specchio ed apre l’otturatore esponendo la pellicola;
– L’unità flash invia corrente alla lampada ed illumina la scena. Il momento esatto in cui questo avviene dipende dall’impostazione di sincronizzazione scelta, sulla prima o sulla seconda tendina;
– La durata del lampo è regolata dal sensore OTF nella stessa maniera descritta per il sistema TTL.
– L’otturatore resta aperto in base al tempo impostato;
– L’otturatore si chiude e lo specchio si abbassa. Se il flash ne è dotato, e l’esposizione viene giudicata adeguata, la spia di conferma si accende.
Fotocamere compatibili con il sistema di misurazione flash A-TTL:
Tutte le fotocamere che supportano il sistema TTL (vedi sopra).
Unità flash che supportano il sistema Canon A-TTL:
Tutti gli Speedlite contrassegnati con la sigla “EZ” più il 300TL: 300EZ, 420EZ, 430EZ, 540EZ e 300TL (solo per la T90)
2.6 Limitazioni del sistema A-TTL
Nonostante il suo nome, il sistema A-TTL non offre nulla in più rispetto al precedente TTL, anzi a volte è addirittura controproducente. Ad esempio con gli Speedlite 420EZ e 430 EZ, quando si usa il flash di rimbalzo, ogni volta che si preme a metà il pulsante di scatto, viene emesso un lampo accecante, il che è molto fastidioso quando si fotografano le persone. Anche i modelli dotati di lampada secondaria “semi-infrarossa” non risolvono il problema perché essa funziona solo quando la testa del flash è girata in avanti, infatti appena si modifica la sua posizione si ripresenta lo scenario già descritto sopra.
Come se questo non bastasse, molte fotocamere EOS in modalità Av, Tv ed M non utilizzano realmente il pre-lampo poiché (tranne che nella modalità P) il diaframma non viene regolato regolato automaticamente ai fini dell’esposizione flash. L’ultima aggravante è che, a differenza del successivo E-TTL, il pre-lampo non è neppure usato per il calcolo dell’intensità del lampo principale. In realtà, sui primi modelli di EOS (600, RT ed 1) lo scopo originario del pre-lampo era solo di fornire al flash le informazioni sull’effettiva portata del lampo principale (eccetto che nella modalità P).
Utile o meno, Canon dovette abbandonare la tecnologia A-TTL a causa dispute sui brevetti alla fine degli anni ’80, ma curiosamente il pre-lampo sopravvisse in molte unità compatibili A-TTL quasi come se fosse un qualche tipo di organo vestigiale.
E’ curioso notare che lo Speedlite 540EZ evita tutti questi problemi semplicemente passando dalla modalità A-TTL alla precedente TTL quando viene usato di rimbalzo. Di più, il 540EZ, diversamente dai modelli precedenti, non funziona in versione A-TTL neppure in modalità Av e Tv, come se Canon pensasse che i possessori di flash 540EZ non fossero interessati ad avere una 600, RT o 1.
Considerando che il sensore A-TTL è collocato sul corpo del flash, coperto solo da una piccola lente di plastica, è possibile che in presenza di filtri sull’obiettivo si possano generare errori di lettura. Questo perché il sensore non verrebbe coperto dal filtro in questione. Inoltre, parlando del sensore, è possibile che esso venga coperto da una mano mentre si scatta, o da qualche altro oggetto, oppure che possa essere ostacolato da un diffusore o altri accessori rendendo del tutto inutile questo strano sistema di misurazione.
In conclusione, la sofisticazione introdotta dal sistema A-TTL tende sempre a prediligere diaframmi più chiusi per ottenere profondità di campo più lunghe possibili, cosa che non sempre è desiderata perché genera quasi un effetto da macchina compatta. Obiettivamente, il sistema A-TTL è molto poco utile per le tecniche di illuminazione flash più complesse e raffinate ed è del tutto inutile nelle modalità Av, Tv ed M.
2.7 Il sistema E-TTL (Evaluative TTL – TTL Valutativo)
Nel 1995, con il rilascio della EOS 50, Canon introdusse una nuova tecnologia per la misurazione dell’esposizione flash: la E-TTL (TTL valutativa). Nonostante il principio base per il quale la misurazione del lampo avviene attraverso le lenti dell’obiettivo sia invariato, la tecnologia E-TTL è del tutto incompatibile con le precedenti e funziona in maniera del tutto differente. Il sistema E-TTL emette un pre-lampo di intensità e brillantezza nota, il quale viene riflettuto dalla scena inquadrata e poi misurato per ottenere i dati necessari ad emettere il lampo principale che sarà sufficientemente forte da ottenere un soggetto principale dai toni medi. Riassumendo, viene impiegato un pre-lampo, ma si sono accuratamente evitati i lati negativi del sistema A-TTL per due ragioni:
– Primo, perché il pre-lampo parte appena prima che l’otturatore si apra e non nel momento della lettura esposimetrica della luce ambientale, ed è realmente utilizzato per calcolare l’esposizione flash. (Alcuni di voi potrebbero essere sorpresi di scoprire che i flash E-TTL utilizzano due lampi. Questo perché utilizzando impostazioni normali essi sono così rapidi che ai nostri occhi risultano molto difficili da distinguere, ma se impostiamo la sincronizzazione sulla seconda tendina è possibile che il pre-lampo sia visibile prima che lo specchio si sollevi.)
– Secondo, il pre-lampo è analizzato dallo stesso circuito esposimetrico impiegato per la misurazione della luce ambientale, quindi (a differenza del sistema A-TTL) la misurazione avviene attraverso le lenti dell’obiettivo e di conseguenza è molto più difficile da ingannare. Non viene ingannato neppure dai lampi di rimbalzo e non legge nulla dalla superficie della pellicola, quindi non risente neppure della differenza fra una pellicola e l’altra. Purtroppo per i curiosi di prima, in questo caso non è possibile vedere i sensori poiché sono alloggiati all’interno del pentaprisma (o pentaspecchio per i modelli di fascia più bassa).
Il sistema E-TTL è generalmente superiore ai suoi predecessori anche quando effettua solo un lampo di riempimento. Grazie ai suoi algoritmi, nella fotografia diurna, si ottengono luci di riempimento più naturali. Inoltre la lettura E-TTL è collegata anche al punto AF selezionato, cosa che in teoria permette risultati migliori della maggior parte dei sistemi TTL multi-segmento (AIM). Il sistema E-TTL è dotazione standard su tutte le fotocamere EOS analogiche più recenti e su tutte le EOS digitali a partire dalla D30.
La sequenza operativa tipica del sistema E-TTL è la seguente (sono eccezioni l’impiego della funzione FE-L e l’impiego del trasmettitore senza fili):
– Premendo il pulsante di scatto a metà, la fotocamera effettua la lettura esposimetrica della luce ambientale. Velocità dell’otturatore e diaframma sono impostati in base alla modalità Scena o programma (P, Av, Tv o M) selezionata;
– Quando il pulsante di scatto viene premuto fino in fondo, l’unità flash emette immediatamente un lampo a bassa potenza dalla lampada principale (luce bianca);
– La luce riflessa del pre-lampo viene analizzata dallo stesso circuito valutativo della misurazione ambientale. Viene calcolata la potenza appropriata del lampo (cioè la sua durata) e il dato viene immagazzinato nella memoria. Le misurazioni di luce ambientale e flash sono comparate enfatizzando l’area del punto AF selezionato. Se si sta fotografando con messa a fuoco manuale verrà considerato il punto AF centrale o verrà applicata la misurazione a media pesata;
– Se la foto viene scattata con una luce ambientale molto forte (10 EV o più brillante) viene attivata la funzione automatica di riduzione del riempimento (alcuni corpi macchina possono disattivarla attraverso le funzioni personalizzate), che può ridurre la potenza in uscita del flash da 0,5 a 2 stop (devo però segnalare che l’algoritmo del flash E-TTL non è mai stato pubblicato, quindi nessuno fuori da Canon conosce in maniera assolutamente certa il suo funzionamento);
– La fotocamera solleva lo specchio ed apre l’otturatore esponendo la pellicola o il sensore;
– L’unità flash invia corrente alla lampada ed illumina la scena in base ai dati calcolati in precedenza. Il momento esatto in cui questo avviene dipende dall’impostazione di sincronizzazione scelta, sulla prima o sulla seconda tendina;
– L’otturatore resta aperto in base al tempo impostato;
– L’otturatore si chiude e lo specchio si abbassa. Se il flash ne è dotato, e l’esposizione viene giudicata adeguata, la spia di conferma si accende.
Fotocamere compatibili con il sistema di misurazione flash E-TTL:
Tutte le fotocamere EOS classificate come “Tipo A”.
Unità flash che supportano il sistema Canon E-TTL:
Tutti gli Speedlite contrassegnati con la sigla “EX” e i trasmettitori wireless: 90EX, 220EX, 270EX, 270EX II, 320EX, 380EX, 430EX, 430EX II, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT, MR-14EX, MT-24EX, ST-E2 e ST-E3-RT.
2.8 Limitazioni del sistema E-TTL
Il problema più grosso del sistema E-TTL è che il pre-lampo può far chiudere gli occhi a chi viene illuminato dal flash, risultando con gli occhi semi-chiusi nella fotografia. Normalmente i due lampi sono molto rapidi fra loro, ma resta comunque abbastanza tempo per iniziare a chiudere gli occhi. Il problema si acutizza in caso di sincronizzazione sulla seconda tendina con tempi lenti. Capita abbastanza spesso che nella foto di gruppo appaiano varie persone con gli occhi chiusi o semi-chiusi. Problemi simili possono capitare ai fotografi naturalisti, specialmente nelle foto di ornitologia. La soluzione migliore è eseguire manualmente il pre-lampo con la funzione FE-L, attendere un momento in modo che gli occhi siano di nuovo tutti aperti, e poi scattare la foto. Se decidete di utilizzare questa tecnica avvisate che ci saranno due lampi, altrimenti dopo il primo rischiate che qualcuno di giri o allontani pensando che la foto sia già stata scattata.
Un altro problema è che il pre-lampo può far scattare in anticipo i flash slave da studio dotati di fotocellula, causando l’errata esposizione o ingannare gli esposimetri per flash rendendo difficoltoso avere una lettura manuale precisa.
Più in generale, il sistema E-TTL è fortemente automatizzato, ma non è ben documentato per l’utente finale. Per la cronaca, come anticipato sopra, Canon non ha mai pubblicato i dettagli dell’algoritmo del riempimento automatico, ed ha richiesto vari esperimenti per capire come il sistema risponde. Inoltre ci sono relativamente poche opzioni o modalità selezionabili manualmente, tanto che molte unità non permettono la scelta manuale fra i sistemi TTL, A-TTL o E-TTL.
E-TTL è anche stato un problema per molti utilizzatori delle prime fotocamere EOS digitali a causa della modalità con cui si eseguiva la misurazione (si veda la sezione TTL ed E-TTL sulle EOS digitali). Alcuni di questi inconvenienti sono stati risolti con il sistema E-TTL II.
Infine, non tutte le funzioni sono supportate da tutte le fotocamere di tipo A e dalle unità flash compatibili E-TTL. Alcune funzioni come il funzionamenti wireless o la luce modellante richiedono fotocamere recenti come la EOS 3 o la EOS 30 e flash come il 580EX o il 420X.
2.9 Il sistema E-TTL II.
Introdotto nel 2004 con la fotocamera digitale EOS-1D Mark II e l’analogica EOS 30V/33V, E-TTL II è una versione migliorata del precedente E-TTL che presenta due miglioramenti cardine:
Miglioramento dell’algoritmo di misurazione flash
Il sistema E-TTL II esamina tutte le zone di misurazione valutativa prima e dopo aver emesso il pre-lampo. Le aree che presentano variazioni relativamente piccole nella brillantezza vengono poi “pesate” per la misurazione. Questa sofisticazione è stata introdotta per risolvere il problema del precedente E-TTL che, in presenza di materiali fortemente riflettenti illuminati dal lampo, risentiva di riflessi speculari rovinando la lettura. Normalmente il sistema E-TTL II impiega algoritmi valutativi, ma la EOS-1D Mark II integrava una nuova funzione personalizzabile (cf.n 14-1) che permetteva di scegliere fra la lettura valutativa e la media pesata al centro (opzione oggi presente su quasi tutta la gamma EOS Digital).
Incorporazione dei dati della distanza di messa a fuoco in alcuni calcoli
E-TTL II utilizza nei calcoli l’informazione sulla distanza del soggetto a fuoco (quando disponibile). Molti obiettivi EF (vedi la lista) integrano un codificatore rotante in grado di calcolare la distanza del soggetto dalla fotocamera. Se, ad esempio, la fotocamera mette a fuoco un oggetto a 4 metri di distanza, l’obiettivo sarà in grado di comunicare questo dato al corpo macchina che lo impiegherà nei suoi calcoli.
In certe condizioni i dati sulla distanza sono utilizzati per determinare la giusta potenza del lampo. Questo, essendo in grado di minimizzare gli errori di lettura, è particolarmente utile se utilizzate la tecnica della ricomposizione senza avvalervi della funzione FE-L. Canon definisce questo sistema essenzialmente come misurazione flash verso un piano anziché un punto.
Fino ad oggi i dati sulla distanza non sono stati impiegati intensivamente sulle EOS. In alcune modalità scena questi dati apparentemente sono incorporati nei relativi calcoli esposimetrici, ma ci sono pochi altri casi noti. E-TTL II è la prima vera applicazione pratica di queste informazioni che Canon abbia implementato ed è (ovviamente) molto simile al sistema impiegato na Nikon nei calcoli del suo sistema di misurazione flash.
Casi in cui i dati della distanza non vengono usati
I dati sulla distanza non sono sempre impiegati dal sistema E-TTL II. Quelli che seguono sono tre casi significativi nei quali questa informazione non viene utilizzata (eccetto il caso in cui l’obiettivo non li fornisca): lampo di rimbalzo; flash macro; flash E-TTL wireless.
Usare il flash di rimbalzo significa posizionare la testa del flash in una posizione qualsiasi che non sia esattamente in asse con l’obiettivo, in modo che il lampo rimbalzi sulle pareti, sul soffitto, riflettori, ecc. In queste condizioni la fotocamera non ha alcun modo di stimare la quanta strada la luce emessa dal flash dovrà percorrere per raggiungere il soggetto. Di conseguenza, in queste circostanze, i vantaggi dello E-TTL II rispetto al suo predecessore si “riducono” ad una migliore lettura valutativa.
Gli altri due casi sono in qualche modo simili. Con il flash macro, il soggetto è semplicemente troppo vicino perché l’obiettivo possa fornire informazioni utili, mentre con la funzione wireless, la fotocamera non può sapere dove sia collocato il flash rispetto al soggetto. Bisogna però specificare che E-TTL II può utilizzare i dati sulla distanza anche se il flash è collegato alla fotocamera con il cavo prolunga (vi fu parecchia confusione su questo fatto, ma fu confermato da Chuck Westfall di Canon USA). In questo modo gli utilizzatori di supporti quali (ad esempio) la SB-E2, possono beneficiare di tutte le funzioni. Però l’esposizione risentirà dell’effettiva posizione del flash con il rischio (nel caso che sia particolarmente lontano o vicino dal soggetto o lontana dalla fotocamera) di non ottenere un’esposizione accurata. Purtroppo non si può disabilitare direttamente l’utilizzo dei dati sulla distanza, ma in caso di necessità si può prendere la semplice precauzione di modificare l’orientamento della testa del flash in modo che l’esposizione non ne risenta e i dai sulla distanza non vengano utilizzati.
Riassumendo, E-TTL II non richiede alcun cambio di unità flash e obiettivi. I cambiamenti funzionali sono avvenuti solo all’interno del corpo macchina. In secondo luogo E-TTL II usa i dati sulla distanza solo se sono disponibili e quando sono utili (ad esempio, non li usa in caso di flash di rimbalzo), pertanto non impedisce l’uso di ottiche che di progettazione precedente alla sua introduzione e che quindi non forniscono tali dati.
Fotocamere compatibili con il sistema di misurazione flash E-TTL II:
EOS-1D Mark II, EOS 30V/33V, EOS 20D/20Da, EOS 350D, EOS 400D, EOS 450D, EOS 500D, EOS 550D, EOS 1000D, EOS-1D Mark IIn, EOS-1Ds Mark II, EOS-1D Mark III, EOS-1Ds Mark III, EOS-1D Mark IV, 5D, 5D Mark II, EOS 30D, EOS 40D, EOS 50D, EOS 7D, EOS 60D, EOS 600D, EOS 1100D, EOS-1D X, EOS 5D Mark III, EOS 60Da, EOS 650D, 6D, EOS M (Mirrorless).
Unità flash che supportano il sistema Canon E-TTL II:
Tutti gli Speedlite contrassegnati con la sigla “EX” e i trasmettitori wireless: 90EX, 220EX, 270EX, 270EX II, 320EX, 380EX, 430EX, 430EX II, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT, MR-14EX, MT-24EX, ST-E2 e ST-E3-RT.
2.10 Obiettivi Canon EF/EF-S che forniscono informazioni sulla distanza
I seguenti obiettivi sono in grado di fornire i dati sulla distanza alle fotocamere dotate di tecnologia E-TTL II. La lista principale è stata pubblicata da Chuck Westfall di Canon USA nel Marzo del 2004. Ad essa sono stati aggiunti i modelli più recenti di cui Canon ha dichiarato tale caratteristica nelle schede tecniche.
Si noti che la maggior parte di obiettivi in grado di raccogliere dati sulla distanza sono dotati di motore USM ad anello. Infatti, i primi 3 obiettivi dotati di questa funzione sono stati messi sul mercato durante gli anni ’90 assieme alla EOS 10 e sono lo EF 35-135mm f/4-5.6 USM, lo EF 70-210mm f/3.5-4.5 USM e lo EF 100-300mm f/4.5-5.6 USM. Purtroppo non è chiaro quanto sia accurata l’informazione sulla distanza. Immagini ritraenti degli anelli codificatori suggeriscono che sia piuttosto approssimata, con tutte le combinazioni di contatti elettrici che ritornano in determinate distanze. Non disponiamo di informazioni riguardanti obiettivi di produttori terzi.
FISSI:
EF 14mm f/2.8L USM (fuori produzione)
EF 14mm f/2.8L II USM
TS-E 17mm f/4L
EF 20mm f/2.8 USM
EF 24mm f/1.4L USM (fuori produzione)
EF 24mm f/1.4L II USM
EF 24mm f/2.8 IS USM
TS-E 24mm f/3.5L II
EF 28mm f/1.8 USM
EF 28mm f/2.8 IS USM
EF 35mm f/1.4L USM
EF 35mm f/2 IS USM
EF 40mm f/2.8 STM
EF 50mm f/1.2L USM
MP-E 65mm f/2.8 1-5x Macro Photo
EF 85mm f/1.2L II USM
EF 85mm f/1.8 USM
EF 100mm f/2 USM
EF 100mm f/2.8L Macro IS USM
EF 100mm f/2.8 Macro (fuori produzione)
EF 100mm f/2.8 Macro USM
EF 135mm f/2L USM
EF 180mm f/3.5L Macro USM
EF 200mm f/2L IS USM
EF 200mm f/2.8L USM (fuori produzione)
EF 200mm f/2.8L II USM
EF 300mm f/2.8L IS USM (fuori produzione)
EF 300mm f/2.8L IS II USM
EF 300mm f/4L USM (fuori produzione)
EF 300mm f/4L IS USM
EF 400mm f/2.8L IS USM (fuori produzione)
EF 400mm f/2.8L IS II USM
EF 400mm f/4 DO IS USM
EF 400mm f/5.6L USM
EF 500mm f/4L IS USM (fuori produzione)
EF 500mm f/4L IS II USM
EF 600mm f/4L IS USM (fuori produzione)
EF 600mm f/4L IS II USM
EF 800mm f/5.6L IS USM
EF 1200mm f/5.6L USM (fuori produzione)
ZOOM:
EF 8-15mm f/4L Fisheye USM
EF 16-35mm f/2.8L USM (fuori produzione)
EF 16-35mm f/2.8L II USM
EF 17-35mm f/2.8L USM (fuori produzione)
EF 17-40mm f/4L USM
EF 20-35mm f/3.5-4.5 USM (fuori produzione)
EF 24-70mm f/2.8L USM (fuori produzione)
EF 24-70mm f/2.8L II USM
EF 24-70mm f/4L IS USM
EF 24-85mm f/3.5-4.5 USM (fuori produzione)
EF 24-105mm f/4L USM
EF 28-70mm f/2.8L USM (fuori produzione)
EF 28-80mm f/3.5-5.6 USM (fuori produzione)
EF 28-105mm f/3.5-4.5 USM (fuori produzione)
EF 28-105mm f/3.5-4.5 II USM (fuori produzione)
EF 28-105mm f/4-5.6 USM (fuori produzione)
EF 28-105mm f/4-5.6 (fuori produzione)
EF 28-135mm f/3.5-5.6 IS USM
EF 28-200mm f/3.5-5.6 (fuori produzione)
EF 28-200mm f/3.5-5.6 USM (fuori produzione)
EF 28-300mm f/3.5-5-6L IS USM
EF 35-135mm f/4-5.6 USM (fuori produzione)
EF 70-200mm f/2.8L USM
EF 70-200mm f/2.8L IS USM (fuori produzione)
EF 70-200mm f/2.8L IS II USM
EF 70-200mm f/4L USM
EF 70-200mm f/4L IS USM
EF 70-210mm f/3.5-4.5 USM (fuori produzione)
EF 70-300mm f/4-5.6L IS USM
EF 70-300mm f/4-5.6 IS USM
EF 70-300mm f/4.5-5.6 DO IS USM
EF 90-300mm f/4.5-5.6 (fuori produzione)
EF 90-300mm f/4.5-5.6 USM (fuori produzione)
EF 100-300mm f/4.5-5.6 USM (fuori produzione)
EF 100-400mm f/4.5-5.6L IS USM
EF-S:
EF-S 60mm f/2.8 Macro USM
EF-S 10-22mm f/3.5-4.5 USM
EF-S 15-85mm f/3.5-5.6 IS USM
EF-S 17-55mm f/2.8 IS USM
EF-S 17-85mm f/4-5.6 IS USM
EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 (fuori produzione)
EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 II (fuori produzione)
EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 III (fuori produzione)
EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 USM (solo per Giappone) (fuori produzione)
EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 II USM (solo per Giappone)
EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 IS (fuori produzione)
EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 IS II
EF-S 18-135mm f/3.5-5.6 IS
EF-S 18-135mm f/3.5-5.6 IS STM
EF-S 18-200mm f/3.5-5.6 IS
EF-S 55-250mm f/4-5.6 IS (fuori produzione)
EF-S 55-250mm f/4-5.6 IS II
EF-M:
EF-M 22mm f/2 STM
EF-M 18-55mm f/3.5-5.6 IS STM
I seguenti obiettivi invece sono quelli NON in grado di fornire le informazioni sulla distanza.
E’ interessante notare che ottiche di pregio come lo EF 50mm f/1.4 USM e lo EF 85mm f/1.2L USM rientrano in questa categoria.
FISSI:
EF 15mm f/2.8 fisheye (fuori produzione)
EF 24mm f/2.8 (fuori produzione)
EF 28mm f/2.8 (fuori produzione)
EF 35mm f/2
TS-E 45mm f/2.8
EF 50mm f/1.4 USM
EF 50mm f/1.8 II
EF 50mm f/2.5 Compact Macro
EF 85mm f/1.2L USM (fuori produzione)
TS-E 90mm f/2.8
EF 135mm f/2.8 SF
ZOOM:
EF 28-80mm f/3.5-5.6 II (fuori produzione)
EF 28-90mm f/4-5.6 II USM (fuori produzione)
EF 28-90mm f/4-5.6 II (fuori produzione)
EF 35-80mm f/4-5.6 III (fuori produzione)
EF 55-200mm f/4-5.6 II USM (fuori produzione)
EF 75-300mm f/4-5.6 IS USM (fuori produzione)
EF 75-300mm f/4-5.6 III USM
EF 75-300mm f/4-5.6 II (fuori produzione)
EF 80-200mm f/4-5.6 II (fuori produzione)
Per quanto riguarda gli obiettivi che non sono inseriti in una delle due liste, non si hanno informazioni certe.
Questo significa che potrebbero fornire i dati sulla distanza come potrebbero non fornirli (in particolare è probabile che generazioni precedenti di modelli presenti nella seconda lista non lo facciano). Se troveremo informazioni precise saremo ben felici di aggiornare le due liste.
2.11 La sincronizzazione ad alta velocità o modalità FP
La sincronizzazione del lampo emesso dal flash con le due tendine dell’otturatore è sempre stata un problema.
Per chi è all’asciutto di tecnica, spiego brevemente in cosa consiste. Gli otturatori su piano focale sono dotati di due tendine, la prima ha il compito di “scoprire” il supporto sensibile, la seconda ha il compito di “coprirlo” rispettando il tempo di esposizione impostato. Tutto funziona regolarmente quando il tempo necessario è relativamente lento, in questo caso infatti il sensore o la pellicola vengono completamente esposti prima che la seconda tendina venga rilasciata. Ma aumentando la velocità dell’otturatore si arriva ad un punto in cui la seconda tendina parte prima che la prima tendina abbia finito di aprirsi, ed in questo caso il sensore o la pellicola non vengono esposti contemporaneamente su tutta la loro superficie. Questo significa che se stiamo praticando la fotografia con il flash, il lampo (che essendo molto breve deve per forza illuminare tutto il fotogramma nello stesso momento) verrà parzialmente coperto dalla seconda tendina provocando una striscia scura più o meno grande sulla foto in base al tempo impostato. Tutto questo accade a partire dal tempo immediatamente più veloce del tempo sincro-X.
Per aggirare il problema ai tempi dei flash monouso, furono inventate delle lampade particolari appositamente progettate per l’utilizzo con gli otturatori su piano focale. Esse avevano la caratteristica di accendersi molto rapidamente e di mantenere costante l’emissione luminosa per tutta la durata dell’esposizione anziché per un solo istante. Queste lampade erano chiamate lampade FP (flat peak o focal plane).
Con l’introduzione della tecnologia E-TTL, Canon introdusse anche una funzione FP elettronica che, esattamente come le lampade FP, venne pensata per scavalcare il problema della limitazione imposta dal tempo sincro-X. Anche in questo caso fece scuola Olympus. Questa modalità di funzionamento permette di utilizzare qualsiasi tempo di esposizione si ritenga necessaria e funziona facendo pulsare la lampada allo Xeno ad altissima frequenza (50 kHz) simulando un’illuminazione costante sacrificando, però, la potenza in uscita. FP significa focal plane in omaggio alle vecchie lampade FP, ma può significare anche fast pulse (impulso veloce) poiché è esattamente ciò che avviene nei moderni flash elettronici. Un altro termine molto comune per riferirsi a tale tecnologia è HSS (high speed sync – sincronizzazione ad alta velocità). Molti preferiscono quest’ultima dicitura per via della natura anacronistica della sigla FP, ma di seguito continuerò ad utilizzare quest ultimo nome perché è quello impiegato commercialmente da Canon.
La modalità FP è molto utile per i lampi di riempimento in esterni quando si usano diaframmi molto aperti. Normalmente non si può scattare in esterno e usare il flash di riempimento, se non diminuendo la sensibilità del supporto o diaframmando, e diaframmare significa aumentare la profondità di campo. Ad esempio, se state facendo dei ritratti, molto probabilmente, vorrete sfocare lo sfondo e l’unica maniera per farlo è quella di usare diaframmi molto aperti, ma in questo modo si fa entrare molta luce e (volendo usare il flash) non si può compensare riducendo la durata dello scatto oltre al tempo sincro-X. La modalità FP consente di risolvere questo problema in quanto permette di raggiungere anche il tempo più breve a vostra disposizione, sia esso 1/2000, 1/4000 o anche 1/8000 di secondo. La contropartita principale (come già anticipato) è la riduzione della potenza disponibile.
Quando si utilizza la modalità FP la potenza del flash diminuisce di almeno un terzo rispetto all’impiego nomale. Se disponete di un’unità flash molto potente come lo Speedlite 580EX questo calo di potenza può non rappresentare un problema, specialmente se il soggetto fotografato è vicino a voi. Ma se avete a disposizione un modello più piccolo (ad esempio il 220EX) e il soggetto è lontano o state utilizzando una sensibilità bassa (sensore o pellicola che sia), allora l’ammanco di potenza potrebbe diventare addirittura un serio impedimento. Naturalmente se vi limitate ad utilizzare il flash come luce di riempimento difficilmente vi troverete in difficoltà, qualsiasi flash abbiate.
Fate attenzione ad una cosa importante. La sincronizzazione ad alta velocità non aiuta a congelare il movimento. Il nome può trarre in inganno, ma indica solo che essa permette di sincronizzare il flash con i tempi di scatto più veloci. Paradossalmente l’impiego di un normale flash elettronico è più utile a questo scopo, esso infatti ha una durata brevissima e se viene usato come fonte di illuminazione principale equivale ad utilizzare un otturatore molto più rapido di quello fisico. Al contrario, la sincronizzazione ad alta velocità produce un lampo prolungato nel tempo che accompagna il movimento del soggetto durante la ripresa riportando la capacità di congelare il movimento alle caratteristiche reali dell’otturatore.
La “tecnologia FP” di Canon è integrata nel sistema flash E-TTL/E-TTL II, questo significa che per poterne usufruire è necessario accoppiare un flash serie EX ed una corpo macchina di “tipo A”. Esistono però anche due importanti eccezioni a questa regola. La prima è la Canon EOS-1N. Questo corpo macchina è classificato come “B”, per cui non è compatibile con la tecnologia E-TTL, però è possibile (o almeno lo è stato) modificare la programmazione presso i centri assistenza autorizzati in modo da renderla compatibile (solo) con la “tecnologia FP”. La seconda eccezione sono le fotocamere digitali dotate di flash incorporato, esse infatti sono tutte di tipo “A” e sono dotate di un flash basato sulla tecnologia E-TTL, però il flash interno non è in grado di sfruttare questa caratteristica.
Fotocamere compatibili con la sincronizzazione ad alta velocità:
Tutte le fotocamere EOS classificate come “Tipo A” e la EOS-1N se riprogrammata.
Unità flash che supportano la sincronizzazione ad alta velocità:
Tutti gli Speedlite contrassegnati con la sigla “EX”: 220EX, 270EX, 270EX II, 320EX, 380EX, 430EX, 430EX II, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT, MR-14EX, MT-24EX.
2.12 TTL, E-TTL e le fotocamere analogiche EOS
La maggior parte delle fotocamere analogiche EOS supportano la vecchia tecnologia TTL, le uniche eccezioni sono le fotocamere amatoriali più recenti e la Canon EF-M (l’unica reflex dotata di flangia EF concepita per l’uso strettamente manuale e non dotata di modulo AF e sensori flash TTL, necessita quindi di flash dotati di sensore proprio come lo Speedlite 200M). Queste EOS analogiche dotate di flash incorporato e supporto TTL possono contare solo su di esso per la gestione dell’unità incorporata.
Tutte le fotocamere Canon precedenti alla EOS 50 del 1995 non supportano il sistema E-TTL, fu in occasione del lancio di questo modello che venne introdotta la suddivisione in corpi di “tipo A” e “tipo B”. Le fotocamere di tipo “A” sono quelle in grado di supportare misurazione E-TTL, tecnologia FE-L e tecnologia “FP”. Le fotocamere di tipo “B” sono quelle che mancano di queste caratteristiche. Distinguere le unità flash compatibili con queste funzioni è più semplice: sono quelle che in cui compare una “X” all’interno del nome, come il 270EX o il 580EX II.
Ci sono poi tre osservazioni da fare. Primo, Canon continuò a progettare e vendere fotocamere di tipo “B” anche dopo la EOS 50, alcuni esempio sono la EOS 3000 e la EOS 5, di conseguenza la data di acquisto non è sufficiente a definire il tipo della fotocamera. Secondo, la classificazione “A” e “B” parte dal 1995 con la EOS 50, quindi tutte le fotocamere precedenti non riportano tale dicitura sulla documentazione. Terzo, la classificazione “A” si riferisce solo alla compatibilità con E-TTL, FE-L e sincronizzazione ad alta velocità. Altre funzioni come le funzioni wireless o la luce modellante non sono garantite da questa classificazione.
Riassumendo:
– TTL/A-TTL ed E-TTL sono tecnologie incompatibili e non possono essere utilizzate in combinazione. Alcune fotocamere analogiche supportano entrambe le tecnologie, ma esse non possono essere usate simultaneamente;
– Tutti i flash serie EX (eccetto alcuni modelli molto recenti) supportano la misurazione TTL e si convertono automaticamente ad essa se collegati ad un corpo macchina di tipo B. La tecnologia A-TTL non è supportata da alcun flash serie EX;
– Dal momento che virtualmente tutte le EOS analogiche (tutte le B e quasi tutte le A) supportano la misurazione TTL ed A-TTL, tutte possono usare i flash EX in modalità TTL e i serie EZ in modalità A-TTL. Invece tutte le EOS digitali supportano i sistemi E-TTL ed E-TTL II, dipende solo da quando sono state progettate;
– Se corpo macchina e flash sono compatibili con E-TTL (corpo di tipo A e flash EX) allora funzioneranno secondo questo sistema a meno che non sia esplicitamente disabilitato (vedi “disabilitare lo E-TTL”).
2.13 TTL, E-TTL e le fotocamere digitali EOS
Tutte le attuali fotocamere Canon digitali dotate di slitta porta-accessori a caldo (hot shoe), che siano fotocamere ad ottiche intercambiabili o compatte supportano la misurazione E-TTL (o E-TTL II) e non accettano i sistemi TTL e A-TTL. A differenza delle analogiche che gestivano il flash integrato con il sistema TTL, in questo caso la gestione di quest ultimo avviene esclusivamente secondo le procedure E-TTL.
Questo per una ragione molto semplice, sulle fotocamere digitali non è presente la pellicola e i sensori OTF non possono funzionare correttamente se messi di fronte alla superficie estremamente riflettente dei sensori digitali. Oltre a questo bisogna aggiungere che probabilmente nel momento del cambio da A-TTL a E-TTL, Canon mantenne le funzionalità precedenti solo per consentire la compatibilità con i vecchi prodotti.
L’effetto pratico è che sulle EOS digitali potranno funzionare correttamente solo gli Speedlite EX o i flash di produttori terzi solo che siano esplicitamente compatibili con tecnologia E-TTL, mentre tutti i flash precedenti (come gli EZ) funzioneranno solo in modalità del tutto manuale.
Quindi, se possedete un flash serie “E” o “EZ”, le sue funzioni automatizzate non funzioneranno su di una EOS digitale. Lo stesso dicasi per i produttori “universali”. Solo quelli in grado di dialogare con i protocolli E-TTL funzioneranno al 100%, e solo il manuale di istruzioni contiene questa informazione.
Problemi della misurazione E-TTL con il digitale.
Sfortunatamente il sistema E-TTL era fonte di problemi sulle prime EOS digitali. Molti utilizzatori riportarono seri problemi nelle esposizioni quando utilizzavano la unità flash E-TTL su queste fotocamere, in particolare sulle D30 e D60 (da non confondere con le successive 30D e 60D). Alcuni di questi erano provocati dal fotografo che metteva a fuoco e ricomponeva l’inquadratura dimenticando di usare la funzione FE-L, provocando la lettura dell’esposizione nell’area sbagliata dell’immagine. Ma molti altri inconvenienti non erano riconducibili a queste abitudini, il problema principale sembrava essere causato dalla maniera con cui queste fotocamere vincolavano la lettura E-TTL al punto di messa a fuoco attivo (per ulteriori informazioni consultate la sezione i pattern della misurazione E-TTL). Per questa ragione molti utilizzatori di EOS digitali della prima ora dismisero i flash E-TTL per tornare ai vecchi modelli automatici, mentre altri presero l’abitudine di passare alla modalità manuale dopo aver ottenuto la messa a fuoco in modo che la macchina passasse alla lettura flash a media pesata (procedura già descritta, utilizzata in caso di messa a fuoco manuale).
Quest’ultima problematica non è più grave come al principio. Con la EOS 10D debuttò un algoritmo E-TTL rivisto in modo da basarsi sempre sulla lettura a meda pesata, anche con la messa a fuoco autometica. In seguito, con l’introduzione del sistema E-TTL II (la fotocamera che lo introdusse fu la EOS-1D Mark II) si passò ad una misurazione con letture prima e dopo il pre-lampo, e questo rese la misurazione flash molto più robusta e meno incline agli errori. Con modelli successivi (ad esempio la EOS 5D) si inserì anche la possibilità di scegliere se impiegare la lettura valutativa o a media pesata.
NOTA: Tutto quanto scritto qui sopra si applica alle reflex digitali prodotte totalmente da Canon (dalla D30 in poi). Quelle della prima generazione, prodotte in collaborazione con Kodak (la serie DCS e D2000), funzionano in maniera differente. Le DCS utilizzano il sistema TTL (con scarsi risultati), le D2000 e D6000 avevano già a disposizione la tecnologia E-TTL.
2.14 Corpi di tipo A e B
Come già fatto notare più volte, con l’introduzione della misurazione E-TTL, Canon, divise ufficialmente i suoi corpi macchina in due categorie: A e B, che indicano rispettivamente la compatibilità E-TTL o la sola compatibilità TTL.
Esistono poi varie sotto-varianti della categoria A. Nello specifico, la prima generazione di corpi A non supporta i flash wireless e la luce modellante, la seconda generazione al contrario si. La terza generazione aggiunge il supporto al sistema E-TTL II. Per confondere ulteriormente le idee, la maggior parte delle EOS analogiche di tipo A supportano i flash obsoleti, ma le più recenti (soprattutto le digitali) non lo fanno. Infine ci sono altre sottili differenze fra le funzioni di un corpo e il suo successore, ma tutto questo va oltre lo scopo della semplice classificazione A/B. Bisogna anche notare che (anche se ancora oggi la classificazione A/B è indicata sui manuali) oggi la tecnologia E-TTL/E-TTL II è lo standard e risulta quasi superfluo continuare ad indicare il tipo di corpo, quindi non preoccupatevi se fino ad ora non ne avete mai sentito parlare.
Corpi di tipo A
Corpi che supportano misurazione E-TTL, FE-L e modalità FP:
EOS 3000N e 3000V;
EOS 500N, 300 e 300V;
EOS 300X (non supporta il sistema TTL);
EOS 50/50e;
EOS IX, IX 7 (APS);
EOS D2000, D6000 (digitali).
Corpi che aggiungono il supporto alla funzionalità wireless e alla luce modellante:
EOS 30/33;
EOS 3;
EOS-1v;
EOS 300D (digitale);
EOS D30, D60 e 10D (digitali);
EOS-1D, EOS-1Ds (digitali).
Corpi che supportano anche la funzionalità E-TTL II:
EOS 30V/33V;
EOS M (Mirrorless digitale);
EOS 1000D e 1100D (digitali);
EOS 350D, 400D, 450D, 500D, 550D, 600D e 650D (digitali);
EOS 20D, 20Da, 30D, 40D, 50D, 60D e 60Da (digitali);
EOS 7D (digitale);
EOS 6D (digitale);
EOS 5D, 5D Mark II e 5D Mark III (digitali);
EOS-1D Mark II, EOS-1Ds Mark II, EOS-1D Mark IIn, EOS-1D Mark III, EOS-1Ds Mark III, EOS-1D Mark IV, EOS-1D X ed EOS-1D C (digitali).
Nota: tutti i corpi indicati come digitali (tranne le D2000 e D6000) non sono compatibili con il sistema TTL/A-TTL.
Corpi di tipo B
Corpi che supportano solo il sistema TTL/A-TTL:
EOS 5000 e 3000;
EOS 650, 620, 600, 100 ed RT;
EOS 750, 850, 700, 1000F QD, 1000FN QD e 500;
EOS 10 e 5;
EOS-1, EOS-1N e EOS-1N RS;
EOS DCS3 e DCS1 (digitali).
Corpi che non rientrano in nessuna categoria:
Canon EF-M (fotocamera analogica basata sul corpo della EOS 1000F, ma non dotata di AF ed automatismo flash).
2.15 Disabilitare la misurazione E-TTL (solo per le fotocamere analogiche)
Ci sono occasioni in cui la misurazione TTL può essere più funzionale della E-TTL. Un esempio molto comune sono gli studi, dove i flash slave (attivati attraverso una fotocellula) possono essere ingannati dal pre-lampo. Gli Speedlite 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT, MR-14EX ed MT-24EX sono in grado di disabilitare la lettura E-TTL grazie ad una funzione personalizzata, ma tutti gli altri Speedlite “EX” (quando montati su un corpo “A”) funzioneranno sempre e solo con la lettura E-TTL (modalità manuali a parte).
Una maniera per aggirare questa limitazione è quella di usare un adattatore per la slitta a caldo per collegare più flash via cavo. Questo adattatori possono solo funzionare in modalità TTL e quindi forzeranno fotocamera e flash a lavorare in questo modo. Se però volete un sistema ancora più economico, potete coprire il contatto in basso a sinistra (guardando la slitta porta-flash dall’alto con la fotocamera rivolta in avanti è il contatto nell’angolo a sinistra verso l’osservatore) con del nastro adesivo, in questo modo le funzionalità E-TTL verranno completamente disabilitate, comprese le funzioni FE-L ed FP.
Occorre fare attenzione, infatti non tutte le EOS reagiscono allo stesso modo a questo trattamento. Alcune passano in modalità TTL, altre si limitano a ed emettere il lampo a piena potenza. Le EOS digitali rientrano in questa categoria e possono variare potenza solo in modalità del tutto manuale.